Bisogna camminare anche se si cade

Bisogna camminare anche se si cade

Ultimo aggiornamento: 19 agosto, 2016

Camminare, camminare, camminare. Senza stancarsi mai di andare avanti, è lì che risiede il perché di quello che siamo, la volontà delle nostre lotte, il coraggio di tutti quelli che non sanno cosa voglia dire arrendersi. Anche se cadrete, alzatevi e continuate: meritate di avere l’opportunità di vivere quello che un giorno, due persone, hanno deciso di iniziare per voi.

Già poco dopo la nascita ci viene insegnato a camminare, e così, a capire che per farlo dobbiamo imparare a mantenere l’equilibrio. Di fatto, siete caduti diverse volte, ma c’era sempre qualcuno ad alzarvi da terra, tutte le volte che serviva: cadere voleva dire ricominciare. 

“Ciò che fa affogare una persona non è cadere nel fiume, ma restare sommersa da esso”

-Paulo Coelho-

In questo modo, perfino camminare diventa l’azione individuale di muovere i piedi procedendo in avanti. All’improvviso ci abituiamo a non cadere goffamente come quando eravamo bambini e le cadute fisiche lasciano il passo a quelle emotive, dopo le quali è difficile rialzarsi in piedi. 

Mi sono sbagliato, qual è il problema?

Forse questo succede perché le cadute ci fanno più male di prima e il loro peso è ogni volta maggiore: abbiamo il peso delle ferite di altri errori, l’umidità di altre tormente, le voragini piene di nostalgia e alcune mete frustranti a causa di errori commessi.

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Vi hanno fatto del male, avete pianto, vi manca quello che non potete più tacere, vi siete sbagliati e siete caduti, ma non fa niente. Non potete dimenticare che vale la pena camminare, anche se cadrete.

I danni non sono sufficienti per deprimere coloro che credono nella possibilità della guarigione, ci saranno altre tempeste e altri incensi se deciderete di aspettare e non cercare, arriverà qualcuno che vi rimetterà in piedi e che occuperà la vostra mente affinché smettiate di provare nostalgia per quello che non avete più.

Sbagliarsi non è una cosa negativa. Siamo umani e come tali arriviamo alle nostre mete insieme ad alcuni fallimenti che abbiamo superato e con dubbi e debolezze che ci hanno resi forti. Fa bene continuare a guardare verso l’orizzonte, senza smettere di credere che un “no” può insegnare molto e che conoscere bene il suolo su cui camminiamo è una virtù.

Quando inizierai il tuo viaggio verso Itaca, chiedi che il percorso sia lungo, pieno di avventure e pieno di esperienze”

-Kavafis-

Il vero perdente è chi non sa perdere

Nei miei pochi anni di vita ho imparato che nessuno perde se è disposto a riconoscere quello che guadagna nei momenti più duri. Perché la cosa certa è che otteniamo sempre qualcosa, anche se tocchiamo il fondo: lo facciamo se siamo capaci di usare il terreno per scalare la voragine ed uscirne.

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Nessuno può evitare una caduta emotiva e, secondo me, è anche necessaria perché il suo vero obiettivo è insegnarci a sanare le ferite e a continuare la propria vita. È vero che ci sono esperienze molto dure che ci provocano ferite terribili, ma se cerchiamo di interpretare i segnali del corpo e li affrontiamo, ci sentiremo molto meglio.

Se ho fallito, è perché ci ho provato

Le vittorie di quelle continue prove saranno il vostro stendardo migliore, i luoghi da cui uscirete sempre più vivi. Vale la pena rischiare di cadere per tutte quelle altre emozioni che riceviamo durante il resto del nostro cammino e per quelle persone che sono lì in attesa di vedervi sorridere.

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L’importante è camminare: è trovare un senso per il nostro essere al mondo, è darci l’opportunità di crescere, è sradicare i tetti e credere nei sogni, è fare nuovi progetti se quelli vecchi sono falliti, è assaporare le cose belle e digerire quelle cattive. Dobbiamo camminare senza arrenderci: si può sempre, si deve sempre e bisogna sempre pensare a noi stessi, progredire è il segreto.

E non vale la pena andare via da questo mondo

senza avere assaporato la vita”

-Frida Kalho-


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