David Cooper, il primo antipsichiatra
David Cooper è considerato uno dei fondatori del movimento chiamato antipsichiatria, insieme a Ronald Laing, Thomas Szasz e Michel Foucault. Questa corrente nacque negli anni sessanta e il suo principale obiettivo fu, ed è, denunciare le lacune, i problemi teorici e gli abusi nella pratica della psichiatria.
Lo stesso David Cooper studiò psichiatria. Lavorò in diversi ospedali psichiatrici a Londra ed entrò in contatto diretto con pazienti affetti da schizofrenia. A partire dalla sua esperienza e grazie all’influenza di altri pensatori, scrisse varie opere considerate centrali nel movimento antipsichiatrico.
“In realtà, ai bambini non viene insegnato come sopravvivere nella società, bensì come sottomettersi a essa.”
-David Cooper-
Fu proprio David Cooper il primo a utilizzare il termine antipsichiatria o contropsichiatria per riferirsi a quel gruppo di intellettuali che constatavano gravi carenze teoriche e pratiche nella psichiatria. A Cooper si devono vari postulati che mettono in discussione questa disciplina e che per il momento non sono stati invalidati.
La storia di David Cooper
David Cooper nacque a Città del Capo (Sudafrica) nel 1932, con cittadinanza britannica. Secondo le sue stesse parole, la sua famiglia era “comune”, per cui trascorse un’infanzia e un’adolescenza piuttosto tranquille. Cooper studiò musica, ma in seguito scoprì che la sua vera vocazione era la medicina. Quindi, si iscrisse alla facoltà di medicina e si laureò nel 1955.
In quell’epoca, il Sudafrica si trovava in pieno apartheid. Cooper, che era contrario alla segregazione, praticò la medicina curando la popolazione nera nelle strutture sanitarie a essa destinate. In seguito si trasferì a Londra, città in cui lavorò come psichiatra presso vari ospedali.
David Cooper si sposò con una donna francese, con la quale ebbe tre figli. In seguito, ebbe una relazione con Juliet Mitchell, leader del movimento femminista anglosassone. Anche lei era specialista in psicoanalisi lacaniana. Questa relazione ebbe una grande influenza su Cooper.
L’esperienza di Villa 21
David Cooper lavorò in un ospedale psichiatrico di Londra nel quale fu creato un celebre programma, nel reparto 21, che fu denominato Villa 21. Lì curò una grande quantità di pazienti schizofrenici e fu proprio questa pratica ad allontanarlo totalmente dalla psichiatria.
Cooper iniziò a mettere in discussione le teorie di Eugen Bleuler, principale ispiratore dei trattamenti psichiatrici in voga in quell’epoca. Promosse l’idea che la schizofrenia o “pazzia”, come viene genericamente chiamata, non è una malattia mentale, ma un’esperienza o un passaggio. In altre parole, si tratta di una specie di viaggio fuori dalla realtà, dal quale si può sempre ritornare.
David Cooper affermò che esistevano tre tipi di pazzia, che sono:
- Demenza. Chiamava così la schizofrenia determinata dalle condizioni sociali disastrose in cui sono costrette a vivere alcune persone.
- Viaggio interiore. Si riferisce al processo di rottura con le esperienze precedenti alienate e la nuova strutturazione di un progetto di vita personale.
- Demenza sociale. Corrisponde a una risposta disorganizzata ad ambienti “malati”, come la famiglia, il lavoro, ecc. La pazzia sarebbe l’unica soluzione possibile.
L’antipsichiatria
David Cooper condusse degli esperimenti azzardati in Villa 21. Interruppe la cura a molti pazienti. Inoltre, permise agli internati di accumulare rifiuti e di relazionarsi a essi. Secondo lui, o andavano all’inferno o tornavano. Era un “passaggio all’azione”.
Cooper pensava che se fossero ritornati verso quelle zone primitive del loro essere, sarebbero guariti. Generò molte polemiche, ma allo stesso tempo dimostrò che la schizofrenia poteva essere curata, cosa considerata impossibile al tempo.
Da quel momento, David Cooper diventò un riferimento globale dell’antipsichiatria. Intraprese in tutto il mondo un intenso lavoro di difesa delle sue tesi. Fu affiancato da Ronald Laing e Herbert Marcuse. Successivamente si stabilì a Parigi, dove lavorò gomito a gomito con figure come Michel Foucault, Gilles Deleuze e Robert Castel a sostegno dei diritti umani, in diverse aree del campo medico e sociale.
Poco alla volta si trasformò in una specie di icona dei meno fortunati. Il suo aspetto cambiò radicalmente, e iniziò a esibire una folta barba e abiti esotici. Scandalizzava e affascinava insieme. Non abbandonò mai la sua determinazione nel voler rompere gli schemi del pensiero tradizionale. Morì a 55 anni, lasciando una traccia indelebile.