Il cervello dell'uomo durante il sesso

Il cervello dell'uomo durante il sesso

Ultimo aggiornamento: 15 settembre, 2019

Il cervello dell’uomo, durante il sesso, è un oceano di misteriosi cambiamenti che organizzano l’azione, i pensieri, le emozioni e la prestazione sessuale. In altre parole, quello che si riassume comunemente nell’espressione “essere all’altezza”, che diventa un processo complicato.

Non è certamente un segreto che gli uomini siano di solito preoccupati della misura o della forma del proprio pene. Bisogna anche sottolineare come tale organo abbia sempre occupato una posizione di rilievo sia nella mente maschile sia in quella femminile.

Nonostante quanto possano pensare i maschi riguardo al loro pene, la misura è ciò che conta meno per la prestazione sessuale. Un’altra cosa che spesso le donne ignorano è che anche gli uomini provano inibizione al momento di mostrare il proprio corpo ed i propri genitali.

Si preoccupano di cosa potrebbe pensare il partner (sessuale o di vita), temendo inoltre di deluderlo/a  a causa della grandezza del proprio pene, dell’aspetto fisico o con il proprio comportamento sessuale.

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Smontare falsi miti riguardo all’organo maschile

Anche se la maggior parte degli uomini desidererebbe avere un pene più grande, l’85% delle donne risulta soddisfatto della misure del proprio partner. L’errore sta nella cultura, che ha presupposto una misura e potenza sessuale sempre maggiore (questo non solo è erroneo, ma anche privo di necessità).

Le donne, infatti, dichiarano di sentirsi maggiormente attratte da altri aspetti fisici, dagli occhi fino ai muscoli, passando per il sorriso o la forma della mandibola. Significa che, attenendoci al parere femminile, le misure non sono la cosa più importante.

La maggior parte degli uomini, inoltre, non dovrebbe provare insicurezza riguardo alle dimensioni del proprio pene, dato che la lunghezza risulta in media ben maggiore di quella necessaria all’interno della vagina della donna.

Il pene con il pilota automatico

Ogni uomo conosce la capacità del proprio pene di attirare su di sé l’attenzione senza alcun impulso cerebrale cosciente, ossia di agire di volontà propria. Chi più, chi meno, tutti sono stati “vittima” di un’erezione involontaria.

Le erezioni involontarie si differenziano dalla vera eccitazione sessuale, dato che si producono da segnali inconsapevoli del cervello e del midollo spinale, non invece dal desiderio cosciente di avere un rapporto sessuale.

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Dovete sapere che la vera responsabilità dell’attivazione sessuale ricade sui ricettori del testosterone, che si trovano nel midollo spinale, nei testicoli, nel pene e nel cervello, incaricandosi di attivare l’intero sistema riproduttivo maschile.

A molte donne sorprende che il pene possa funzionare con il pilota automatico e che le erezioni non si possano sempre controllare.

Il cervello durante la vera eccitazione sessuale

Contrariamente a quanto si possa pensare, la vera eccitazione maschile non inizia dal pene, ma dalla mente, generata da immagini o pensieri erotici. Ciò significa che, affinché il processo abbia inizio, il cervello deve trasmettere in modo cosciente un’informazione emotiva e sessuale rilevante.

Questo si ottiene grazie all’azione del testosterone, che incrementa l’interesse sessuale e attiva i muscoli pertinenti per aumentare il rendimento. Così, quando un uomo si sente sessualmente predisposto, ottiene che la propria corteccia visiva invii un messaggio all’ipotalamo affinché metta in marcia i motori ormonali dell’erezione.

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Per tale ragione, un’immagine mentale o fisica ad alto contenuto sessuale riesce ad accendere il centro cerebrale del piacere, il nucleo accumbens. In tal modo, si crea un’aspettativa che favorisce il rapporto.

In questo  modo, l’attivazione cerebrale viene potenziata dal contatto fisico, che in un contesto di eccitamento provoca tremiti sessuali che attraversano corpo e cervello.

Così, durante il rapporto, non solo possiamo osservare come l’ipotalamo invii sangue al pene, ma anche come l’attivazione dei circuiti del lobo frontale permetta all’uomo di prestare attenzione all’opportunità sessuale.

Il cervello dell’uomo durante l’orgasmo

Tale disposizione permette al maschio di concentrarsi sulla “terra promessa”: il suo cervello vedrà la luce verde del semaforo e premerà sull’acceleratore. È un momento in cui le altre zone cerebrali passano in ombra, per evitare distrazioni e procedere alla penetrazione con una soave spinta, mentre l’aria viene inalata rapidamente per alleggerire la tensione sessuale.

Esattamente come succede nel cervello femminile, gli uomini tendono a “disconnettere” alcune zone del proprio cervello durante il rapporto sessuale. Sia il centro di allerta e pericolo (l’amigdala) sia quello della preoccupazione (corteccia cingolata anteriore), in tale momento devono essere “spenti” per poter approfittare appieno del sesso.

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Una volta ottenuto tutto ciò, il cervello sarà in grado di inviare il sangue ai genitali e di favorire l’allineamento delle sue stelle neurochimiche. Questo farà sì che l’eccitamento dell’uomo arrivi a quel punto di non ritorno in cui può solo andare al massimo, raggiungendo il climax.

Nei momenti di massima eccitazione, il cervello maschile si inonda di norepinefrina, dopamina e ossitocina. Ciò attiva la zona cerebrale del piacere intenso (l’area tegmentale ventrale) e quella dell’inibizione del dolore (la sostanza grigia periacqueduttale).

Grazie a tutti questi cambiamenti, l’uomo potrà raggiungere il climax e godere pienamente del contatto sessuale. Ciò nonostante, bisogna sottolineare evita di comportarsi come un cavallo a briglie sciolte richieda un grande autocontrollo e una forte crescita emotiva da parte dell’uomo, caratteristiche che si ottengono grazie a un duro lavoro interiore di cui le donne molte volte non sono a conoscenza.

Fonti consultate:

Carlson, N. (2014). Fisiologia del comportamento. Piccin-Nuova Libraria.

Brizendine, L. (2010). Il cervello dei maschi. Rizzoli.

Lever, J. & Frederick, D.A. (2006). Does size matter? Men´s and women´s views on penis size across the lifespan, Psychology of Men of Masculinity 7(3), 129-143.


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