La solitudine nei nostri anziani: come riconoscerla?

La solitudine non voluta è un'emozione devastante. Quando colpisce la popolazione anziana, il consiglio è riconoscerla e trovare una soluzione, perché si tratta di un potente fattore di rischio del deterioramento della salute mentale.
La solitudine nei nostri anziani: come riconoscerla?
Gorka Jiménez Pajares

Scritto e verificato lo psicologo Gorka Jiménez Pajares.

Ultimo aggiornamento: 01 aprile, 2023

Vi siete mai sentiti soli e desiderosi di essere in compagnia? Avete sentito il vuoto che produce la solitudine? Avete sperimentato la tristezza e la frustrazione che derivano dal sapere che siamo soli? Queste domande sono un esercizio per esercitare l’empatia. La realtà è che la solitudine è un’emozione sempre più presente nella società e colpisce in modo particolare la popolazione anziana. Per questo motivo, oggi vogliamo parlare di come riconoscere la solitudine nei nostri anziani, con l’obiettivo di prevenirla.

Esistono due tipi di solitudine, quella che cerchiamo quando abbiamo bisogno di disconnetterci dal mondo che ci circonda per “riconnetterci” a esso in un secondo momento, e la solitudine che viene imposta, lungi dall’essere ricercata, che agisce come lastre di marmo e ci rallenta., ci rattrista, ci deprime e ci isola.

Uomo anziano triste seduto
La solitudine nella vecchiaia è un potente predittore del suicidio e sta a noi individuarla e combatterla.

La solitudine

Si tratta di una condizione. Può sembrare strano, perché è anche un’emozione, ma è così. La solitudine è una situazione complessa in cui influiscono una moltitudine di fattori di rischio. Un fattore di rischio è un evento o una caratteristica che aumenta la probabilità di sperimentare la solitudine. Inoltre, i fattori di rischio accentuano anche l’intensità dell’emozione della solitudine quando questa si deposita nel profondo del nostro corpo.

Per il Ministero delle pari opportunità, delle politiche sociali dell’Andalusia, i fattori di rischio che influenzano la solitudine possono essere classificati in tre categorie:

  • Fattori personali, che si riferiscono a questioni come “genere”, tratti della personalità, livello di istruzione e socioeconomico o stato di salute.
  • Fattori familiari, soprattutto quando i rapporti familiari sono cattivi o carenti. Qui è compreso anche il nido vuoto, che è l’esperienza che accompagna l’uscita dei bambini da casa.
  • Fattori contestuali, cioè della situazione in cui ci troviamo, come l’uscita dal mercato del lavoro a seguito del pensionamento, la scarsa rete sociale o l’assenza di attività piacevoli.

Inoltre, essere una persona che si prende cura di altre persone è anche un fattore di rischio, poiché può generare sentimenti di isolamento causati dalla preoccupazione per il benessere della persona assistita in caso di assenza.

La solitudine nei nostri anziani: come identificarla

Esiste uno strumento che può aiutarci in tal senso: la scala ESTE II per misurare la solitudine. Attraverso questa scala possiamo valutare e rilevare la solitudine in varie aree:

Solitudine familiare

Si dice che la famiglia sia ben lungi dall’essere scelta, a differenza delle amicizie. Tuttavia, i legami familiari forti, ricchi e nutrienti fungono da cuscino che attutisce la solitudine. Per esplorare quest’area possiamo porre domande come:

  • Quante volte vi sentite come se non ci fosse nessuno in giro?
  • Vi sentite vicini alla vostra famiglia?
  • Vi sentite parte di una famiglia?
  • Vi prendete cura della famiglia e la famiglia si prende cura di voi?

Purtroppo sono sempre di più i casi in cui i figli tendono a dimenticarsi dei genitori. Perché ci sono figli che non fanno visita ai genitori ? A volte accade a causa di un bisogno emotivo da parte dei figli quando si tratta di tagliare il legame con i genitori. In ogni caso, è possibile che questi comportamenti generino sentimenti di frustrazione e disperazione che alimentano ulteriormente l’emozione della solitudine.

La solitudine di tipo affettivo

Il celibato è un cattivo compagno nel viaggio della vita. La mancanza di un partner per stare con noi durante l’ultimo tratto della nostra vita può essere difficile e può avere un ruolo nella solitudine che proviamo. Per capirlo possiamo chiederci cose come:

  • Vi sentite come se aveste qualcuno con cui condividere la vostra vita?
  • Avete un partner romantico che vi dà il supporto e l’incoraggiamento di cui avete bisogno?
  • Avete qualcuno che soddisfi i vostri bisogni affettivi?

Qualla sensazione di essere soli affettivamente può comparire anche dopo la perdita di una persona cara. In questo senso, la solitudine è aggravata dal processo di lutto e può richiedere coccole e cure speciali. Molto probabilmente, sarà necessario prestare maggiore attenzione ai nostri anziani quando stanno metabolizzando la perdita del loro partner.

Figlia maggiore che parla al telefono con sua madre
Sostenere l’anziano dopo la perdita del partner è fondamentale.

La solitudine nei nostri anziani: aspetto sociale

Il sostegno sociale percepito ha più a che fare con ciò in cui crediamo che con ciò che abbiamo. Pertanto, una persona che ha una rete sociale ampia e ricca, con molti amici, può sentirsi molto sola. Esempi di domande contenute nella scala ESTE II sono:

  • Avete qualcuno con cui poter parlare dei vostri problemi quotidiani?
  • Avete amici o familiari quando ne avete bisogno?
  • Pensate che ci siano persone che si prendono cura di voi?
  • E di notte, vi sentite soli?

In conclusione, l’importanza di sapere di avere un supporto è più legata alla percezione e valutazione che facciamo che alla quantità.

“La solitudine è la triste convinzione di essere esclusi, di non avere accesso a quel mondo di interazioni, essendo una condizione di disagio emotivo che nasce quando una persona si sente incompresa o rifiutata dagli altri o manca di compagnia per le attività desiderate, sia fisiche che intellettuali, o per raggiungere l’intimità emotiva.

-Madoz-


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