Attacchi di gelosia e aggressività passiva

Amare non è possesso e ancor meno è controllo. Tuttavia, la persona gelosa finisce per agire guidata da istinti passivo-aggressivi, in cui l'ipervigilanza, la sfiducia e persino il ricatto causano un profondo logoramento.
Attacchi di gelosia e aggressività passiva
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Attacchi di gelosia e aggressività passiva di solito vanno di pari passo. Da un punto di vista psicologico, queste due dimensioni delineano un’emozione tanto complessa quanto letale, in cui confluiscono sentimenti che vanno dalla paura dell’abbandono al sentirsi umiliati, fino a sfociare, infine, all’ira. Così, provare gelosia, come ben sappiamo, non fa distinzione di età, di genere o di cultura e dà vita, oltretutto, a situazioni pericolose tanto quanto distruttive.

La fama di Shakespeare si deve anche alla sua abilità nel dipingere tutto quel caleidoscopio di emozioni, caratteristiche e situazioni che tanto definiscono l’essere umano. E così, una delle sue eredità più interessanti continua a essere l’Otello, con particolare enfasi sul personaggio che è uno dei cattivi più particolari e più machiavellici di tutti: Iago.

È per colpa dell’abile e malizioso servitore di Otello se quest’ultimo finirà per perdere la testa, dopo avergli fatto credere che Desdemone, sua moglie, gli fosse infedele. Iago rappresenta la voce interiore ossessiva e dannosa che alimenta il fuoco della gelosia.

Incarna alla perfezione la nostra mente ossessiva e sfiduciata, un’eco mentale che tesse le trame di quella gelosia che si fa spazio in modo insistente e che crolla fino al precipizio della fatalità. William Shakespeare doveva aver inteso Iago come uno dei suoi personaggi-chiave: dedicò a lui circa 1097 righe, quasi le stesse che dedicò ad Amleto o a Riccardo III.

Provare gelosia è -come diceva Michel de Montaigne- una malattia dello spirito e anche il nostro peggiore nemico.

Attacchi di gelosia nella coppia

La gelosia e comportamento passivo-aggressivo: la voce interiore che divora

La gelosia e l’aggressività passiva sono due dimensioni che ruotano intorno a un fatto ben preciso. Le persone gelose non dimostrano questa emozione in modo aperto e diretto. Vale a dire che una persona non si avvicina al partner affermando con assoluta assertività di sentirsi offesa quando lo/la vede parlare con qualcun altro, che prova rabbia e che si sente umiliata quando la/lo vede sorridere ad altre persone.

Anzi, con regolarità mette in pratica atteggiamenti passivo-aggressivi, e al posto delle parole si serve di rimproveri, di ricatti celati, di enigmatiche minacce, di continue forme di disprezzo, di punizione indirette ricorrendo al silenzio, all’indifferenza…

Si tratta di un’aggressività che all’inizio viene servita tiepida, ma che a volte può maturare fino a sfociare in una forma più attiva e che, ovviamente, ferisce. Vediamo a seguire più informazioni.

Gelosia e alter ego

C’è un fatto interessante che William Shakespeare ha rappresentato alla perfezione con i personaggi di Iago e di Otello. Gli attacchi di gelosia riecheggiano nel soggetto come un alter ego, come una voce esterna che si insinua e si impossessa di noi.

Quella figura alimenta la paura di essere abbandonati e traditi. Inietta in noi la sfiducia e ci mette in allerta sui pericoli inesistenti, sugli inganni; spinge il nostro sguardo sui segnali e ci spinge a prendere per vere idee folli che all’improvviso diventano ragionevoli.

Lo studio condotto dal dottor David De Steno, dell’Università della California, individua in quella voce simbolica quell’Io minacciato, quella parte di noi stessi che si sente ferita e che, a poco a poco, finisce per dare origine a comportamenti passivo-aggressivi.

Uomo geloso

Gli attacchi di gelosia e l’aggressività passiva fanno parte della genetica dell’essere umano?

Alcune teorie spiegano tali atteggiamenti con una base genetica. La gelosia e l’aggressività passiva costituiscono una logica oscura che, secondo una parte della psicologia e dell’antropologia, risiederebbe nei nostri geni. Secondo questo approccio, l’essere umano è il risultato di un’evoluzione che si è basata sulla sopravvivenza e sull’accoppiamento.

La competizione sociale -sommata alla paura di essere traditi e di rimanere soli- è un campanello d’allarme che aziona tutta una serie di emozioni e di pensieri. La mente diventa ipervigile, ossessiva e prendono il sopravvento dimensioni come l’ira. A ciò si deve l’aggressività e l’evidente rischio che ne deriva.

Imparare a gestire e a limitare gli attacchi di gelosia è possibile?

L’elemento chiave per affrontare gli attacchi di gelosia passa per la comprensione di un fatto: l’assoluta e prolungata fedeltà non esiste. Potremmo dire alla persona gelosa che amare vuol dire avere fiducia e che l’affetto sano mette da parte l’ira, il possesso e l’ipervigilanza.

Tuttavia, a volte ci troviamo davanti a un comportamento basato su attacchi di gelosia patologica (ossessione), laddove compaiono una serie di stravolgimenti associati a deliri. In queste situazioni è fondamentale ricorrere alla terapia psicologica. Prima di rispondere alla domanda nel titolo di questo paragrafo, è bene tenere a mente un aspetto semplice: ogni persona è unica.

Possiamo incentrare la terapia sulla limitazione di comportamenti improntati al controllo (come controllare il cellulare del partner) o anche sulla disattivazione di pensieri ossessivi e sul potenziamento dell’autostima e dell’ansia che deriva dalla paura dell’abbandono. Tuttavia è necessaria, più di tutto, la chiara volontà del paziente di voler mettere in atto il cambiamento, di voler prendere pienamente coscienza del fatto che gli attacchi di gelosia non sono compatibili con una rapporto di coppia. Teniamolo a mente.


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