Corteccia entorinale e consolidamento della memoria
Da tempo sappiamo che i primi campanelli d’allarme del morbo di Alzheimer hanno origine nella corteccia entorinale, un’area direttamente collegata all’ippocampo e fondamentale per tutti i processi associati alla memoria episodica, autobiografica e spaziale. Si tratta, inoltre, della struttura che protegge la nostra identità e la nostra capacità di adattamento all’ambiente.
I progressi neuroscientifici degli ultimi anni riguardo all’Alzheimer sono promettenti. Sappiamo già che si verifica un accumulo della proteina TAU in quest’area cerebrale che favorisce una lenta neurodegenerazione. Lo studio pubblicato sul Journal of Neuroscience ci dà delle speranze.
Si è visto che la stimolazione elettrica alla corteccia entorinale aumenta la produzione delle cellule granulari dentate, che vengono a poco a poco assimilate dalle reti dell’ippocampo. Vale a dire che si verifica la neurogenesi, processo che nel soggetto con Alzheimer tende a migliorare leggermente le abilità cognitive associate alla memoria.
Si tratta di piccoli passi avanti, non c’è dubbio. Eppure, al giorno d’oggi le tecniche che si basano sulla stimolazione non invasiva del cervello stanno dando risultati degni di nota. Vi invitiamo a scoprire più nel dettaglio la corteccia entorinale.
Per molti, le neuroscienze sono la branca della scienza più affascinante, e questo perché il cervello è l’oggetto di studio più affascinante al mondo. Ogni cervello umano è unico, rende una persona unica e definisce chi è.
-Stanley B. Prusiner-
Funzioni della corteccia entorinale
La corteccia entorinale è un’area del cervello situata nel lobo temporale mediale. Spesso viene definita come l’area di “interfaccia”, attiva nel continuo processo comunicativo tra l’ippocampo e la neocorteccia. Dobbiamo sottolineare che si divide in due regioni: quella mediale e quella laterale.
Si tratta di una struttura connessa a diverse aree cerebrali. Per esempio, collabora con le vie dell’olfatto e della vista. Inoltre, è associata ai lobi temporali, parietali e frontali. Come già detto, però, il suo compito principale è quello di ponte con l’ippocampo.
È importante sapere che l’interesse per la corteccia entorinale è sorto sul finire del XIX secolo, grazie a Santiago Ramon y Cajal. Durante i suoi studi sul funzionamento del sistema nervoso, scoprì una particolare area della corteccia temporale posteriore che attirò subito la sua attenzione.
L’enorme quantità di connessioni che presentava con l’intero cervello si dimostrò affascinante. Vediamo nelle righe che seguono tutte le funzioni di quest’area cerebrale.
Memoria dichiarativa e spaziale
Alla corteccia entorinale dobbiamo due tipi di memoria: dichiarativa e spaziale. Questo significa che la costante connessione con l’ippocampo ci permette, tra le altre cose, di assimilare gli eventi che rientrano nella nostra memoria dichiarativa, episodica e semantica.
In quest’area si trova, per così dire, la nostra identità, la nostra narrativa interiore, la nostra storia personale. Oltretutto, ci aiuta a orientarci nello spazio che ci circonda, a collocarci in qualunque scenario.
Memoria emotiva
La corteccia entorinale invia e riceve informazioni da e verso l’ippocampo, la struttura principale del sistema limbico. Non dimentichiamo che quest’ultimo è connesso anche all’amigdala, è dunque inevitabile che ogni ricordo abbia anche una componente emotiva. Tutti questi processi, vengono integrati e immagazzinati in questa piccola struttura così importante.
Centro dell’olfatto
La corteccia entorinale ingloba diverse parti della corteccia olfattiva. Nel regno animale, e soprattutto nei predatori, occupa una porzione più estesa, ma negli umani e nei primati solo il 10% del bulbo olfattivo corrisponde alla corteccia entorinale.
Ciononostante, si ipotizza che negli umani questa connessione stimoli soprattutto la memoria olfattiva, senso a cui spesso associamo specifici fatti del passato e gli odori che ce li ricordano.
La corteccia entorinale e la malattia
Eventuali anomalie a carico della corteccia entorinale sono associate a patologie di diversa natura. La più nota è il morbo di Alzheimer. Così, l’accumulo della proteina Tau mutata, insieme agli ammassi neurofibrillari che produce, tende a verificarsi soprattutto in quest’area.
Studi come quello condotto dalla Columbia University Medical Center, ed eseguiti mediante risonanza magnetica funzionale, riconoscono in quest’area del cervello la porta d’accesso a questa patologia così devastante. Oltre a ciò, è stato possibile verificare che il deterioramento entorinale provoca disturbi cognitivi che, poco per volta, riducono il volume dell’ippocampo. Quest’ultimo è una condizione tipica dei pazienti con demenza tipo Alzheimer .
D’altro canto, un’altra malattia viene associata alla corteccia entorinale: la schizofrenia. Uno studio condotto dall’Università di Udine ha evidenziato una chiara riduzione di quest’area in tutti i pazienti schizofrenici. Colpisce soprattutto l’emisfero destro, provocando un’asimmetria strutturale molto interessante.
Per concludere, i progressi neuroscientifici degli ultimi anni ci offrono numerosi dati sulla nostra architettura e sulle funzioni cerebrali. Questo è senz’altro vantaggioso.
Per esempio, sapere che patologie come l’Alzheimer e la schizofrenia sono riconducibili alla corteccia entorinale ci aiuta a sviluppare strategie idonee a bloccarne il decorso e a migliorare la vita del paziente in un futuro, ci auguriamo, non così lontano.
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