Come spiegare la morte ai bambini

Come spossiamo spiegare la morte ai bambini? In questo articolo vi diremo come fare in base all'età, dalla prima infanzia all'adolescenza.
Come spiegare la morte ai bambini

Ultimo aggiornamento: 22 ottobre, 2020

Come possiamo spiegare la morte ai bambini? Prima di rispondere a questa domanda, analizzeremo un altro aspetto: il lutto, ovvero il modo in cui si affronta una perdita.

Il lutto è un processo complesso che affrontiamo quando perdiamo una persona cara, quando ci separiamo da qualcuno che amiamo, quando perdiamo il lavoro o quando si presenta una disabilità. È un percorso di riorganizzazione e ristrutturazione della realtà che ci permette di adattarci alla nuova vita dopo la perdita di qualcuno o qualcosa.

In questo articolo chiariremo come spiegare la morte ai bambini seguendo le linee guida e i consigli degli esperti. Come vedremo, questi variano leggermente a seconda dell’età e al modo in cui il bambino percepisce il concetto di morte in base alla sua fase evolutiva.

Inizieremo con l’individuare la fase di sviluppo (psicologico, sociale, linguistico, ecc.) in cui si trovano i bambini in base alla loro età. In seguito, vedremo come possiamo spiegare loro la morte di una persona cara. Conoscere la fase di sviluppo del bambino è essenziale per decidere quale linguaggio e quali linee guida usare.

“Qualsiasi tentativo di eliminare il dolore lo acuisce. Bisogna attendere che venga metabolizzato e poi il gioco ne dissiperà i residui.”

-Samuel Johnson-

Bambino pensieroso che guarda dalla finestra.

Come spiegare la morte ai bambini in base all’età

Prima infanzia

La prima infanzia comprende il periodo che intercorre tra la nascita e i primi due anni di vita. A questa età, il mondo dei bambini ruota intorno alle routine della vita quotidiana e alle relazioni con chi li accudisce.

A due anni, lo sviluppo del linguaggio è in pieno svolgimento e i bambini capiscono e pronunciano le parole che fanno parte della loro vita quotidiana. Riescono a sentire ed esprimere le emozioni di base, come il piacere o la rabbia, attraverso il loro comportamento.

Cosa è il lutto a questa età? A due anni i bambini non capiscono ancora cos’è la morte. Ovviamente, se il decesso riguarda uno dei genitori, ciò avrà delle ripercussioni sul bambino, anche se non riesce a capire esattamente cos’è successo.

Bisognerà, pertanto, mantenere per quanto possibile la routine del bambino. Se possibile, le varie attività quotidiane devono essere svolte insieme a una delle figure di riferimento principali.

In questo contesto gli adulti devono fare attenzione al modo in cui esprimo il loro dolore, perché potrebbe creare angoscia nel bambino. Fino ai due anni, i bambini esprimono le loro emozioni attraverso il comportamento e non tramite il linguaggio.

Il lutto nella prima infanzia è vissuto in maniera particolare. È importante far sentire i bambini accuditi e mantenere inalterati i contatti con le sue figure di riferimento.

Come fare?

Anche se nella prima infanzia la comprensione della morte è molto limitata, la notizia del decesso deve essere comunicata. Come? Se il bambino ha già sviluppato il linguaggio, bisogna utilizzare parole o frasi semplici e brevi, e dare la notizia in modo chiaro mantenendo la calma e facendo sentire il bambino al sicuro.

Il triste evento dovrà essere comunicato dalla figura di riferimento in un luogo confortevole e familiare. In quale momento? Innanzitutto, l’adulto deve sentire di poter controllare le proprie emozioni.

Dopo aver dato la notizia, il bambino deve avere la possibilità di riprendere a giocare o a svolgere le sue attività quotidiane. Il ritorno alla normalità è fondamentale in questa fase.

Come spiegare la morte ai bambini di 3-5 anni (età prescolare)

Tra i tre e i cinque anni di solito  i bambini sono irrequieti, curiosi e iniziano ad acquisire autonomia (oltre a rivendicarla). Il linguaggio si consolida, iniziano ad alimentare le loro fantasie, ma compaiono anche le prime paure.

A livello mentale, il pensiero è egocentrico; ciò significa che intendono il mondo dal loro punto di vista e in base alle loro esperienze. Non sono dunque flessibili nell’interpretazione degli eventi.

Come intendono la morte in questa fase? Secondo gli esperti, i bambini non capiscono che la morte è universale e che tutti dobbiamo morire prima o poi. Il loro concetto di morte è reversibile (ovvero cambia). Il loro modo “magico” di pensare li induce a confondere un pensiero con un fatto. Per esempio, credono che se pensano alla morte, accadrà.

Cosa fare?

Secondo gli esperti, dobbiamo dare una spiegazione concreta e reale basata sulla loro vita quotidiana e sulle loro esperienze. Questo compito spetta alla figura di riferimento principale quando il bambino è calmo e si trova in un luogo a lui familiare, dove si sente sicuro.

Potete comunicare la triste notizia il prima possibile, non c’è bisogno di aspettare. Infine, bisogna dare al bambino la possibilità di risolvere i suoi dubbi (se ne ha).

Come spiegare la morte ai bambini di 6-9 anni

A questa età i bambini sono già autonomi e hanno sviluppato il linguaggio, dunque sanno parlare e capiscono concetti astratti e simbolici. Il loro pensiero, inoltre, è più flessibile e riflessivo e sono molto curiosi. Infine, la maggior parte dei bambini a quest’età è in grado di comprendere la differenza tra realtà e fantasia.

Iniziano a intendere la morte come un evento irreversibile e capiscono anche che quando moriamo il corpo smette di funzionare. Non la considerano una realtà che può riguardarli in prima persona, ma temono che possa accadere a una persona cara.

Cosa fare?

È importante non usare metafore perché possono fuorviarli e generare dubbi e confusione. È normale che in questa fase vogliano molte spiegazioni, dunque dobbiamo essere disposti a rispondere alle loro domande in modo franco e chiaro.

La comunicazione della notizia deve avvenire attraverso una spiegazione chiara, reale e breve. Inoltre, non bisogna aspettare molto per comunicarla.

Come spiegare la morte ai bambini tra i 10-13 anni (preadolescenza)

A questa età iniziano i cambiamenti della pubertà. I preadolescenti hanno già la padronanza del linguaggio e il loro modo di pensare li fa ragionare in maniera logica su situazioni astratte. Riescono a identificare ed esprimere emozioni complesse (come la delusione) e capire che emozioni diverse possono coesistere simultaneamente.

Nella preadolescenza il concetto di morte è completamente sviluppato e, in relazione a esso, i bambini comprendono quanto segue:

  • La morte è irreversibile.
  • Il corpo smette di funzionare.
  • Moriamo tutti (anche loro).
  • Hanno paura della morte.

Cosa fare?

Come per le fasi precedenti, va comunicata in modo chiaro, breve e sincero. Dovete trovare un luogo intimo e tranquillo e permettere al preadolescente di esprimere le sue emozioni e comunicare i suoi dubbi. In questo modo potrà porvi le sue domande e sfogarsi.

Padre che consola il figlio triste.

Adolescenza

Infine, arriviamo all’adolescenza, fase della crescita dei figli caratterizzata da continui cambiamenti in tutti i sensi. La maggior parte degli adolescenti inizia una “lotta” per l’indipendenza che li porterà a conoscere se stessi e l’ambiente che li circonda.

In seguito a ciò, il lutto durante l’adolescenza è vissuto in maniera diversa rispetto all’infanzia o all’età adulta.

È una tappa delicata della crescita segnata da momenti di particolare vulnerabilità. In questa fase la perdita di una persona cara ha un significato particolare perché si è avuto il tempo di conoscerla e si è in grado di capire cos’è la morte.

Come vivranno la perdita? Il dolore sarà più o meno intenso a seconda dell’intimità e del rapporto che avevano con la persona defunta. Influiscono anche le circostanze del decesso e se si è avuta o meno la possibilità di dare un ultimo saluto al defunto prima del decesso.

Cosa fare?

Si tratta di una fase particolarmente delicata della crescita dei figli, quindi, bisogna spiegare con precisione le cause della morte.

Le persone più vicine all’adolescente dovranno comunicare la notizia, preferibilmente in un luogo appartato e il prima possibile. Bisogna farlo in maniera chiara e concisa, rispettando il/la ragazzo/a e mettendosi a disposizione per risolvere eventuali dubbi o rispondere alle domande.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Parc Taulí de Sabadell, Hospital Universitari. (2020). El dol en les diferents etapes. Equip de Psicologia Clínica del Servei de Salut Mental Infanto-juvenil de la Corporació Sanitària Parc Taulí de Sabadell.
  • Societat Catalana de Pediatria (www.sccpediatria.cat)

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.