Condiscendenza o il volto nascosto del narcisismo

La condiscendenza comprende le cure che la persona fornisce a un'altra con un atteggiamento di superiorità. È la culla della falsa gentilezza e la causa di molte relazioni insoddisfacenti.
Condiscendenza o il volto nascosto del narcisismo

Ultimo aggiornamento: 16 ottobre, 2022

La condiscendenza è un atteggiamento non solo socialmente accettato, ma anche molto gradito in alcune circostanze in quanto permette di evitare conflitti. Quasi a tutti piace che gli altri siano gentili, anche quando quella gentilezza è falsa. Qual è il problema, allora? Perdita di valore nella comunicazione.

La condiscendenza fa sì che i rapporti con gli altri mantengano una certa armonia, ma il prezzo pagato per questo è un’artificiosità che difficilmente ci farà stare bene. Oltre a ciò, questo atteggiamento potrebbe anche essere espressione di narcisismo.

La condiscendenza è più un comportamento socialmente condizionato che un pregio. È facilmente confuso con genuina cordialità, cortesia o tolleranza. La differenza tra queste dimensioni risiede nella sincerità.

Possiamo essere franchi senza rinunciare alla gentilezza, alla tolleranza e alla cortesia. Al contrario, la condiscendenza lascia sempre un retrogusto amaro.

“Da come percepiamo e accogliamo gli altri, coloro che sono diversi, si può misurare il nostro grado di barbarie o civiltà. I barbari sono coloro che ritengono che gli altri, perché non somigliano loro, appartengano a un’umanità inferiore e meritino di essere trattati con disprezzo o condiscendenza”.

-Tzvetan Todorov-

Uomo che dice al suo collega come lavorare.
A volte il prezzo della condiscendenza è l’artificiosità nelle relazioni.

Cos’è la condiscendenza?

La Treccani definisce la condiscendenza come la “facilità a concedere qualche cosa, a compiacere, o a tollerare le azioni o il comportamento di altri”. Mossa da gentilezza, diviene dunque espressione di empatia. Si riferisce ad azioni specifiche in circostanze specifiche.

Per esempio, chinarsi a prendere l’ombrello caduto a una persona anziana e restituirglielo anche se ciò significa arrivare con mezzo minuto di ritardo a un appuntamento.

Si è condiscendenti anche quando qualcuno reagisce in modo esagerato lasciandosi travolgere dalla rabbia. A volte questo atteggiamento non viene biasimato perché si capisce che la persona sta attraversando un brutto momento.

Ma c’è anche la condiscendenza che manca di tale empatia, ma finge di averla. Si verifica quando l’altro è deliberatamente minimizzato, infantilizzato o umiliato quando si è apparentemente gentili o premurosi nei suoi confronti.  In questo caso, la condiscendenza è espressione di superiorità, mascherata da buone maniere.

Narcisismo

La condiscendenza è presente in molti comportamenti quotidiani, ma spesso passa inosservata perché percepita come gentilezza. L’autore di simili atteggiamenti sente di aver fatto un favore e lo stesso vale per il destinatario, che però avverte un certo disagio.

Un classico esempio è il consiglio non richiesto o che viene dato di malavoglia. Come quando durante una conversazione uno offende e poi incolpa l’altro di arrabbiarsi troppo facilmente. È inaccettabile dare lezioni di autocontrollo dopo aver aggredito oppure offeso.

La condiscendenza è presente anche nell’elogio egoistico, caratterizzato da elementi avversativi come “ma” o “sebbene”. “Sei molto intelligente, anche se non hai mai studiato” oppure “hai fatto un ottimo lavoro, ma continui a sbagliare”.

Anche l’uso di soprannomi che ironizzano o sminuiscono è falsamente gentile; come il superiore che chiama un impiegato “capo” o usare i diminutivi in base alla posizione lavorativa.

Amici che parlano.
La condiscendenza senza empatia lascia l’amaro in bocca.

Condiscendenza e franchezza

A volte non si nota, ma si avverte sempre. Ecco perché alcune persone mostrano un certo rifiuto nei confronti di coloro i quali, in apparenza, sono molto amichevoli.

Questo è anche il motivo per cui alcuni amici o partner non sono completamente felici. “Qualcosa” rende artificiale la comunicazione e non si sa cosa dire o provare. Come quando ci danno una pacca sulla spalla o sulla testa e aggiungono “Bravo ragazzo!” come se la persona stesse parlando con il proprio animale domestico.

La condiscendenza non è, come regola generale, un atteggiamento salutare. L’apertura è essenziale per instaurare legami sani e significativi con gli altri.

Essere sinceri non vuol dire essere brutali o maleducati. Si può essere empatici e schietti al tempo stesso. Ciò consente di instaurare relazioni mature che arricchiscono la vita.


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  • Fernández Alba, A. (1972). De la arquitectura de la condescendencia a la arquitectura de la contestación. Triunfo, (498), 32-33.
  • Flores, N. H. (2004). La cortesía como búsqueda del equilibrio de la imagen social. In Pragmática sociocultural: estudios sobre el discurso de cortesía en español (pp. 95-108). Ariel.

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