Coltivare l'orto in quarantena: più che una moda

In questo periodo di lockdown sono in molti ad aver riscoperto il piacere di coltivare e di veder crescere le piantine nei semenzai. Anche prendersi cura delle piante, che presto daranno i loro frutti, è un modo per alimentare la speranza.
Coltivare l'orto in quarantena: più che una moda

Ultimo aggiornamento: 28 gennaio, 2021

È un’attività diffusissima nell’ultima fase di questo lockdown: coltivare l’orto in quarantena. Sulle terrazze, sui balconi o sul davanzale delle finestre prendono posto piccoli semenzai dove già spuntano, timide, le piantine. Germogli che, grazie alla nostra cura e pazienza, offriranno tra qualche mese ortaggi da portare in tavola.

Per tanti è molto più che una moda. I social network in questo momento abbondano di fotografie di persone, comuni o famose, nei loro piccoli orti casalinghi. Foto da centinaia di like che ci mostrano che è possible creare un orto biologico a partire dai semi, compensando con la creatività e l’ingegno la mancanza di spazio.

Ebbene, per gli esperti non è solo una delle tante mode. Non è nemmeno un semplice passatempo creativo per dimenticare per qualche ora che siamo in emergenza Coronavirus. Questo improvviso interesse è il tentativo di tornare a ciò che è primario, al contatto con la terra, alle nostre origini.

Non è frutto, quindi, del timore di restare senza cibo da un momento all’altro, una corsa all’autosufficienza per avere cipolle e pomodori sul balcone di casa per i tempi di carestia. Si tratta, piuttosto, di un ritorno alla natura per ritrovare la calma in questo tempo di crisi; è la riscoperta di qualcosa tanto elementare da essere rassicurante.

Coltivare l'orto in casa, piantine nel vaso

Coltivare l’orto in quarantena, il ritorno alla terra

Diceva il poeta Rabindranath Tagore che noi esseri umani abbiamo il costume di maltrattare la terra e che lei, in risposta, ci offre dei fiori. Di certo è così.

Colpisce vedere quante persone in questi giorni stanno ritornando a essa, al contatto con la madre terra che ci nutre, ci protegge, che letteralmente ci dà la vita. All’improvviso, il dono del tempo, essere obbligati a un ritmo più lento, intimo e rivolto all’introspezione, ha acceso la nostra curiosità verso la terra, i semi, i fiori, i frutti…

Coltivare l’orto sul balcone durante il confinamento non è un semplice capriccio. I benefici che offre sono molti e inaspettati.

Il giardinaggio per riconnetterci con noi stessi

Durante la quarantena tutti abbiamo cercato un nostro spazio. Un angolo per sentirci meglio, per pensare, per ritrovare la calma nella tragedia, in un mondo che dovrà cambiare.

Stiamo sopravvivendo come meglio possiamo, ma stiamo anche riscoprendo alcune verità. C’è chi crea, chi semplicemente ha bisogno di un riposo curativo per calmare l’ansia. E c’è chi ha scelto di dedicare qualche ora del suo tempo a un piccolo orto sul balcone.

Coltivare l’orto in casa durante la pandemia è un’attività salutare per la nostra mente.

Jennifer Atkinson, docente all’Università di Washington, ce lo spiega nel suo saggio Gardenland -Nature, Fantasy, and Everyday Practice. Coltivare l’orto o fare giardinaggio aiuta a gestire lo stress, permette di trovare soluzioni alternative ai problemi. E ci riporta in contatto con noi stessi.

Coltivare l’orto in quarantena: non per paura, ma per recuperare il contatto con la terra e vederla germogliare

Lo abbiamo detto all’inizio, coltivare un orto sul terrazzo durante la quarantena non è un comportamento di risposta alla paura: non temiamo di restare senza cibo.

Tuttavia, va notato che nei periodi di crisi e difficoltà economiche, l’orticoltura è sempre stata una pratica comune. Forse ci è rimasta come scappatoia istintiva.

Che sia per necessità o meno, è innegabile: seminare, veder crescere una pianta per poi raccogliere frutta o verdura, è una delle attività più gratificanti. Lo è sempre stato. Riprendere contatto con la terra ci riporta ai valori primari e non ci dona solo piacere.

C’è un senso di speranza nel vedere come si sviluppano le foglie, i fiori e, infine, il frutto pende dalla pianta in attesa di essere raccolto.

Pianta di pomodori

L’orto in quarantena: un’alternativa ai dispositivi elettronici

Dedicarsi all’orto durante la pandemia vuol dire offrire riposo al cervello. Per tutta la quarantena la tecnologia ci è venuta in soccorso, non possiamo negarlo. Grazie a essa abbiamo mantenuto i contatti con amici, familiari, colleghi.

Gli schermi del computer e del cellulare hanno riempito le nostre giornate stendendo un ponte verso i nostri cari lontani. Ma spesso, quando la videochiamata o la telefonata finisce, ci assale un senso di vuoto. 

Possiamo riempirlo con il giardinaggio e i mini-orti sul balcone. Coltivare è creare, entrare in sintonia con la terra, imparare l’arte della cura e della pazienza.

Le giornate passano più in fretta osservando una pianta che cresce, che dispiega le sue foglie, che si riempie di piccoli frutti… Non costa nulla provare a immergerci in questa pratica ancestrale che offre molto più della semplice sussistenza.


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  • Atkinson, Jennifer (2002) Gardenland. Nature, Fantasy, and Everyday Practice. New York. Criticism

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