Disturbo da fantasia compulsiva
Avere sempre la “testa tra le nuvole” può essere considerato un disturbo psicologico a tutti gli effetti, chiamato disturbo da fantasia compulsiva. È come se la mente si assentasse un attimo per dare spazio alle più varie e intricate fantasie. Chiaramente, questa disconnessione, questo estraniarsi dalla realtà circostante ha delle ripercussioni sulla capacità dell’individuo di assumersi le proprie responsabilità, tanto in abito lavorativo quanto nella sfera privata (alimentazione, igiene personale, ecc…)
È capitato a tutti qualche volta capita di sognare a occhi aperti, su questo non c’è dubbio. Fantasticare nel corso della propria giornata è un modo come un altro per scappare dalla routine, dai problemi che ci opprimono, è come se 5/6 volte al giorno sentissimo il bisogno impellente di chiudere una porta alle nostre spalle e rifugiarci nella nostra immaginazione. Queste sistematiche “fughe dalla realtà” sono da considerarsi tutt’altro che patologiche, al contrario rappresentano una pratica estremamente salutare, e talvolta, necessaria.
Si tratta semplicemente di un meccanismo di difesa, una strategia per scappare da un evento traumatico che ci tormenta. Quando si inizia a parlare allora di disturbo da fantasia compulsiva?
Il cervello ha bisogno di queste fantasie, di questo mondo immaginario in cui rifugiarsi di tanto in tanto per alleviare lo stress, ma anche per creare uno spazio in cui poter riflettere e dare sfogo alla propria creatività.
La nostra mente ama divagare. Come sappiamo, nel cervello possiamo distinguere diverse aree, tra cui la corteccia celebrale e il sistema limbico. Sono proprio queste ultime a darci l’impulso a estraniarci dalla realtà per gestire un po’ meglio i nostri sentimenti e ponderare meglio le nostre decisioni.
Sebbene la maggior parte degli individui sia in grado di controllare questi momenti di “fuga dalla realtà”, alcune persone non riescono a reprimere questo impulso, pertanto si ritrovano a trascorrere buona parte della loro giornata a fantasticare; immersi in questo mondo interiore, fuggendo dalle responsabilità della vita reale. In questi casi si può parlare a tutti gli effetti di disturbo da fantasia compulsiva. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
Disturbo da fantasia compulsiva: quando le fantasie diventano una trappola
Fantasticare non è un’ abitudine negativa, tuttavia nel caso di fantasie compulsive, la situazione cambia. Il continuo ricorso alla fantasia è che un campanello d’allarme, indice di un disturbo psichico latente sul quale è necessario fare luce. Riconoscere tale disturbo è molto difficile, ma ancor più difficile è imparare a convivere con esso.
Proprio per questo esistono diversi forum e gruppi di supporto, come il Wild Minds Network, dove i pazienti affetti da questa patologia possono condividere le loro esperienze e scambiarsi preziosi consigli.
D’altra parte, appare opportuno sottolineare che ad oggi, il disturbo da fantasia compulsiva non è stato ancora inserito nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Ciononostante, alla luce degli studi in materia e dei casi accertati, è altamente probabile che venga inserito in un futuro piuttosto prossimo, soprattutto grazie all’impegno di una persona in particolare: il Dott. Eliezer Somer, dell’ Università di Haifa, in Israele.
Si tratta di un medico psichiatra che dal 2002 a oggi ha analizzato centinaia di casi, osservando sintomi e sperimentando terapie che spesso hanno condotto a ottimi risultati. Vediamo dunque i sintomi associati al disturbo da fantasia compulsiva:
- Immaginare storie dalla trama esageratamente complessa. In alcuni casi le loro fantasie sono addirittura popolate da personaggi ben definiti.
- Le fantasie sono talmente vivide, realistiche, da portare l’individuo a immedesimarsi a tal punto da gesticolare o assumere determinate espressioni.
- Il soggetto impiega la maggior parte del suo tempo a fantasticare, a sognare questo mondo parallelo e per questo, spesso smette di prestare attenzione persino a questioni basilari come l’alimentazione e l’igiene personale.
- Difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, sia in ambito accademico che in quello lavorativo, ma anche a livello interpersonale.
Va ricordato che le fantasie patologiche possono creare una sorta di dipendenza. La sensazione di dover accantonare o interrompere il sogno a occhi aperti per dedicarsi alle attività della “vita reale” genera un senso di rabbia, uno stato d’ansia che spesso si accompagna a un generale malessere.
Rimedi contro le fantasie compulsive
Il Dott. Eliazer Somer è anche l’ideatore di una sorta di unità di misura che permette ai medici di diagnosticare questa condizione clinica. Si tratta del Maladaptive Daydreaming Scale (MDS), strumento che si è rivelato efficace per l’elaborazione di una diagnosi precisa.
Tuttavia, bisogna prestare la massima attenzione per evitare di confondere questo disturbo con altre patologie come la schizofrenia e la psicosi, anch’esse caratterizzate dalla presenza di continue fantasie e dalla sensazione di allontanamento dalla realtà.
Prima di stabilire il trattamento più adatto al paziente, è necessario comprendere l’evento che ha causato la comparsa della patologia. Spesso disturbi di questo tipo sono parte di un quadro psicologico estremamente complesso che va riconosciuto e delineato. Bisogna dunque tenere presente che:
- Le persone che hanno vissuto un evento traumatico vedono nella fantasia una via di fuga.
- Anche la depressione può condurre a disturbi del genere.
- Anche le persone che presentano un disturbo dello spettro autistico sono solite fantasticare con frequenza.
- Sintomi di questo tipo sono osservabili anche nei soggetti con un disturbo ossessivo compulsivo o un disturbo borderline di personalità.
Una volta individuata con certezza la patologia in questione, a seconda dei bisogni di ogni paziente e dell’evento che ha scatenato la reazione, il medico indicherà la terapia farmacologica e psicoterapica più adeguata. In linea generale, uno dei rimedi più efficaci sembra essere la fluvoxamina, un antidepressivo. Per quanto riguarda il supporto psicologico, la terapia cognitivo comportamentale è uno dei metodi più efficaci.
Nel trattamento del disturbo da fantasia compulsiva, il terapeuta:
- Cerca di far nascere nel paziente nuovi interessi che lo spingano a liberarsi dalle fantasie e a venire a contatto con la realtà circostante.
- Dà al paziente appuntamenti a orari prestabiliti, sottolineando così che ci si aspetta che impari a gestire al meglio il suo tempo.
- Tenta di individuare la possibile causa scatenante di questi momenti di alienazione dalla realtà.
- Aiuta il paziente ad aumentare il suo livello di attenzione.
Anche se per qualcuno definire “disturbo” un fenomeno comune come l’avere la testa fra le nuvole può sembrare esagerato, ci è sembrato opportuno sottolineare che allontanarsi troppo dalla realtà può essere deleterio per il benessere di ogni individuo. Non essere partecipi di ciò che accade intorno a noi a lungo andare può allontanarci da noi stessi, e nessuno merita di vivere così.