Vai avanti: se non facesse paura, non ne varrebbe la pena

Vai avanti: se non facesse paura, non ne varrebbe la pena

Ultimo aggiornamento: 08 settembre, 2016

A volte per realizzare un sogno bisogna scendere a patti con la paura. Bisogna conviverci, anche se non tutte le paure sono di quelle che paralizzano e spingono ad abbandonare i propri desideri. Molti timori provocano le vertigini che indicano che ci stiamo avvicinando ad un precipizio piuttosto alto, pieni di adrenalina e di sensazioni sconosciute.

Questa sensazione di incertezza e di angoscia si manifesta quando qualcosa ci motiva davvero, quando turba la nostra routine perché desidera darle un senso nuovo. La sensazione di paura ci guida verso il cammino da percorrere per farci andare avanti, anche se molti lo considerano impossibile.

La paura: quell’emozione che tutti proviamo

Gerald Hüther nel suo libro Biologie der Angst (La biologia della paura) spiega che non c’è niente che temiamo più delle nostre paure. Tuttavia, è proprio la paura, con tutte le sue sfumature, a mettere in moto lo sviluppo intellettuale ed emotivo. La paura scatena nel cervello un processo di reazione allo stress che crea le giuste condizioni per il comportamento intellettivo, emotivo e fisico.

Dobbiamo essere in grado di trovare il limite tra la paura amica e protettrice e la paura patologica, che ci fa vivere attacchi di panico e ansia.

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La fisica quantistica spiega che il corpo e le emozioni non distinguono ciò che succede su un piano reale o immaginario, di conseguenza il cervello scatena le stesse reazioni. Così risentiamo ugualmente degli effetti dello stress e degli altri meccanismi biologici, provandoli, anticipandoli oppure immaginandoli.

Il complesso circuito della paura nel nostro corpo: un mix di stress e di piacere

Come abbiamo appena detto, la paura si presenta come una sensazione totalmente disfunzionale quando diventa uno stato emotivo asfissiante e continuo, invece di diventare un segnale d’allarme per le potenziali minacce che arrivano dall’esterno. Una sensazione che ci opprime nel circolo delle sensazioni spiacevoli perché non siamo più in grado di distinguere, in modo funzionale, i momenti di allerta e quelli di tranquillità.

Il complesso processo e circuito fisico ed ormonale dello stress si attiva a partire da stimoli sensoriali, come la vista e l’udito, per inviare informazioni ad una zona del cervello chiamata amigdala: il suo compito è quello di connettersi all’ipotalamo per accedere alla memoria e vedere come ci siamo comportati in precedenza in situazioni simili. Si occupa anche di inviare impulsi elettrici ai muscoli per spingerli all’azione.

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Sul piano ormonale, la ghiandola pituitaria secerne ormoni dello stress, il che ci fa attivare e generare altri due ormoni: l’adrenalina e il cortisolo. L’adrenalina dilata le pupille ed aumenta la frequenza respiratoria; il cortisolo, invece, innalzi i livelli di glucosio nel sangue, il che aumenterà l’energia muscolare.

L’aspetto più curioso di questo circuito così complesso è che alla fine viene prodotta la dopamina, un neurotrasmettitore legato al piacere, che a sua volta è accompagnato dalla sensazione di paura, rischio o trionfo.

Quando la paura non serve: la paura come segnale di catastrofe

Conoscendo questo complesso circuito della paura e la sua utilità, non solo in termini di sopravvivenza, ma anche di benessere emotivo, è normale che le persone che sono state ferite dopo aver avuto paura considerino come non valido questo segnale d’allarme. Anche anticipando il pericolo, non hanno potuto fare nulla.

Ad esempio, nelle persone vittime di aggressione che non hanno elaborato emotivamente il danno subito, il pulsante della paura rimarrà attivo in modo permanente, anche in situazioni che non comportano alcun rischio. Non sono solo le persone che hanno vissuto esperienze simili a soffrire continuamente per la sensazione di paura costante, ma anche quelle che si sono trovate in situazioni in cui le risorse per scappare non hanno funzionato.

Fare della paura un alleato per raggiungere il piacere

Nei casi in cui la paura non funzioni come segnale di adattamento, ma come una sensazione generalizzata che causa malessere, allora andrà trattata in modo corretto. Per le persone che hanno subito un trauma, tecniche come l’EMDR insieme ad altri approcci sembrano dare risultati positivi. In qualunque caso, il miglior consiglio che possiamo darvi è quello di rivolgervi ad uno specialista.

La paura serve ad anticipare, ma a vivere nel modo che sembra indicarci. Come vi abbiamo già detto, l’ideale è che la paura sia una sensazione che ci mostri il precipizio, senza, però, farci seguire la freccia prima di farci delle domande.

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Sarebbe come la paura che proviamo di fronte a traguardi che sembrano irraggiungibili, ma che in realtà sappiamo non essere tali: questo è ciò che pensa un futuro professore prima di imbarcarsi in uno studio che può richiedere anni e anni oppure un corridore professionista disposto a superare il suo record personale di velocità. Il cortisolo li attiva, ma non li uccide.

Così, la possibilità di trasformare la paura in un vostro alleato può diventare un vero traguardo se siete in grado di materializzarlo, così da vedere i suoi segnali senza, però, obbedirvi ciecamente. Sentire questo allarme come presente e reale, ma saperlo anche affrontare e superare. Può anche essere che un giorno non riusciate ad evitare ciò che temete e nemmeno affrontarlo, ma non dovete farvi condizionare da questa esperienza se volete vivere la vostra vita appieno.

Alla fine, se non esistesse la paura, non esisterebbe nemmeno la sensazione di successo e di trionfo. Evitarne una, significa evitare anche l’altra, con lo stesso identico risultato: quello di evitare la vita. Datevi il permesso di provare la paura e anche di tollerarla, di sicuro trarrete interessanti vantaggi.


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