Archetipo dell'ombra: il lato oscuro della nostra psiche

Archetipo dell'ombra: il lato oscuro della nostra psiche
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 26 settembre, 2022

Secondo la psicologia analitica di Carl Jung, l’archetipo dell’ombra rappresenta il “lato oscuro” della nostra personalità. Si tratta di un mondo sotterraneo della nostra psiche nel quale si trovano l’essenza più primitiva, gli egoismi più taglienti, gli istinti più repressi e questo “io esautorato” che la nostra mente cosciente rifiuta e che immergiamo negli abissi più profondi del nostro essere.

Abbiamo sentito parlare tutti di questo concetto, di questo archetipo dell’ombra che in qualche modo continua a essere usato in psicologia per parlare di questo dualismo. Di questa sensazione di contrasto con noi stessi quando lavoriamo su frustrazioni, paure, insicurezze e risentimenti.

“Non si raggiunge l’illuminazione immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza l’oscurità interiore”

-Carl Jung-

Tuttavia, non possiamo dimenticare che questa idea che Carl Jung ci ha portato attraverso il suo lavoro sugli archetipi, era già presente nella nostra società storicamente e culturalmente. Il concetto di ombra o di lato oscuro si allinea con questa dualità così comune che fu di ispirazione anche a Robert Louis Stevenson per il suo classico Dr. Jeckyll e Mr. Hyde, molto prima che lo stesso Jung sviluppasse la sua teoria dell’archetipo dell’ombra.

Tutto ciò che in un determinato momento consideriamo “cattivo” per via della nostra educazione e delle norme morali della nostra società, diventa la nostra ombra. Non è consigliabile, però, vedere tutte queste dinamiche interne come esperienze riprovevoli o pericolose, fino al punto di pensare che tutti quanti abbiamo dentro di noi un Hyde che grida per poter uscire.

Jung stesso spiega che ci sono diversi tipi di ombre e che un modo per raggiungere il benessere, la guarigione e la libertà personale è renderli consapevoli affrontandoli.

Uomo seduto che rappresenta l'archetipo dell'ombra

L’archetipo dell’ombra: il lato oscuro degli esseri umani

L’archetipo dell’ombra è strettamente legato al concetto di inconscio formulato da Freud. Tuttavia, esso contiene sfumature uniche che lo differenziano in modo considerevole e lo arricchiscono. Non possiamo dimenticare che ciò che era iniziato come un idillio intellettuale tra Freud e Jung, finì con il raffreddarsi al punto tale che quest’ultimo giunse alla conclusione che il padre della psicoanalisi era “una figura tragica, un grande uomo, ma con cui non si trovava in accordo in quanto al suo metodo terapeutico”.

Jung sviluppò un suo metodo, la psicologia analitica. Mise da parte il divano e la relazione asimmetrica tra terapeuta e paziente per sviluppare una terapia basata sulla conversazione, là dove indagare sulla struttura della psiche e su quell’inconscio in cui navigano gli archetipi. Tra questi, quello che arrivò ad avere il maggior valore terapeutico era senza dubbio l’archetipo dell’ombra. Diamo un’occhiata alle sue caratteristiche:

L’ombra: una presenza nota ma repressa

Quello di “ombra” è un termine che Jung prese da Friedrich Nietzsche. Questa idea rappresentava la personalità nascosta di ogni persona. A prima vista la maggior parte di noi si mostra (e si percepisce) come esseri buoni e nobili. Dentro di noi, però, ci sono dimensioni represse, istinti ereditati in cui talvolta si annidano la violenza, la rabbia, l’odio…

L’archetipo dell’ombra non dimora soltanto nelle singole persone. A volte è presente anche in “gruppi di persone”, in sette, in alcuni tipi di religione o addirittura in certi partiti politici. Sono organizzazioni che in possono portare alla luce la loro ombra per giustificare atti di violenza contro l’umanità stessa.

Tanto più la “reprimiamo”, quanto più l’ombra è distruttiva, insidiosa e pericolosa. È a questo punto, secondo Carl Jung, che “si proietta” facendo così comparire disturbi quali nevrosi o psicosi.

Jung fece una distinzione tra due tipologie di archetipo dell’ombra. La prima è l’ombra personale, quella che portiamo tutti con le nostre piccole frustrazioni, paure, egoismi e dinamiche negative più comuni. E poi ci sarebbe anche l’ombra impersonale, che contiene l’essenza del male più archetipico, quella che accompagna i genocidi, gli assassini più spietati, ecc.

“Purtroppo non c’è alcun dubbio che, in generale, l’uomo è meno buono di quanto egli stesso immagini o voglia essere. Ognuno ha un’ombra, e tanto più questa è nascosta rispetto alla vita cosciente dell’individuo, tanto più diventa nera e densa. In qualsiasi caso si tratta di uno dei nostri peggiori ostacoli, dal momento che frustra le nostre intenzioni più benintenzionate.”

-Carl Jung-

Volto di Carl Gustav Jung


Come affrontare la propria ombra?

È del tutto possibile che la teoria dell’archetipo dell’ombra di Jung ci risulti interessante a livello teorico, che abbia il suo fascino, la sua essenza metaforica e il suo misticismo. Tutti noi vediamo in questa figura la rappresentazione classica del tabù, del male e di quella dimensione oscura della personalità umana che suscita sempre grande interesse. Ma possiamo trarre da essa qualche applicabilità pratica nella nostra vita quotidiana?

La risposta è “sì”. Come il padre della psicologia analitica ci ricorda in libri come “Gli archetipi dell’inconscio collettivo”, il nostro compito nella vita è di accettare nella nostra interezza e integrare “la nostra ombra” nella personalità, per renderla cosciente e lavorare su di essa, affrontandola faccia a faccia. Trascurarla e permetterle di continuare a operare nel suo universo incosciente, può privarci dell’equilibrio e dell’opportunità di essere felici.

Non possiamo dimenticare lei dinamiche che fanno parte di questo concetto che chiamiamo ombra: le nostre paure, i traumi del passato, le delusioni che ci avvelenano, i sogni non realizzati per indecisione e che si trasformano in squali frustrati che navigano nella nostra personalità. Se li nascondiamo, quei demoni interiori diventano più feroci. Se li mettiamo a tacere finiscono per controllarci, proiettando molto spesso sugli altri un’immagine di noi stessi che non ci piace.

La nostra crescita personale e il nostro benessere psicologico, dunque, dipenderanno sempre dalla nostra capacità di portare alla luce le nostre ombre. A seguito di questo atto di coraggio, inizierà un lavoro delicato, ma prezioso, per guarirci, per trovare la calma e il benessere.

Donna felice con le braccia aperte

Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Adolphs, R. (2013). The biology of fear. Current biology23(2), R79-R93.
  • Collins, J. (2009). ‘SHADOW SELVES.’ Interventions. https://doi.org/10.1080/13698010902752764
  • Humphrey, C. Shadows Along the Spiritual Pathway. J Relig Health 54, 2376–2388 (2015). https://doi.org/10.1007/s10943-015-0037-2
  • LaLlave, J. A., & Gutheil, T. G. (2012). Expert witness and Jungian archetypes. International Journal of Law and Psychiatry. https://doi.org/10.1016/j.ijlp.2012.09.012
  • Van Der Post, L. (1975). Jung’ s Understanding of the Meaning of the Shadow. Jung and the Story of Our Time.
  • Zeki, S., & Romaya, J. P. (2008). Neural correlates of hate. PloS one3(10), e3556.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.