Antieroi: perché siamo attratti dal fascino dark?

Da qualche tempo, gli eroi sono stati soppiantati dagli antieroi che riescono ad affascinarci di più. Sono in difetto, spesso infelici e allo stesso tempo prodotto di una società fallimentare. Che cosa si nasconde dietro questi profili?
Antieroi: perché siamo attratti dal fascino dark?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Walter White, Tony Soprano, Don Draper, Daredevil, Jessica Jones, Malefica… Potremmo continuare e troveremo senz’altro molti dei nostri personaggi preferiti del cinema, della televisione, dei fumetti o dei libri. Gli  antieroi ci affascinano. La loro statura morale a volte è discutibile, se non condannabile, ma siamo comunque attratti da quel loro lato dark.

Da oltre un decennio questo profilo psicologico continua ad affermarsi sempre più saldamente nella nostra cultura. Per qualche motivo, non siamo più attratti dalle figure virtuose, quelle che Carl Jung definì con il suo archetipo dell’eroe e che lottano contro il male. I nostri eterni salvatori, coloro che portano la luce per dissipare l’oscurità, hanno smesso di ispirarci.

Per quale motivo? Per tanti. L’antropologo Lévi-Strauss disse che nessun mito, leggenda o figura archetipica è casuale; tutte queste entità hanno la loro rappresentazione nel mondo reale.

Abbiamo cominciato a sentirci più vicini a questi personaggi fallibili, imperfetti e talvolta amorali. Vediamo quali motivi e quale sollievo interiore si celano dietro la maschera dell’antieroe.

Walter White personaggio.

Chi sono gli antieroi e perché ne siamo attratti?

Il tempo degli eroi autentici sembra essere ormai tramontato. Il loro regno potrebbe finire molto prima di quanto pensiamo. Figure come Ercole o Perseo hanno smesso di brillare molto tempo fa.

La letteratura ci ha lasciato personaggi indimenticabili come il conte di Montecristo, ma già James Joyce aveva rielaborato questo universo con il suo Ulisse e con quel romanzo che, all’improvviso, ci presenta un gruppo di antieroi che rasenta il comico e il tragico.

In ogni antieroe troviamo gli stessi ingredienti: l’ombra del trauma e il rovescio del comico. Joker ne è un esempio; potremmo metterlo tra i cattivi, ma nel suo DNA c’è il gene dell’antieroe. Perché ha un passato terribile e si veste da clown, ride quando assiste a una crudeltà e si dipinge il sorriso su un viso segnato dalla tristezza.

È facile entrare in empatia con l’antieroe perché spesso è infelice, sentimento facile da capire con i tempi che corrono.

I veri antieroi e gli antieroi imperfetti

È importante non confondere l’antieroe da manuale dal personaggio semplicemente imperfetto. Tony Stark (Ironman) o Batman fanno parte di quest’ultima categoria. Hanno luci e ombre, l’uno eccentrico e perfino irresponsabile, l’altro deve fare i conti con un passato complicato a causa della morte dei genitori.

Pur così, sono entrambi eroi salvatori, personaggi che risolvono i grandi problemi del mondo. Simboleggiano l’archetipo junghiano del salvatore. L’antieroe, invece, non salva nessuno; è già tanto che riesca ad alzarsi dal letto ogni giorno.

È una figura che emerge dalle avversità, dal trauma, dalla perdita o dal tradimento. Da ciò crea un mondo personale in cui regnano le sue leggi e il suo sistema di valori, molto diversi dai nostri.

Il bene e il male si sfumano e possono navigare in entrambi i mari, in quanto capace di grandi prodezze e azioni che violano completamente la legge.

È facile provare empatia per un antieroe

Ammiriamo gli eroi e ci identifichiamo con gli antieroi. Com’è possibile? È una contraddizione che ci si possa immedesimare con personaggi come Walter White o Tony Soprano e divertirsi con le loro imprese. Eppure è così. Perché il nostro senso di empatia ci fa identificare più facilmente con una persona infelice, disperata, frustrata e in lotta contro un sistema fallimentare.

Walter White, che è riuscito a catturare la nostra simpatia, è un professore di chimica al liceo, è malato di cancro e produce metanfetamina per mantenere la sua famiglia. Malefica è una fata tradita e vessata dall’uomo che ama, il quale, oltre a lasciarla, tornerà per strapparle le ali.

È così facile identificarsi con questi personaggi. Il loro lato oscuro ci attrae perché comprendiamo le ragioni che li hanno condotti in una simile dimensione. 

In una società che ha fallito l’antieroe ci libera

The Punisher, Daredevil, Jessica Jones… Negli ultimi anni stanno proliferando gli adattamenti per il piccolo schermo di questi personaggi del mondo dei fumetti.

C’è qualcosa negli antieroi che agisce come balsamo, come elemento catartico. Rappresentano molti atteggiamenti a cui pensiamo, ma che mai metteremmo in pratica. Si muovono e agiscono al di fuori della legge per imporre la loro giustizia (la loro giustificazione) a una società fallita.

A volte l’antieroe ricorre a misure drastiche per reprimere le ingiustizie. Il suo agire estremo è (segretamente) attraente. Ammiriamo il loro essere determinati di fronte a ciò che noi non oseremmo mai cambiare.

L’antieroe non cambia (e noi vogliamo che resti così)

Gli antieroi mentono, possono essere crudeli o persino uccidere con efferatezza. Possono essere contraddittori e noi possiamo odiarli e decidere di smettere di seguirli.

A un certo punto ci dissoceremo perché sfidano i nostri codici etici e morali ma, prima o poi, vorremo saperne di più. Vorremo vedere un altro film, un altro episodio, leggere un altro fumetto o un altro libro.

In fondo non vogliamo che cambino. E così, se il supereroe devia dal sentiero del bene, farà l’impossibile per rimettersi sulla retta via. Ma l’antieroe no, non aspirerà mai a essere ciò che non è. E noi lo vogliamo proprio così, imperfetto.

Insomma, gli eroi sono stati sostituiti dagli antieroi che, in qualche modo, sono lo specchio dei nostri desideri più oscuri. Quelli che mai esprimeremo ad alta voce.


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