Chiudere con il passato: perché è importante?

È comune sentir parlare della necessità di "chiudere" i cicli. Come si applica all'ambito delle relazioni affettive? Ne parliamo in questo articolo.
Chiudere con il passato: perché è importante?

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

La serie televisiva di umorismo nero Six Feet Under racconta la vita di una famiglia americana a capo di un’agenzia di pompe funebri. I protagonisti devono affrontare i loro problemi domestici e, allo stesso tempo, mantenere una seria compostezza per aiutare i loro clienti a gestire il lutto, spesso difficile a causa delle bizzarre morti narrate all’inizio di ogni episodio. Lo scopo della serie è quello di sottolineare quanto sia importante chiudere con il passato, chiudere i cicli della vita.

Nella serie il lutto viene presentato tanto più difficile quanto più inspiegabile e strana era la perdita subita. Durante ogni episodio si apprezza il bisogno di chiusura e le diverse modalità per ottenerla.

La fine di una relazione è una perdita significativa per noi, quindi con ogni probabilità vivremo un processo di lutto. Questo processo sarà più semplice se abbiamo una spiegazione ragionevole del motivo per cui è successo.

Ottenere una spiegazione soddisfacente per noi ci permetterà di “chiudere” la relazione in modo psicologicamente appropriato.

L'uomo è preoccupato per una rottura.

Cos’è la chiusura cognitiva?

La chiusura cognitiva è il bisogno che abbiamo di trovare una spiegazione soddisfacente per situazioni ambigue o incerte (Kruglanski e Webster, 1996).

Quando una relazione finisce, dobbiamo capire perché è avvenuto ciò e, in questo modo, darvi un senso all’interno della nostra narrativa vitale. Questa spiegazione entrerà a far parte dei nostri schemi mentali e ci aiuterà a spiegare e prevedere meglio il mondo in futuro.

Tuttavia, quando una relazione finisce e l’altra persona semplicemente scompare, ci nega una spiegazione, non crediamo a quello che dice o non capiamo perché ha agito in un certo modo, abbiamo la sensazione di essere rimasti in sospesa.

La mancanza di chiusura è una sensazione fastidiosa perché non avere informazioni ci impedisce di conoscerci meglio e ci rende difficile capire il mondo che ci circonda.

A fine giornata, abbiamo bisogno di integrare le esperienze vissute, dare esse un significato all’interno dei nostri valori personali e usarle per aumentare la conoscenza che in futuro ci permetterà di descrivere, spiegare e prevedere la nostra realtà con più precisione.

Il bisogno di chiudere con il passato secondo la personalità

Sebbene per la maggior parte delle persone sia necessario in una certa misura, non tutti abbiamo lo stesso bisogno di chiusura.

A seconda della nostra personalità, sentiremo tale bisogno in modo più o meno pressante (Neuberg, Judice e West, 1997):

  • Le persone con un forte bisogno di chiusura sono caratterizzate da una grande intolleranza all’incertezza. Tendono a essere persone ossessive, dipendenti dall’ordine, dalle regole e dalla prevedibilità. Hanno bisogno di strutture della realtà ben definite. Possono essere autoritarie e dogmatiche, convinte di conoscere il “giusto modo” di agire. Spesso sono conservatori.
  • Le persone con un basso bisogno di chiusura sono caratterizzate da maggiore creatività, nonché da una maggiore tolleranza all’incertezza e alla sorpresa. Tendono a essere più impulsive e anche più complesse dal punto di vista cognitivo. La loro maggiore flessibilità cognitiva le rende capaci di muoversi e adattarsi in situazioni ambigue o contraddittorie.
  • Infine, ci sono anche persone che hanno bisogno di evitare la chiusura. In questo caso, si sospende l’impegno con il proprio senso critico. In altre parole, la persona preferisce non sapere cosa è successo, perché presume che la spiegazione le farà più male della semplice esposizione all’incertezza.

Cosa fare se non si riesce a chiudere con il passato e se ne ha bisogno?

Naturalmente non possiamo (e non dovremmo) costringere gli altri a soddisfare i nostri bisogni. Quando l’altra persona è poco collaborativa e si allontana da noi senza spiegazioni, veniamo abbandonati nel limbo relazionale.

Tuttavia, la terapia insegna che adottare un atteggiamento sano significa imparare a gestire la propria parte di responsabilità in ogni situazione. In questo caso dovremo gestire la mancata chiusura.

E cosa fare, esattamente? Per risolvere una perdita priva di spiegazione, non c’è altra scelta che rinunciare alla suddetta spiegazione. È difficile, è ingiusto, ma se ci riflettiamo bene, vedremo che conviene anche a noi.

L’alternativa sarebbe rimanere intrappolati a tempo indeterminato in un continuo interrogatorio personale. Chiederci per sempre Perché è successo? Perché a me?. A un certo punto, dovremo smettere di farlo per andare avanti.

Attraverso il doloroso viaggio del lutto, dopo aver affrontato emozioni come tristezza, colpa o rabbia, alla fine il nostro obiettivo dovrebbe essere l’accettazione.

E per accettare quanto accaduto, dobbiamo lasciar andare tutti i fardelli che ci trattengono, compresa la ricerca di risposte, ovvero di spiegazioni. Lasciar andare ci renderà liberi.

Donna triste per la rottura.

Quando succede?

La chiusura cognitiva in una relazione si verifica quando possiamo accedere a una spiegazione plausibile del perché le cose siano andate in questo modo.

Sentiamo il bisogno di chiudere con il passato perché questa spiegazione ci aiuta a cogliere aspetti di noi stessi, degli altri e del mondo che ci circonda.

Lavorare per chiudere una relazione finita ci permette di dare un senso alla perdita subita e dire addio a una parte importante della nostra vita.

Purtroppo molte volte le relazioni non finiscono in modo maturo e la chiusura non è completa, lasciandoci senza risposte alle nostre domande. In questi casi rinunciare alla chiusura è un modo per liberarsi della zavorra. Lasciar andare il bisogno di spiegazioni ci permetterà di andare avanti.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Kruglanski, A. W., & Webster, D. M. (1996). Motivated closing of the mind: “Seizing” and “freezing.” Psychological Review, 103(2), 263–283. https://doi.org/10.1037/0033-295X.103.2.263
  • Neuberg, S. L.; Judice, T.; West, S. G. (June 1997). «What the Need for Closure Scale measures and what it does not: Toward differentiating among related epistemic motives». Journal of Personality and Social Psychology 72 (6): 1396-1412. doi:10.1037/0022-3514.72.6.1396.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.