Carl Hovland e la comunicazione persuasiva

Carl Hovland credeva fermamente che poiché i mezzi di comunicazione sono in grado cambiare opinioni e atteggiamento nel pubblico, possono essere ritenuti strumenti efficaci per intervenire su questioni gravi come i pregiudizi o gli stereotipi.
Carl Hovland e la comunicazione persuasiva
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio, 2023

Il personaggio di cui ci occupiamo oggi, Carl Hovland, è stato un brillante psicologo sperimentale che pur non aderendo mai a una scuola di pensiero in particolare, gettò le basi per numerosi modelli psicologici sociali, sperimentali e cognitivi. Carl Hovland è stato uno degli psicologi più influenti del XX secolo.

La sua carriera professionale fu dedicata alla ricerca nel campo della persuasione, delle dinamiche di gruppo, della comunicazione del pensiero. Il percorso accademico di Hovland si svolse interamente nell’Università di Yale, oltre a collaborare per importantissimi studi di ricerca per l’esercito degli Stati Uniti e la Fondazione Rockefeller.

Fu il padre fondatore della famosa scuola di Yale e realizzò le prime ricerche sul tema della persuasione e della comunicazione persuasiva. I risultati dei suoi studi sono conosciuti come il modello Hovland-Yale.

Fu durante la Seconda Guerra Mondiale, incaricato presso il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che Carl Hovland sviluppò i suoi studi sulla motivazione e le alterazioni della condotta dei soldati.

Militari

La vita

Nato a Chicago nel 1912, il giovane Hovland si rivelò fin da subito un bambino intelligente e introverso, che difficilmente socializzava con i compagni di classe. I suoi professori lo descrivevano come un alunno brillante e timido, che vive nel suo mondo dei sogni e che fa fatica a interagire con il gruppo.

Studiò matematica, biologia, fisica e psicologia sperimentale nella Nothwestern University. In seguito completò i suoi studi di dottorato nell’Università di Yale, dove venne influenzato da molti psicologi importanti dell’epoca. Uno di questi fu Clark L. Hull, che divenne il suo mentore e con cui avrebbe lavorato per vari anni.

Durante il dottorato pubblicò sei articoli accademici. Terminati gli studi, rimase a Yale come professore per tutto il resto della sua carriera professionale, formando il gruppo di ricerca conosciuto come S cuola di Yale.

Si sposò nel 1938 e mise su famiglia. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale dovette interrompere le sue ricerche dopo che fu convocato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, per il quale continuò i suoi studi sugli effetti della propaganda e dei filmati militari sui soldati.

L’obiettivo di questa propaganda era quello di sollevare l’umore dei soldati che lottavano contro le truppe giapponesi, in una campagna deludente che stava minando l’umore delle truppe.

Dopo la guerra, tornò a Yale dove fu nominato capo del dipartimento di psicologia, mentre a 39 anni fu eletto presidente dell’American Psychological Association (APA). A seguito di un episodio drammatico che coinvolse sua moglie, la quale si ammalò gravemente dopo un incidente, Carl Hovland morì di cancro in età prematura, a soli 49 anni. 

Gli studi di Carl Hovland

Durante il periodo trascorso con Clark L. Hull, i due ricercatori delinearono una serie di studi volti a valutare l’apprendimento della memoria e l’integrazione del linguaggio della psicologia con equazioni matematiche. Più tardi, da solo, Hovland iniziò a interessarsi ad altri aspetti della condizione umana, come la comunicazione.

Come già anticipato, durante la Seconda Guerra Mondiale venne reclutato dall’esercito per supervisionare i programmi di allenamento e motivazione militare. Attraverso tali studi indagò a fondo sulla resistenza al cambio di opinione, sviluppando diversi metodi per superarla.

I risultati furono svariati; fra tutti, Hovland e la sua equipe riuscirono a confutare la teoria della propaganda nazista sull’efficacia della presentazione unilaterale dell’informazione. Tale teoria sosteneva che una comunicazione persuasiva di successo doveva mettere in risalto un singolo aspetto di un argomento. Con i suoi studi, Carl Hovland contraddisse quest’idea.

Dopo la guerra e il ritorno a Yale, i suoi studi si ramificarono su diverse aree della comunicazione sociale. In collaborazione con la Fondazione Rockefeller, organizzò un programma di ricerca sulle alterazioni di condotta attraverso il metodo di presentazione dell’informazione.

Menti in connessione Carl Hovland

La sua eredità

Alla luce di questo progetto, Hovland estese i suoi studi ai campi della risoluzione dei problemi, della comunicazione, del cambio di opinione e dei giudizi sociali. In questo senso, il suo è considerato il maggior contributo individuale al campo della comunicazione sociale avvenuto fino ad allora.

Carl Hovland studiò tutti gli elementi che intervengono nel processo di comunicazione, concentrandosi sull’influenza di ogni variabile; identificò le diverse fasi in una comunicazione efficace volta a far mutare l’atteggiamento del destinatario: esposizione al messaggio, attenzione, comprensione, accettazione e ritenzione.

Approfondì anche le diverse variabili legate al messaggio trasmesso, come la credibilità dell’emittente, la naturalezza del messaggio e la disposizione del ricettore. Nel 1953 pubblicò un volume di lavoro sulla comunicazione di massa dal titolo Comunicazione e persuasione, nel quale contempla le sue principali conclusioni e le sue analisi sul processo di persuasione.

In definitiva, Carl Hovland rivoluzionò gli studi legati alla persuasione e alla comunicazione. Le sue ricerche continuano a suscitare interesse e hanno dato il via a molti studi successivi.


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  • Hovland, C. I., Lumsdaine, A. A., & Sheffield, F. D. (1949). Experiments on mass communication. Princeton, NJ: Princeton University Press.
  • Sears, R. (1961). Carl Iver Hovland. American Journal of Psychology, 74 (4), 638.
  • Kathleen P. Hurley and John D. Hogan (2007) Carl Iver Hovland: A model general psychologist. American Psychological Association APA. Newsletter Article (1425) Magazine Article (696)

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