Big Fish: un pesce come metafora della vita
Big Fish (2003), diretto da Tim Burton, è un film carico di simbolismo e metafore sulla vita. Non presenta i caratteristici scenari gotici, oscuri e sinistri tipici di Burton, al contrario Big Fish è colore, luce e armonia.
Il film racconta la vita di Edward Bloom e la sua relazione con il figlio Will, che abita a Parigi insieme alla moglie incinta. Da diversi anni ormai il rapporto tra i due è deteriorato a tal punto che la loro comunicazione avviene tramite la madre di Will, Sandra. Un giorno Sandra chiama suo figlio per comunicargli che il padre è gravemente malato, fatto che spinge Will a mettersi in viaggio con la moglie per fargli visita.
Big fish: la relazione padre-figlio
Edward e Will erano stati in buoni rapporti per tutta l’infanzia di Will, ma con l’ingresso nell’età adulta i due si erano allontanati. Edward era conosciuto per i suoi racconti di gesta straordinarie ricchi di personaggi ancora più incredibili (giganti, streghe, lupi mannari…). A Will, da bambino quelle storie piacevano. Ma crescendo si era reso conto di come fossero irreali ed era emerso in lui il desiderio di conoscere la vera storia di suo padre. Will non accettava, infatti, che il padre, nel raccontare le sue peripezie, non si attenesse a quanto accaduto davvero.
Will insisteva affinché il padre gli raccontasse la verità, ma Edward, molto orgoglioso delle proprie storie, non si lasciò mai convincere. Il paradosso è rappresentato dal ruolo di Will, che in quanto scrittore di professione, è abituato a scrivere di fatti mai accaduti. Nel film possiamo osservare come Edward e Will, in fondo, non siano poi così diversi: il primo racconta storie, il secondo le scrive.
“La cosa affascinante degli iceberg è che si vede solo il 10%, l’altro 90% è sotto il livello dell’acqua. E con te è lo stesso papà, vedo solo un pezzetto che spunta dall’acqua.”
-William Bloom, Big Fish–
Will non riesce ad accettare suo padre, non ha fiducia in lui e ha perfino inventato alcune ipotesi nel tentativo di giustificarne le assenze durante la sua infanzia. Quando si rende conto che la vita del padre è ormai agli sgoccioli, ne è sollevato: la vita di Edward si sta spegnendo; un’altra sta per cominciare e Will riuscirà a essere la figura paterna di cui il figlio avrà bisogno.
All’inizio, Will giudica suo padre, lo critica e lo ritiene un cattivo esempio: eppure il compito di essere genitore non è per nulla semplice, e presto anche lui dovrà confrontarsi con la stessa situazione. Will vuole essere un padre completamente diverso da quello che fu Edward per lui, raccontare al figlio sempre la verità. Tuttavia, a poco a poco, finirà per accettare suo padre, comprendendone la verità ultima; il padre gli lascerà in eredità le sue storie.
Le metafore in Big Fish
Big Fish è un racconto che presenta e mescola una grande diversità di narrazioni ed episodi; è il racconto della vita di Edward Bloom. Il nome ci viene dato alla nascita, Bloom in inglese significa fiorire ed è proprio questo che fa Edward. Come i fiori, nasce, raggiunge il massimo splendore e, a poco a poco, marcisce. Sono tante le metafore presenti nel film, e abbiamo cercato di racchiudere in questo articolo quelle più importanti o interessanti:
Il pesce
Quando Edward racconta le avventure della sua infanzia, il pesce appare come una figura importante nel racconto. È infatti il filo conduttore del film, presente fin dall’inizio in quanto metafora dello stesso Edward. Da bambino aveva letto di un pesce che adattava le sue dimensioni al posto in cui si trovava e, in libertà, riusciva addirittura a triplicare il proprio volume.
Edward comprende allora di essere come il pesce, e che l’acquario rappresenta i suoi limiti. Si rende conto di come, per riuscire in quello che vuole, deve iniziare a riconoscere quelle limitazioni. La metafora dice poi che uscendo dall’acquario otteniamo la libertà, decidiamo le nostre azioni e raggiungiamo la grandezza. Allo stesso tempo, uscire dall’acquario può essere terrificante perché non siamo a conoscenza di cosa incontreremo fuori.
“Hai mai pensato che forse, non sei tu ad essere troppo grande, ma questo paese ad essere troppo piccolo?”
–Edward Bloom, Big Fish-
L’occhio
Che cosa dobbiamo temere se conosciamo già la nostra fine? Nelle storie che accompagnano l’infanzia di Edward appare una strega con un occhio di cristallo che, guardandolo, rivela il modo in cui morirà. Edward lo guarda, sa come morirà e lo accetta. Quando si trova in una situazione pericolosa, la affronta dicendo a sé stesso “non è così che morirò”, riuscendo in questo modo a superare gli ostacoli e a proseguire il suo cammino. Edward accetta il proprio destino, che è lo stesso di tutti gli esseri umani: la morte. Affronta e sconfigge il destino, senza lasciare che la paura si impossessi di lui.
Ashton
Ashton è l’acquario di Edward, il luogo in cui nasce. Un paese piccolo e limitante per un uomo dai grandi sogni e aspirazioni. Eppure, potrebbe benissimo approfittare della grande reputazione di cui gode tra i suoi compaesani per ottenere grandi cose senza uscire dall’acquario, e senza dover quindi affrontare particolari ostacoli.
L’acquario è la nostra zona di comfort. Il conformismo, il luogo in cui ci sentiamo sicuri e dal quale è difficile uscire. Ma è anche un luogo in cui la possibilità di apprendimento è limitata. Per questo Edward preferisce affrontare l’ignoto e uscire dalla sua zona di comfort.
Spectre
Dopo aver lasciato Ashton e cominciato il suo viaggio, Edward deve affrontare diversi ostacoli fino ad arrivare a Spectre, un paese utopico dove tutti gli abitanti vanno in giro scalzi e dove non succede mai nulla.
È lì che incontra un vecchio abitante di Ashton, Norther Winslow, noto poeta del paese che, come Edward, era destinato a grandi cose e per questo anni addietro aveva intrapreso lo stesso viaggio. Eppure, Norther è caduto in una rete e non è mai riuscito a continuare la sua carriera di poeta e, anzi, è finito in un altro acquario: Spectre, che sebbene sia un luogo incantevole, non è altro che un’altra zona di comfort.
Edward è tentato di restarvi, ma riesce a reagire e a proseguire il suo cammino – la strada è ancora lunga. Il nome del paese non è casuale, trattasi anzi di un chiaro riferimento a fantasmi e apparizioni. Per questo, oltre a essere un acquario, è anche un luogo ingannevole. Un esempio è rappresentato da un pesce di fiume che Edward confonde per una donna perché, a seconda della persona che lo guarda, l’animale assume la forma dei desideri dell’osservatore. È qui che intuiamo il desiderio di Edward di incontrare una donna.
L’anello
Affinché un pesce riesca a raggiungere la sua massima dimensione non deve farsi pescare. Allo stesso modo Edward deve evitare tutte le reti che compaiono nella sua vita.
Deve evitare di tornare in un acquario, almeno finché non avrà raggiunto tutti i suoi traguardi e terminato la sua fase di apprendimento. Si sa, però, che se ci si imbatte nella rete giusta è facile rischiare di cadervici. Nel suo viaggio Edward si imbatte in diverse reti, che scarterà finché non troverà quella giusta.
Così come il pesce di cui parla Edward si era lasciato catturare da un anello nuziale, lui farà lo stesso con Sandra. Prima di arrivare a lei, però, ha dovuto superare un’infinità di ostacoli, uscire dalla sua zona di comfort, raggiungere il giusto grado di apprendimento e, alla fine, togliersi le scarpe in una nuova zona di comfort.
Le scarpe
Le scarpe servono per proteggere i nostri piedi quando camminiamo. Quando siamo in casa, non ne abbiamo più bisogno. A Spectre, tutti gli abitanti sono scalzi. Non hanno bisogno di raggiungere più alcun posto e, di conseguenza, non hanno bisogno di indossare le scarpe. Edward lascia il paese di Spectre senza le sue scarpe. Non protetto, perché da quel momento affronterà la sua zona di panico. Allo stesso modo, alla fine della nostra vita, non abbiamo più bisogno delle scarpe, che possiamo mettere da parte.
Big Fish è un fantastico racconto contemporaneo che ci mostra una particolare prospettiva sulla vita e sulla sua accettazione. Ognuno di noi è in grado di realizzare cose straordinarie e vincere le proprie paure, così come di uscire dalla propria zona di comfort e di tracciare il proprio cammino.
“Tanto più una cosa è difficile tanto più grande è il premio finale.”
-Edward Bloom, Big Fish-