Gli schemi mentali: perché ci condizionano?

Secondo Young, gli schemi mentali sono modelli radicati e duraturi che vengono sviluppati ed elaborati durante la vita. Condizionano il nostro modo di pensare, sentire e agire.
Gli schemi mentali: perché ci condizionano?
Alicia Escaño Hidalgo

Scritto e verificato lo psicologa Alicia Escaño Hidalgo.

Ultimo aggiornamento: 15 dicembre, 2022

Come spiega Young, quando parliamo di schemi mentali, ci riferiamo, a modelli prestabiliti, radicati e duraturi che si sviluppano e si producono durante tutta la vita di una persona.

Più semplicemente, sono “il nostro modo di essere e di comportarci nel mondo”. Se questi schemi sono disfunzionali, può capitare, ad esempio, di incontrare spesso persone sbagliate, dimostrare comportamenti tossici o distruttivi, reazioni spropositate e, in generale, imbattersi con problemi e situazioni indesiderate.

Queste circostanze accadono di frequente. La persona di solito non è consapevole del modello che crea e si sente confusa perché non è in grado di spiegare cosa le sta accadendo.

Secondo la Schema Therapy di J. Young, gli schemi sono considerati come verità a priori, si auto perpetuano, resistono al cambiamento, sono disfunzionali, sono generati e attivati da esperienze ambientali e hanno effetti dannosi.

Oltre a ciò, a volte gli schemi mentali sono alimentati o suscitati da esperienze traumatiche o negative, che acquisiscono permanenza proprio attraverso lo schema che alimentano.

Donna che pensa affacciata al balcone.

Gli schemi mentali ci condizionano

Perché gli schemi mentali ci condizionano? Trattandosi di un’esperienza talmente radicata, interna ed emotiva, quando vogliamo ragionare sulla situazione in cui ci troviamo, lo schema ha già segnato la strada da percorrere: si è già avviato.

Pensate alle situazioni della vostra vita quotidiana che si ripetono: la dipendenza emotiva in coppia, anteporre le necessità altrui alle proprie, cedere alle dipendenze. Può essere qualsiasi comportamento che danneggia, ma che è sempre lì, di cui liberarsi sembra impossibile nonostante la sofferenza provocata.

Ora ragioniamo: sappiamo che non è la strada da percorrere, che ci sono altre direzioni da prendere, che dopo averlo fatto stiamo malissimo. Ma nonostante questo, continuiamo a comportarci allo stesso modo tossico. Questo accade perché lo schema ha già riprodotto il modello comportamentale a cui siamo abituati.

In più, se qualcuno ci chiede perché continuiamo a comportarci allo stesso modo, non siamo in grado di dare una risposta valida. Sappiamo che non è giusto, che stiamo danneggiando la nostra vita, ma è molto difficile o quasi impossibile rinunciarci.

Questo perché lo schema mentale è altamente emotivo. Nasce dentro di noi, nel profondo. È il risultato di diverse esperienze vissute durante l’infanzia ed è come una bestia indomabile. Quando abbiamo davanti a noi quella “situazione rischiosa”, perdiamo il controllo. Lo schema ha già fatto il suo dovere.

Come possiamo cambiare questi schemi?

Essere passivi non aiuterà. È molto difficile che questo miracolo avvenga. Dovremo, quindi, fare un esercizio di analisi cosciente in cui entrano in gioco la decisione e la volontà.

Esistono diverse strategie e tecniche psicologiche che possono aiutare, cognitive, comportamentali o emotive.

Prima di tutto, bisogna iniziare a registrare, monitorare quelle situazioni che, in qualche modo, ci disturbano emotivamente. E non solo, ma anche quelle che ci fanno agire accecati dalla ragione.

Per esempio, un bambino in cui genitori non sono abbastanza presenti può sviluppare lo schema mentale di “abbandono”. Nella vita adulta, la persona sviluppa dipendenza emotiva e riproduce lo stesso modello con i partner, che finiscono per abbandonarla.

Uomo alla finestra che si sente in colpa.

È importante, quindi, capire e comprendere il modello, visualizzarlo nella vita quotidiana e controllare le situazioni in cui è presente la dipendenza emotiva, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Una volta registrato in un diario terapeutico personale, si possono analizzare i comportamenti e i pensieri che queste situazioni hanno in comune. Avete la tendenza a cedere nelle relazioni sociali? Fate fatica a interrompere le relazioni anche se non apportano alcun beneficio?

Dopo aver identificato i punti deboli, si possono definire strategie per evitare, per quanto possibile, che accada di nuovo. Rompere gli schemi significa affrontare, non con opposizione ma con intelligenza, ciò che lo schema ci chiede.

Se trovate difficile dire di no, cercate di non scappare dalle situazioni in cui dovete essere assertivi. Se instaurate relazioni tossiche per paura di rimanere soli, iniziate a esplorare tutto quello che di positivo può offrirvi la solitudine tanto temuta.

All’inizio sarà difficile e dovrete essere disposti a tollerare il disagio. Pensate che non siete abituati a scegliere questo modo di agire: i vostri automatismi vanno nella direzione opposta.

D’altra parte, a volte non importa quanto ci impegniamo, non avremo altra scelta che vivere con i resti di questi schemi per molto tempo.

Così, ci vorrà più tempo per cambiare il nostro modo di stare al mondo. Ma se estendiamo il Locus of control ai nostri schemi mentali, raggiungeremo il nostro obiettivo.


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  • Rodríguez Vílchez, E., La terapia centrada en esquemas de Jeffrey Young. Avances en psicología (2009)

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