Arte surrealista e psicoanalisi
Il surrealismo, o arte surrealista, è un movimento artistico ben noto, ma poco compreso. Ha rappresentato una vera e propria rivoluzione nelle arti. Le sue origini affondano nella letteratura, sebbene le espressioni più note siano quelle legate alle opere dei grandi maestri, come Salvador Dalí. Si configurava come un’arte illogica, senza apparente significato e colma di contenuti fantastici. Il suo intento era quello di descrivere il mondo dei sogni e dell’inconscio, pertanto era anche nota come arte onirica.
Si è trattato indubbiamente del movimento artistico più interessato alla rappresentazione della psiche umana e dell’inconscio. Le sue opere cercavano di mettere l’individuo a confronto con i pensieri più profondi e complessi. L’arte surrealista è stata molto più che bellezza visiva: mirava a liberare l’uomo dal pensiero razionale per condurlo in mondi fantastici, ricchi di simboli e significati che lo collegassero al suo Io più intimo.
“Con la psicoanalisi, i medici hanno iniziato a interessarsi all’anima delle persone, ma gli artisti lo facevano già da molto prima.”
-S. Freud-
Arte surrealista e psicoanalisi: Salvador Dalí
“I geni non hanno il diritto di morire perché sono necessari al progresso dell’umanità.”
-Salvador Dalí-
Dalí fu proprio uno di quei geni, profondamente ammirato per le sue opere e fortemente criticato per il suo carattere eccentrico e narcisistico, visionario e mistico. Era difficile stabilire dove finisse il genio e iniziasse la follia. Non era psicotico, ma aveva tendenze paranoiche. Uno dei meccanismi di difesa più comuni in questo disturbo è la proiezione, ovvero attribuire inconsciamente a qualcuno o qualcos’altro le proprie paure e pensieri. Questo genio della pittura ebbe l’incredibile capacità di proiettare all’esterno la sua realtà interiore.
Negli anni ’20, Dalí lesse l’opera di Freud L’interpretazione dei sogni. Una lettura che lo segnò profondamente e attraverso la quale entrò in una nuova fase artistica. Inventò quello che definì metodo paranoico-critico, attraverso il quale intendeva raggiungere e modellare le informazioni contenute nel subconscio.
“Devo essere l’unico essere della mia specie che ha dominato e trasformato in potere creativo, in gloria e giubilo, una grave malattia mentale.”
-Salvador Dalí-
Tecniche comuni dell’arte surrealista e della psicoanalisi
La tecnica pittorica più utilizzata nell’arte surrealista fu l’automatismo, probabilmente ispirato alla tecnica psicoanalitica della libera associazione. I surrealisti usavano l’automatismo come specchio dell’interiorità, un riflesso dell’inconscio. Molti sostengono che l’automatismo non fosse una tecnica, ma piuttosto un movimento artistico a sé.
“Il surrealismo è puro automatismo psichico, per mezzo del quale si cerca di esprimere verbalmente, pittoricamente o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero.”
-André Breton-
Due realtà soggettive
Nel mondo interiore di Dalí, ricco di simboli, proliferano soprattutto i feticci. Oggetti, spesso impossibili, a cui dava spazio nelle sue opere e la cui interpretazione non ha sempre ottenuto il consenso tra gli esperti.
Spiccano figure come l’aragosta, che ha rappresentato una delle ossessioni di Dalí nel corso della sua vita e che sembrava incarnare una fonte di fobie. I cassetti, simbolo dei segreti della mente che solo la psicoanalisi poteva aprire. I teschi come simbolo della caducità della vita.
Farfalle come simbolo di metamorfosi e trasformazione. Mosche, che rappresentano la paura. La stampella, che per Dalí fu un simbolo di autorità, magia e mistero. Gli occhi, che facevano riferimento all’osservatore. Ma ancora orologi che si sciolgono, uno dei simboli più noti di Dalí, che rappresentano il trascorrere del tempo e la sua irrilevanza.
“Il linguaggio simbolico del mondo subconscio è l’unico linguaggio veramente universale comune a tutti gli uomini.”
-Salvador Dalí-
Un’espressione tutt’altro che razionale
Il genio di Dalì ha spesso inventato i propri termini per definire in modo pittorico i concetti della psicoanalisi come il complesso dei dioscuri, che lui chiamò “fenossologia”, un meccanismo simbolico attraverso il quale uno dei fratelli deve morire affinché l’altro diventi immortale. Tentò di simbolizzare il desiderio edipico o potere del padre.
Salvador Dalí cercò nella psicoanalisi una spiegazione alle ossessioni che lo accompagnarono lungo tutta la sua vita. E nell’arte non trovò solo uno strumento per analizzare i propri conflitti alla maniera delle scuole psicoanalitiche, ma inventò anche un intero immaginario da trasferire nelle sue opere.