Perché i bambini giapponesi non fanno i capricci?

Perché i bambini giapponesi non fanno i capricci?

Ultimo aggiornamento: 13 aprile, 2017

Il carattere dei giapponesi viene apprezzato in tutto il mondo. Li abbiamo visti affrontare tragedie enormi con grande stoicismo. Non perdono il controllo e preservano lo spirito di gruppo in qualunque circostanza. Si contraddistinguono anche per l’enorme rispetto che nutrono verso gli altri e per il loro impegno al lavoro.

Ma non stiamo parlando solo degli adulti. Anche i bambini giapponesi sono molto diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati in Occidente. Fin da piccoli, si distinguono per i loro modi docili ed affabili. I bambini giapponesi non fanno i capricci e non perdono il controllo se non ottengono subito qualcosa.

Cercare di controllare le nostre reazioni senza riuscirci è il copione che porta alla schiavitù della paura.
Giorgio Nardone

Come hanno fatto i giapponesi a creare una società in cui i valori dell’autocontrollo, del rispetto e della temperanza sono quelli predominanti? Sono così severi da aver creato una società disciplinata o forse ricorrono a modelli educativi efficaci? Approfondiamo in dettaglio l’argomento.

I giapponesi attribuiscono un grande valore alla famiglia

A rendere speciali i giapponesi è il rapporto tra le diverse generazioni. Più che in altre parti del mondo, il legame tra gli adulti e i più giovani è empatico ed affettuoso. Un anziano è una persona molto saggia, che va tenuta in considerazione.

Gli anziani, a loro volta, vedono nei bambini e nei giovani persone che stanno crescendo, che si stanno formando. Per questo motivo, sono tolleranti ed affettuosi nei loro confronti. Adottano un ruolo di guida, non sono giudici o inquisitori nelle vite dei più giovani. I legami tra persone di diverse età, pertanto, sono molto equilibrati ed armoniosi.

I giapponesi hanno grande considerazione della famiglia allargata. Al tempo stesso, però, rispettano alcuni limiti. Ad esempio, per loro è inconcepibile che i nonni si occupino dei nipoti perché i genitori non hanno tempo o sono occupati. I legami non si basano su scambi di favori, ma su una visione del mondo in cui ognuno ha il suo posto.

L’educazione si basa sulla sensibilità

La maggior parte delle famiglie giapponesi concepisce l’educazione dei figli come una pratica affettiva. Non vedono di buon occhio le grida o i rimproveri violenti. I genitori si aspettano che i figli imparino a relazionarsi con gli altri, rispettandone la sensibilità.

In generale, quando un bambino fa qualcosa di sbagliato, i genitori lo rimproverano con uno sguardo o un gesto di disappunto. In questo modo, gli fanno capire che quello che ha fatto non va bene. Normalmente usano frasi come “gli hai fatto male” o “ti sei fatto male” per sottolineare la conseguenza negativa di un comportamento, non tanto per sgridare.

Questo genere di formule si applicano anche ai giochi. Se un bambino, ad esempio, rompe un gioco, è probabile che i genitori gli dicano: “gli hai fatto male”. Non dicono “l’hai rotto”. I giapponesi enfatizzano il valore di un oggetto e non il suo funzionamento. Per questo motivo, i figli imparano fin da piccoli a mostrarsi sensibili, un aspetto che li rende molto rispettosi.

Il grande segreto: un tempo di qualità

Quanto detto fino ad ora è importante. Ma niente lo è come il tempo di qualità che di solito i giapponesi dedicano ai figli. Non concepiscono l’educazione come un distacco, anzi, tutto l’opposto. Per loro, è molto importante stabilire legami stretti con i figli.

È insolito che una madre porti il figlio a scuola prima che abbia compiuto tre anni. Prima di quell’età è comune vedere le mamme portare i loro figli con sé ovunque. Quel contatto fisico, che si vede molto nelle comunità ancestrali, genera legami più profondi. Una prossimità della pelle, ma anche dell’anima. Per la mamma giapponese, è molto importante parlare ai figli.

Lo stesso vale per i papà e i nonni. È usanza che le famiglie si riuniscano per dialogare. Mangiare tutti assieme e raccontarsi aneddoti è una delle attività più frequenti. Le storie di famiglia si raccontano ogni volta, in questo modo si crea anche nei più piccoli un senso di identità e di appartenenza. Imparano, inoltre, a valorizzare le parole e la compagnia.

Per tale motivo, i bambini giapponesi difficilmente fanno i capricci. Vivono in un ambiente che non crea loro confusione. Non si sentono abbandonati affettivamente. Percepiscono che il mondo ha un ordine e che ognuno ha il suo posto. Questo è per loro motivo di serenità, diventano più sensibili e capiscono che le esplosioni dell’animo sono inutili.


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