Clever Hans, il cavallo che sapeva contare

La storia di Clever Hans, cavallo considerato fuori del comune, risale all'inizio del '900. Si dice che avesse memoria e intelligenza prodigiose. Il suo caso ha portato allo scoperto un errore di valutazione nel campo della ricerca. Entriamo nella storia!
Clever Hans, il cavallo che sapeva contare
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo, 2023

Clever Hans (Hans l’intelligente) è il nome di un famoso cavallo che impressionò l’opinione pubblica tedesca all’inizio del secolo scorso. L’animale fu mostrato in pubblico in numerose occasioni, durante le quali si esibiva in operazioni matematiche e altri esercizi. Dava sempre la risposa corretta.

La sua fama si diffuse oltre i confini tedeschi e su di lui furono scritti numerosi articoli. Tutto il mondo era affascinato dal prodigioso cavallo che rispondeva alle domande alzando la zampa e battendo con lo zoccolo per terra.

Divenne così popolare che furono scritte diverse canzoni in suo onore, nonché prodotti pupazzi a sua immagine, essendo diventato l’eroe dei bambini. E si poteva bere anche il liquore Clever Hans. A seguito di questo caso complesso, il cavallo ha dato il nome a un pregiudizio noto come effetto Clever Hans.

“Un pensiero erroneo può dare luogo a una ricerca fruttuosa che rivela verità di grande valore.”

– Isaac Asimov –

Clever Hans con il padrone.

Come nasce il caso di Clever Hans

Tutto ebbe inizio nell’estate del 1904, in una casetta di campagna a nord di Berlino. Cominciò a correre voce che un uomo chiamato Wilhelm von Osten, professore in pensione, aveva un cavallo più intelligente di molti esseri umani.

Per provarlo, lo faceva esibire periodicamente in spettacoli in cui, oltre a trottare con grande eleganza, l’animale dimostrava di saper fare le operazioni. Contava le persone, sapeva dire l’ora e quanti giorni ci fossero nel calendario.

Erano in molti a credere alla genialità di Hans l’intelligente. Non avendo il dono della parola, rispondeva alle domande colpendo a terra con lo zoccolo, abbassando la testa o muovendola a destra e a sinistra.

Quando chiedevano al proprietario da cosa dipendesse tanta abilità, il professore rispondeva che lo aveva educato come uno dei suoi tanti allievi. Diceva di avere usato una lavagna e di avergli insegnato a contare con l’abaco. Allo stesso modo, il cavallo aveva imparato a leggere e stava imparando a suonare l’armonica.

La commissione Hans

Sebbene la gente desse credito al vecchio maestro, alcuni scienziati non erano del tutto convinti della straordinaria intelligenza del cavallo. L’interesse suscitato fu tale che venne costituita una commissione di docenti all’Università di Berlino per studiare il fenomeno: la commissione Hans.

Gli esperti fecero visita alla casa di campagna e durante uno degli spettacoli comprovarono le capacità dell’animale. Sottoscrissero infine una lettera, che comprendeva 13 punti, in cui si attestavano le abilità di Clever Hans e si certificava che il professore non aveva destato speciale sospetti di frode.

Wilhelm von Osten spiegò alla commissione di aver utilizzato un metodo di insegnamento in auge presso un piccola etnia nomade, chiamata Khokhoi, che viveva in Africa. Tutti ne restarono meravigliati, compreso un esperto pedagogo il quale assicurò che il cavallo era dotato dell’intelligenza di un ragazzino di 13 o 14 anni.

Clever Hans indica un numero.

Un’indagine accurata

Lo psicologo Carl Stumpf decise che valeva la pena di studiare il fenomeno dal punto di vista scientifico. Incaricò il suo allievo Oskar Pfungst di esaminare a fondo le capacità del cavallo. Lo studente eseguì una serie di test e, quasi per caso, notò che se lui guardava la soluzione, il cavallo indovinava. Se non la guardava o se ignorava la risposta, il cavallo sbagliava.

Allo stesso modo, vide che quando si sussurrava la somma all’orecchio del cavallo, quest’ultimo non era in grado di fare l’operazione. Pfungst cominciò a sospettare che Hans potesse captare un qualche segnale dall’ambiente che gli consentiva di dare la risposta corretta nelle operazioni matematiche.

Così, e attraverso altri esperimenti, il ricercatore concluse che Hans era in grado di “leggere” l’atteggiamento degli esseri umani e quindi di indovinare. Evidentemente chi metteva alla prova Hans emetteva micro segnali con il corpo.

Guardava le zampe del cavallo quando si aspettava che cominciasse a contare e infine inclinava il corpo quando l’animale arrivava alla risposta corretta. La postura e l’espressione del viso della persona cambiavano, e il cavallo sapeva che quello era il segnale per smettere di battere con lo zoccolo.

Si trattava quindi un caso di condizionamento che ha rivelato, inoltre, che la presenza dell’esaminatore può condizionare le risposte del soggetto interrogato. Oggi, questa influenza nella sperimentazione è nota come effetto Clever Hans in ricordo di questo splendido animale.


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  • LA COMUNICACION, N. V. (1980). al campo de la comunicación no verbal. La inteligencia de Hans no residia en su capacidad para verbalizar o comprender.


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