Ego e buddismo, qual è la relazione?

Qual è la relazione tra ego e buddismo? Il buddismo è una delle poche correnti psicologiche e filosofiche che nega l'esistenza intrinseca dell'ego. Il buddismo ci permette di cambiare il rapporto che abbiamo con noi stessi e con gli altri.
Ego e buddismo, qual è la relazione?
Francisco Javier Molas López

Scritto e verificato lo psicologo Francisco Javier Molas López.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

Ego e buddismo sono due termini inseparabili. Uno dei primi argomenti affrontati a chi abbraccia il buddismo è sicuramente l’ego. Chi vuole approfondire le sue conoscenze sull’ego dovrà confrontarsi con una delle correnti filosofiche e psicologiche più profonde: il buddismo.

A differenza delle altre religioni più conosciute, il buddismo non parla di una esistenza intrinseca dell’ego. Secondo i buddisti, esistiamo diversamente da come crediamo. Interessante, vero?

Molti concetti del buddismo hanno lo scopo di detronizzazione l’ego. Chi si rapporta al buddismo crede, dunque, che l’ego debba essere distrutto. Eppure, non è proprio così.

Anche nell’ottica buddista l’ego occupa una posizione centrale che controlla e domina la nostra vita. Il buddismo, però, ci dice di fargli adottare il ruolo di ministro o consigliere.

Abbiamo un nome, delle credenze, delle usanze… ma se ci facciamo dominare dall’ego, lo renderemo un’identità stabile. Dandogli il ruolo che merita, invece, saremo più liberi dai condizionamenti, di conseguenza saremo più felici.

Cosa è l’ego?

Dal momento in cui nasciamo, il nostro ego inizia a prendere forma. Tutto ciò che siamo e tutto ciò con cui ci identifichiamo forma il nostro ego. La nostra nazionalità, il nostro nome, l’appartenenza a un gruppo, le nostre credenze e molti altri elementi formano la nostra identità.

Accumuliamo tutte queste informazione grazie alla nostra memoria e le facciamo diventare il nostro Io. Il buddismo dice che le cose non vanno proprio così.

Secondo questa religione millenaria, l’ego è una concezione erronea dell’Io come entità che esiste di per sé (natura intrinseca). È la visione dell’Io di una mente che non ha compreso il concetto di vuoto. Cos’è il vuoto? L’intrinseca mancanza di tutti i fenomeni.

Statuetta del Buddha illuminata da una candela.

Il maestro buddista zen Linji Yìxuán diceva ai suoi discepoli: “Non commettete errori, amici miei. Tutti i fenomeni, terreni o ultraterreni, non hanno natura propria. Sono tutti non-nati e, di conseguenza, sono mere designazioni, nomi vuoti. L’espressione “mera designazione” è, di per sé, vuota. Perché considerate un nome come la verità? Se lo fate, sbagliate?”.

Se leggete per la prima volta il concetto di vuoto, potrebbe risultare di difficile comprensione. Ciononostante, studiare la relazione tre ego e buddismo è un’avventura che ci porta a scoprire nuovi termini e a cambiare o chiarire il significato di quelli già noti.

Alla ricerca dell’ego: Dov’è? Chi sono?

  • È nel mio nome? La risposta è no. Possono chiamarci in un modo o nell’altro e non influenzeranno la nostra personalità.
  • È nella mia nazionalità? No. Potremmo essere nati in un paese piuttosto che in un altro.
  • Si trova nei miei pensieri? Qui entriamo in un terreno paludoso. Molti sostengono che siamo ciò che pensiamo perché l’azione nasce dai pensieri. Tuttavia, oggi potreste pensare una cosa e domani un’altra. Un pensiero, pertanto, può essere più o meno durevole, ma noi non siamo quel pensiero. Quante volte abbiamo cambiato idea? Quante volte abbiamo pensato di valere poco, ma chi ci sta intorno ci dimostra il contrario?
  • È nelle mie azioni? Non sempre agiamo nello stesso modo. Possiamo commettere degli errori e imparare. Possiamo ripetere la stessa azione molte volte, ma abbiamo il potenziale per cambiare il nostro comportamento. Quindi, non c’è azione che ci definisce, perché il nostro modo di agire può cambiare.
  • È nella mia cultura o società? Appartenere a una determinata cultura è una condizione casuale. Ogni cultura infonde una diversa personalità e diversi valori. Quando viaggiamo, leggiamo, meditiamo o studiamo, può avvenire in noi un cambiamento che modifica il nostro condizionamento sociale e culturale.
  • Si trova nel mio corpo? In quale parte del corpo si trova l’ego? Sono io il mio corpo? Se un giorno avete un incidente e perdete le gambe, siete sempre voi? In linea di principio sì, ma senza gambe. Tuttavia, l’ego non cambia, dunque non si trova nemmeno nel corpo.

La mente ci definisce come “qualcosa” (“qualcuno”) delimitata dai confini corporei che alimenta in noi la convinzione di essere nel corpo.

-Enrique Martínez Lozano-

Ego e buddismo: l’attaccamento

Il monaco buddista indiano Santideva dice nel libro Il cammino dei Bodhisattva: Quando gli esseri ordinari percepiscono i fenomeni, li considerano reali e non illusori. Questo distingue chi medita dalla gente comune”. In questo modo, a poco a poco, ci avviciniamo al concetto più esatto di Vuoto ed Ego.

Se guardiamo un tavolo, possiamo pensare: “È un tavolo”. E qui entrano in gioco due livelli di analisi: il livello relativo e il livello assoluto. Se prendiamo in considerazione il livello relativo, possiamo dire che abbiamo un tavolo davanti a noi.

A livello assoluto, invece, il discorso cambia. Se guardiamo il tavolo con più attenzione, possiamo dire che è composto da quattro gambe che sorreggono una tavola. Se smontiamo il tavolo, il tavolo non c’è più (dove è finito il tavolo?). Rimettendo insieme i pezzi, in teoria, abbiamo nuovamente il tavolo.

Questo esempio ci mostra che un insieme di quattro gambe più un piano assumono insieme una forma specifica, solo allora ricevono l’identità di tavolo. Ma rimangono pur sempre quatto gambe e una tavola. Possiamo applicare questo semplice esempio all’ego.

Quando ci percepiamo in modo statico e invariabile, ci aggrappiamo al nostro Ego. L’Ego e l’attaccamento vanno di pari passo. “Io sono fatto così”, sentiamo dire tante volte, ma altro non è che una dichiarazione sulla scarsa consapevolezza della possibilità di cambiare.

Quando ci attacchiamo all’ego, la nostra identità si irrigidisce e lascia scarso margine al cambiamento. Eppure, tutto cambia. Quando liberiamo la mente da un’identità statica, siamo pronti e aperti al cambiamento e alle circostanze esterne. In questo modo, diminuisce l’intensità della sofferenza.

“Se sei libero dagli attaccamenti, non hai la sensazione che qualcosa ti appartenga davvero.”

-Lama Yeshe-

Donna libera dalle catene che apre le braccia al mondo.

Ego, egoismo ed egocentrismo

Un altro aspetto importante è che l’egoismo e l’egocentrismo nascono dall’ego. Percependo il mondo dal nostro Ego statico, vogliamo che tutto soddisfi le nostre aspettative e risponda all’idea che abbiamo di ciò che dovrebbe accadere. “Io sono così e le cose dovrebbero essere come penso io”.

Dall’ego deriva l’egocentrismo, ovvero tutto deve essere come io penso debba essere. Se qualcosa è diverso dalle mie aspettative, soffro, mi arrabbio, vengo preso dall’ira, ecc. Da ciò nasce anche l’egoismo. Nella nostra mappa mentale, pensiamo di essere il Sole e che tutto ruoti intorno a noi.

Come afferma lo psicoterapeuta, sociologo e teologo Enrique Martínez Lozano: “La vite e i sarmenti, l’albero e i rami, sono uno o due? Un ramo può giustamente dire “Io sono un ramo”, ma anche “Io sono un albero”. Non sono né uno né due, sono non-due”.

Ci dice anche che “data l’incapacità della mente di comprendere il “non-due”, se si vuole accedere alla non-dualità, è necessario mettere a tacere la mente passando dal pensiero all’azione” Si comprende, quindi, che la separazione è solo una creazione mentale e che in realtà non esiste separazione tra le cose”.

Cosa vuole dirci Enrique Martínez Lozano? Che l’ego percepisce tutto in maniera separata: Io e il resto. In realtà, però, non esiste osservatore, azione di osservazione e oggetto osservato. Piuttosto, tutto è coscienza, ma a causa dei nostri pensieri contaminiamo la nostra percezione della realtà.

A causa dei nostri pensieri e condizionamenti, percepiamo il mondo da un Ego che abbiamo creato gradualmente. Ma si tratta di un Ego artificiale, che non esiste in quanto tale, ma che è un insieme di tanti aspetti che di continuo.

“Guardo, e le cose esistono. Penso, e solo io esisto”.

-Fernando Pessoa-

Ego e buddismo: riflessione finale

Antonio Blay diceva: “C’è solo una realtà. Ma non la viviamo direttamente, la viviamo attraverso la mente, e la mente divide: quando la vedo dentro, la chiamo Io; quando la vedo fuori, la chiama mondo, e quando la vedo in alto, la chiamo Dio”.

Enrique Martínez Lozano ci dà una chiave di lettura: “Provate a rilasciare la costrizione che vi ha portato a rinchiudervi (e ridurvi) nella vostra mente. Cosa siete quando, invece di pensare a voi stessi, vi prendete semplicemente cura di voi? Il vostro Io nasce dalla mente, zittite la mente e vi accorgerete che l’Io si dissolve, era solo un modo di essere”.

Ego e buddismo sono due concetti che vanno di pari passo. Approfondendoli, apriremo un nuovo orizzonte alla nostra vita. Un nuovo modo di relazionarci con noi stessi e con gli altri. Uno strumento per conoscerci in modo diverso, nuovo e appagante.


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