Comunicazione empatica con il paziente oncologico

Comunicazione empatica con il paziente oncologico
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

La comunicazione empatica con i pazienti oncologici è fondamentale per dare loro tutta l’attenzione che meritano. La vicinanza del personale medico, la comprensione e un adeguato approccio socio-emotivo consentono ai pazienti malati di cancro di affrontare meglio la realtà della loro situazione, così come i diversi trattamenti a cui devono sottoporsi.

Tutti sappiamo o possiamo immaginare cosa significhi ricevere una diagnosi di cancro. Il cancro è pur sempre una malattia, ma invece di essere visto come la fine, in realtà è un inizio. Un inizio piuttosto decisivo che ci richiede di tirar fuori il meglio di noi stessi come pazienti o come familiari o amici.

Questo inizio richiede di sottoporsi a uno o vari trattamenti e mettere in pratica adeguate strategie psicologiche ed emotive per affrontare la dura vita di tutti i giorni. Per questo motivo, il rapporto con il personale sanitario è importante, quasi prioritario, perché i medici e gli infermieri devono essere in grado di dare il meglio di sé.

La comunicazione empatica con il paziente oncologico è un’arteria di salute, un legame quotidiano, un vincolo di forza nella relazione medico-paziente o personale sanitario-paziente. In assenza di questo fattore i pazienti vengono trattati con disinteresse, da manuale o peggio, con freddezza. Sono atteggiamenti e comportamenti che hanno un’influenza negativa sul paziente lasciandolo in una situazione di totale vulnerabilità.

Medico e paziente

La comunicazione empatica in oncologia: un fattore importante

Il personale del sistema sanitario è eccezionale. La dedizione con cui medici e infermieri fanno il loro lavoro è encomiabile, sono portatori innati di benessere e soprattutto di savoir faire. Non tutti i paesi possono vantare questa fortuna, infatti sia l’accesso al sistema sanitario sia lo sviluppo di adeguati protocolli di cura e assistenza non prevedono ovunque la stessa qualità.

Ad esempio, in molti paesi europei da anni vengono praticate e affinate determinate competenze comunicative e psico-emotive, mentre negli Stati Uniti la comunicazione oncologica e la sua applicazione nel sistema sanitario sono relativamente nuove. Ci saranno sicuramente delle eccezioni, ma dipendono dalle qualità del singolo operatore socio-sanitario. Dal 2016 sono stati realizzati diversi studi su questo tema.

L’obiettivo di questi lavori e relative pubblicazioni è tanto semplice quanto prioritario: rendere il personale sanitario competente in materia di comunicazione oncologica. Al di là delle competenze e abilità “pratiche” della propria professione, quelle comunicative e quelle relative alla psicologia emotiva non sono innate. È necessario allenarle e per questo è fondamentale che i protagonisti della salute ricevano una formazione adeguata e specifica in quest’ambito così delicato e al contempo complesso.

Infermiera abbraccia una paziente

Abilità da sviluppare per una comunicazione empatica efficace con i pazienti oncologici

La comunicazione empatica con i pazienti malati di cancro richiede di saper ascoltare, comunicare, rispondere e intuire i bisogni del paziente. Significa anche saper impiegare le risorse e le strategie adeguate a seconda del paziente e dei suoi particolari bisogni. Tutto questo garantisce cure e attenzioni complete al paziente, cosa che, molto spesso è efficace al di là del trattamento o degli interventi chirurgici.

Esistono alcune abilità fondamentali che definiscono la comunicazione empatica con i pazienti oncologici:

Saper comunicare e saper chiedere

I professionisti del sistema sanitario sanno di dover dare regolarmente brutte notizie: diagnosticare un cancro, informare circa un intervento chirurgico, comunicare l’inefficacia di un trattamento o la progressione di una malattia, invece della sua remissione. Non sono situazioni facili per nessuno e i medici e gli infermieri devono saperlo comunicare nel modo giusto.

D’altra parte, non basta semplicemente “informare”. I professionisti della salute devono anche saper formulare le domande al paziente per verificare se ha compreso le informazioni date, il modo in cui le ha assimilate ed eventuali bisogni o necessità supplementari, oltre a quelle ordinarie (ad esempio supporto psicologico in aggiunta al trattamento).

Empatia

Medici, infermieri, operatori socio-sanitari, insomma tutto il personale di un ospedale o di un centro medico, soprattutto dei reparti oncologici, sanno che l’empatia verso i pazienti è fondamentale. La tensione emotiva, i blocchi psicologici, le paure, l’atteggiamento difensivo e la rabbia sono presenti sia nei pazienti sia nei familiari ed è un aspetto che bisogna saper gestire.

Modelli di processo decisionale condiviso (PDC)

I modelli di processo decisionale condiviso sono un altro pilastro importante nell’ambito delle cure mediche. Si tratta di coinvolgere i pazienti nel processo di cura in modo tale che non vedano il medico come qualcuno che prende le decisioni al posto loro o che dispone di tutta l’autorità.

Secondo questi modelli, il paziente e la sua famiglia devono essere sempre partecipi e coinvolti nel percorso di cura. In questo senso, prendono le decisioni insieme all’équipe medica e accettano l’impegno di lavorare, lottare e andare avanti in maniera attiva.

Affinché questo avvenga e ci sia armonia nel rapporto quotidiano medico-paziente, i professionisti della salute devono conoscere a fondo e saper mettere in pratica questi modelli decisionali.

Donna malata di cancro abbraccia la figlia

Come potete vedere, la comunicazione è un fattore di primaria importanza nella cura del paziente oncologico. La lotta costante contro la malattia non spetta solo al paziente. Il sostegno familiare e sociale, così come un’assistenza sanitaria adeguata e di qualità, delineano un circolo di potere che dà sollievo e speranza al paziente che ne ha sicuramente bisogno.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.