Cervello artificiale: progressi e possibili usi

Replicare il cervello umano ai fini di creare un surrogato artificiale è uno degli obiettivi di neuroscienziati ed esperti di robotica. Gli studiosi stanno cercando di replicare a livello software e hardware abilità cognitive umane o animali.
Cervello artificiale: progressi e possibili usi
Guillermo Bisbal

Scritto e verificato l'antropologo Guillermo Bisbal.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

Sebbene l’idea di costruire un cervello totalmente elettronico sia argomento di molti film e romanzi di fantascienza, ormai da tempo questa idea sta diventando realtà. Sono infatti diversi i progetti che vedono coinvolte le migliori menti del pianeta con l’obiettivo di costruire il primo cervello artificiale.

Si pensa che lo sviluppo di un cervello artificiale permetterà di ottenere un’intelligenza artificiale pari, se non addirittura superiore, a quella umana. A tale scopo, bisogna ricostruire tanto le singole e semplici molecole, quanto le complesse connessioni neuronali.

Nelle righe che seguono descriviamo i possibili usi del cervello artificiale e i progressi tecnologici in questo campo, concentrandoci soprattutto sul progetto Blue Brain condotto dall’azienda IBM.

Possibili usi del cervello artificiale

I possibili usi del cervello artificiale variano a seconda delle motivazioni e degli obiettivi di ogni singolo centro di ricerca che si sta occupando del suo sviluppo. Alcuni mirano soltanto a una maggiore comprensione del cervello umano e animale, altri sono invece alla ricerca dell’immortalità.

Il secondo è il cosiddetto gruppo transumanista, composto da multimilionari eccentrici finanziano la ricerca sulla costruzione del cervello artificiale allo scopo di ottenere l’immortalità.

L’idea principale è trasferire la propria coscienza e i propri ricordi dal cervello biologico a quello artificiale, raggiungendo così la vita eterna.

Immagine del cervello umano.

Oltre a questo uso suggestivo, resta l’impiego scientifico riassumibile in tre aspetti importantissimi:

  • Conoscere meglio il cervello umano e, di conseguenza, capire come curare alcune malattie cerebrali. Allo stesso tempo, espandere la cognizione umana a livelli mai raggiunti prima.
  • Provare una teoria filosofica riguardo l’intelligenza artificiale, approfondendo le tematiche etico-sociali dietro alla creazione di una macchina con le stesse capacità cognitive proprie dell’essere umano.
  • Creare una macchina capace di realizzare azioni intelligenti. In altre parole, realizzare una macchina intelligente quanto l’essere umano, con le medesime capacità adattive e di apprendimento. In questo modo, si potrebbero risolvere problemi quotidiani grazie l’uso dell’intelligenza artificiale.

Ultimi progressi nello sviluppo del cervello artificiale

Nonostante i grandi progressi degli ultimi anni nel campo della robotica e dell’informatica, siamo ancora molto lontani dal replicare il cervello umano. Questo si deve alle grandi difficoltà che il progetto si trova a dover affrontare, vista l’esigenza di simulare le complicate interazioni tra oltre 100 trilioni di neuroni.

Il progetto più conosciuto e seguito dagli esperti del settore è quello condotto dall’azienda informatica americana IBM e dall’École Polytechnique Fédérale de Lausanne, università svizzera nota anche come EPFL. Il progetto prende il nome di Blue Brain (cervello blu).

Quest’ultimo ha lo scopo di costruire un cervello artificiale prendendo come spunto iniziale l’attività cerebrale di un roditore. Un progetto che si avvale di un potentissimo e gigantesco computer, composto da processori più piccoli che rappresentano i singoli neuroni ricostruiti.

Si ritiene che il cervello di un topo contenga 100.000 colonne corticali, ognuna dotate di 10.000 neuroni. Nel caso degli esseri umani, questa cifra si moltiplica in modo esponenziale. L’uomo può infatti avere fino a 2 milioni di colonne corticali, ciascuna delle quali dotate di 100.000 neuroni.

La ricostruzione del cervello di un roditore ha come obiettivo di comprendere meglio il funzionamento del cervello umano. In particolar modo del pensiero, della memoria e del ragionamento.

Questo progetto è iniziato nel 2008 e si pensa possa dare i primi risultati concreti a partire dal 2050. Ma quali potrebbero essere i risultati? Superare la capacità cognitiva umana oppure trasferire il contenuto di un cervello umano in un cervello artificiale.

Com'è fatto un cervello.

Critiche al progetto

Alcuni neuroscienziati ritengono preferibile concentrare gli sforzi sullo sviluppo di azioni intelligenti generiche, senza la necessità specifica di imitare la natura del cervello umano. La reputano infatti un’impresa titanica e perfino pericolosa.

D’altro canto, esistono questioni etiche che dovranno essere prese in considerazione quando si otterrà il cervello artificiale definitivo. Questioni riguardanti soprattutto il suo mantenimento, la sua relazione con gli esseri umani, lo sviluppo della sua personalità, del suo sistema di apprendimento, le azioni che potrebbe essere libero di fare e la possibilità di porre un giorno fine alla sua esistenza. In altre parole: sarebbe da considerarsi umano? Che diritti avrebbe? Dovrebbe essere disattivato a un certo punto?

Per quanto manchi ancora moltissimo tempo allo sviluppo conclusivo di un cervello artificiale, la svolta tecnologica in tal senso è in realtà dietro l’angolo. Tanto più che gli investigatori considerano lo sviluppo del progetto e l’affidabilità dei risultati ottenuti più rapidi di quanto previsto.

In conclusione, gli scienziati che otterranno un cervello artificiale saranno chiamati a rispondere non solo a questioni di ambito tecnologico, ma anche sociale, etico e morale.


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  • Markram, Henry (2006). “The Blue Brain Project”. Nature Reviews Neuroscience, Vol. 7: 153 – 160.

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