Decisioni inconsapevoli: frutto del cervello rettiliano?

Grazie al cervello rettiliano prendiamo molte decisioni inconsapevoli con l’intento di soddisfare i nostri bisogni più elementari
Decisioni inconsapevoli: frutto del cervello rettiliano?
María Vélez

Scritto e verificato la psicologa María Vélez.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio, 2023

A partire dagli anni ’60 la teoria dei tre cervelli ha acceso l’immaginario popolare sul funzionamento del cervello, e il dibattito sussiste tutt’oggi. Nei vertebrati, il cervello è l’organo più complesso del corpo; contiene infatti tra i 15 e i 33 trilioni di neuroni interconnessi e, oltre a essere la centrale operativa della coscienza individuale e delle decisioni inconsapevoli, esercita un controllo centralizzato sull’intero organismo. In questo articolo vi parleremo di una specifica area cerebrale, il cervello rettiliano.

Negli anni ’60 del secolo scorso, il fisico e neuroscientifico statunitense Paul D. MacLean cercò di dare una risposta ai quesiti medici sul funzionamento cerebrale sviluppando la teoria del cervello trino. Tale teoria si basa sull’idea secondo cui nel cervello umano si possano individuare tre “cervelli” che appaiono in diversi stadi evolutivi dell’essere umano:

  • Cervello rettiliano (o R-Complex). Sarebbe la parte del cervello più istintiva. Grazie a essa prendiamo molte decisioni inconsapevoli con l’intento di soddisfare i nostri bisogni più elementari (riproduzione, controllo, autodifesa, paura, fame, fuga, ecc) e gestiamo i processi automatici, come la respirazione e il ritmo cardiaco. Quest’area si trova nel tronco encefalico, nel diencefalo e nei gangli basali.
  • Cervello paleomammaliano (o sistema limbico). È responsabile della nascita di sentimenti ed emozioni, presente, secondo MacLean, nei mammiferi e negli uccelli. Il sistema limbico segue un sistema binario secondo i concetti di “gradevole” o “sgradevole”.
  • Cervello neomammaliano (o necorteccia). Si tratta della parte logica e razionale (ma anche creativa) del cervello, propria dei mammiferi e sviluppata soprattutto negli esseri umani.
Cervello rettiliano

L’eccessiva schematicità (per non dire semplicità) di questa teoria è stata presto scartata negli ambienti accademici, non prima di essersi diffusa ed essere stata apprezzata dal grande pubblico. Un fenomeno da cui sono scaturite diverse idee e teorie sbagliate.

“La teoria del cervello trino non viene mai citata nella ricerca neuroscientifica, è (solamente) un’immagine poetica e intuitiva su come il nostro cervello si è evoluto e sul suo funzionamento a livello umano. Non si tratta di una teoria con basi solide, ma nemmeno da scartare a priori.”
-Paul King-

Il cervello rettiliano…. non è poi così rettiliano

Il cervello non si è sviluppato secondo la semplice addizione di strati in grado di riflettere un miglioramento progressivo e unidirezionale, così come indicato dal modello di MacLean. Al contrario, tutti i circuiti centrali del cervello si sono riadattati con il tempo, espandendosi e aumentando la loro complessità.

Le fasi evolutive, inoltre, non coincidono con quelle riconosciute da MacLean. Ritroviamo infatti strutture simili al cervello rettiliano anche in pesci e anfibi, e gli stessi rettili presentano il sistema limbico e alcune varianti semplificate della neocorteccia.

Il cervello rettiliano non è responsabile delle decisioni inconsapevoli

Indagando su Internet sul consumo e sul neuromarketing, è facile imbattersi nella teoria di MacLean, così come sull’importanza del cervello rettiliano nel processo decisionale durante un acquisto. Questo fenomeno si basa sull’attivazione di risposte emotive (ovvero decisioni inconsapevoli) davanti a stimoli sensoriali (come un paesaggio marino, il colore rosso sangue o l’aroma del caffè).

Eppure, non bisogna attribuire la totalità delle decisioni inconsapevoli agli istinti del cervello rettiliano, dato che alla loro formazione partecipano anche strutture proprie del sistema limbico (come la ghiandola amigdala). Negli umani, inoltre, le decisioni istintive ed emotive sono largamente influenzate dal neocorteccia. Studi al riguardo, realizzati con tecniche di neuroimaging, hanno stabilito che la maggior parte delle decisioni vengono prese da una rete di are cerebrali molto estesa.

Uno studio condotto una decina di anni fa dal neurologo John-Dylan Haynes ha rivelato che la maggior parte delle attività cerebrali si verifica fino a 10 secondi prima di quando acquisiamo consapevolezza delle nostre decisioni. “Le nostre decisioni sono inconsciamente predeterminate molto tempo prima che la nostra coscienza decida di metterle in atto”. La maggior parte delle suddette azioni sono responsabilità del cervello razionale, sito nella corteccia prefrontale e parietale.

Uomo che riflette decisioni incosapevoli

Il cervello rettiliano non è legato alle relazioni di consumo

Gli esseri umani, in quanto animali sociali, devono gran parte del loro successo evolutivo allo sviluppo della neocorteccia. Sviluppo che ci ha permesso di relazionarci con i nostri simili attraverso sentimenti di appartenenza. In questo modo, socializziamo attraverso un comportamento di imitazione spesso incosciente (primo requisito per l’empatia, capacità che ci consente di metterci nei panni altrui).

Quando scegliamo di prendere un caffè in un determinato bar o di comprare un vestito in un negozio in particolare, lo facciamo mossi da un istinto primario (come la sete o la protezione dal freddo)? O da un impulso più complesso di appartenenza a una marca o a una comunità alla moda?


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