Perché è così difficile uscire da una situazione di abuso?

Perché è così difficile uscire da una situazione di abuso?
Laura Reguera

Scritto e verificato la psicologa Laura Reguera.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Ci arrivano di continuo notizie di donne assassinate dai loro partner o ex-partner. In alcuni casi l’aggressore e la donna non stanno più insieme, ma in altri la vittima continua a tornare dalla persona o magari non è mai riuscita ad interrompere la relazione. Ma perché è così difficile uscire da una situazione di abuso?

Per molte persone, è difficile da capire e danno la colpa alle donne. Sono comuni frasi come: “se le ha fatto così male perché torna con lui e non lo lascia?”. La situazione non è così semplice. Queste donne in realtà non hanno colpa, subentrano certi processi che gli rendono difficile uscire dalla situazione di abuso in cui si trovano.

Continuate a leggere per capirlo e per poterle aiutare!

“Questa smania irrazionale di dominio, di controllo e di potere sulle altre persone è la principale forza che alimenta la violenza domestica all’interno della coppia”

-Luis Rojas Marcos-

Donna di spalle vittima di abuso

La dipendenza emotiva nei maltrattamenti

In una relazione normale ci si sente amato dal partner. Quindi, come possiamo definire la dipendenza emotiva? Si tratta di un estremo bisogno di affetto da parte del partner che alimenta pensieri ossessivi e un costante senso di abbandono, cosa che porterà la persona ad avere un comportamento di sottomissione per non perdere il suo amato.

Il partner, dunque, viene prima di qualsiasi altra cosa o persona (inclusi sé stessi) e viene idealizzato. Di conseguenza, vengono messe in risalto le sue qualità positive (per quanto siano poche) mentre si sminuiscono o si dissimulano la crudeltà o l’aggressività. Si fa propria, inoltre, quella che è la convinzione dell’aggressore, ovvero che nel rapporto di coppia lui abbia una posizione di superiorità.

A ciò si aggiunge la paura della rottura. Tutto ciò crea un’ansia da separazione che porta la vittima a convincersi che la cosa peggiore che possa capitarle è che la relazione finisca e lei rimanga da sola, motivo per cui farà qualsiasi cosa per evitare che accada. Quando l’abuso è costante, questa dinamica viene rafforzata nei momenti in cui l’aggressore si pente e si comporta in modo gentile per “compensare” al male causato.

“Temiamo la violenza meno dei nostri sentimenti. Il dolore personale, privato, solitario è più terrificante di quello che chiunque altro possa infliggere”

-Jim Morrison-

Così la vittima può arrivare a colpevolizzare sé stessa per le aggressioni subite. In uno schema mentale nel quale vede il proprio partner come una persona amorevole e affettuosa, non è contemplato che si comporti in modo violento. Quando ciò avviene, dunque, cerca una causa e, di solito, punta il dito su se stessa finendo per vedersi non come vittima, ma come colpevole o responsabile.

Si stabilisce in questo modo una relazione in cui ci sono aggressioni che provocano terrore e paura, assieme a momenti positivi che generano una sensazione di sollievo. In questa contrapposizione di solito la vittima fa il possibile perché prevalgano i momenti positivi finendo poco a poco per seppellire se stessa.

Donna vittima di abuso in una stanza al buio

Altri fattori responsabili della permanenza in una situazione di abuso

Quanto visto finora ci porta a definire un altro fattore che induce la vittima a non rompere la relazione di abuso: la bassa autostima. Si vede come una persona che non è in grado di fare nulla né di badare a sé stessa. E questo è anche ciò che l’aggressore non smette di ripeterle: “Non vali niente” è una frase abituale quando si esercita la violenza verbale.

L’aggressore non esercita solo la violenza fisica o psicologica contro la vittima, è anche comune che la privi del suo sostegno sociale. Questo isolamento della vittima, che chiaramente favorisce gli interessi di chi ne abusa, mantiene stabile o addirittura rafforza la sua dipendenza. L’obiettivo finale di questa strategia è che la vittima non abbia nessuno con cui parlare o a cui chiedere aiuto.

Nell’orizzonte del maltrattamento troviamo un appreso senso di impossibilità di difendersi. La vittima ha progressivamente perso la maggior parte del suo potere e della sua libertà, finendo così per sentire che non può fare nulla per fuggire dalla situazione di abuso in cui si ritrova. La totale assenza di speranza regna nella sua vita e non vede alcuna via d’uscita.

“Abuso è qualsiasi comportamento volto a controllare e soggiogare un altro essere umano tramite il ricordo alla paura e all’umiliazione, avvalendosi di attacchi fisici o verbali”

-Susan Forward-

Immagini per gentile concessione di Misael Nevarez, Volkan Olmez e Xavier Sotomayor.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.