EMDR e mindfulness: un tandem che funziona
Oggi parleremo dell’efficacia della combinazione di EMDR e mindfulness. Queste due terapie si usano spesso in combinazione e sembra che, insieme, funzionino molto bene. La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR, dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è una pratica clinica utilizzata per il trattamento degli eventi traumatici e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.
L’obiettivo di questa terapia era quello di ridurre i sintomi come l’ipervigilanza e i ricordi intrusivi. Per questo motivo veniva applicata ai soldati che tornavano dalla guerra del Vietnam e alle donne che avevano subito una violenza sessuale.
La pratica clinica dell’EMDR è basata sul modello di elaborazione adattativa dell’informazione (AIP, dall’inglese Adaptive Information Processing). Questo quadro teorico sostiene che la nostra mente ha una capacità innata di elaborare qualsiasi cosa ci accada in modo sano. Il problema si presenta quando un’esperienza traumatica non viene elaborata in modo efficace. In questi casi, le esperienze vengono immagazzinate secondo la codificazione iniziale e sono spesso accompagnate da pensieri, sensazioni e immagini distorte.
Molto terapeuti di prestigio uniscono con successo EMDR e mindfulness, o attenzione consapevole. In termini generali, la mindfulness può essere definita come l’osservazione cosciente e senza pregiudizi di quello che succede nella nostra mente; l’accettazione, la compassione e la semplice curiosità. Queste due tecniche combinate sono molto efficaci nel recupero post traumatico e nel processo di depersonalizzazione degli eventi traumatici vissuti.
EMDR: terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari
Francine Shapiro è la creatrice di questa tecnica; un piano d’azione che trasformò le iniziali terapie di movimenti oculari in un paradigma più integrato della rielaborazione dell’informazione.
Attualmente, è un approccio usato da moltissimi specialisti. Questa tecnica cerca di spingersi oltre il semplice sollievo dei sintomi post traumatici e si concentra sulla ricerca degli affetti positivi, per creare cambiamenti profondi nelle credenze fondamentali dell’individuo. L’obiettivo finale è che si verifichi un cambiamento anche nei comportamenti associati a queste credenze.
In questo modo, l’EMDR tratta il trauma come un disturbo dell’elaborazione delle informazioni, partendo dal presupposto che la mente ha la capacità di guarire da sola se non trova ostacoli nel suo percorso di cura.
La metafora che si usa spesso per descrivere questo percorso è la capacità della pelle di rigenerarsi dopo un taglio. Il corpo è in grado di guarire in una settimana, a meno che non sia presente una scheggia nella ferita, che ne impedisca la cura. In questo caso, la scheggia è il ricordo immagazzinato in modo disfunzionale.
Questo approccio terapeutico considera l’elaborazione della memoria, e il suo modo di immagazzinarla, più patologico dell’evento traumatico in sé. Funziona stimolando il cervello affinché recuperi e rielabori i ricordi, vincolandoli a reti di memoria positiva, per indurre una guarigione naturale e adattativa che alleggerisca il carico emotivo.
Come funziona la combinazione di EMDR e mindfulness
Nella terapia EMDR, i ricordi che sono stati immagazzinati in modo disfunzionale (isolati senza forma e bloccati nella loro forma originale nel sistema limbico) vengono rielaborati nella neocorteccia in forma di memoria semantica. Il formato semantico che diamo a questi ricordi aiuta a digerirli emotivamente e a ricollocarli nella rete della memoria con una narrativa personale coerente.
La EMDR, inoltre, dona sollievo al sistema nervoso simpatico reattivo, associato alle esperienze traumatiche, riducendo considerevolmente l’attivazione fisiologica. È proprio qui che entrano in connessione EMDR e mindfulness.
La dottoressa Laurel Parnell, famosa terapeuta di EMDR, iniziò a interessarsi all’attenzione consapevole nel 1972. In particolare, concentrò le sue ricerche sull’analogia di osservare la propria mente come un laboratorio e scoprire, in questo modo, le proprie verità.
La Parnell completò la sua terapia EMDR con la mindfulness dopo aver realizzato diversi ritiri di attenzione cosciente con i pionieri di questa tecnica, Jack Kornfield e Joseph Goldstein.
Queste tecniche sono usate anche dai monaci tibetani che ricorrono alla visualizzazione e al potere delle immagini per coltivare qualità importanti come la compassione, il potere e la saggezza. La mindfulness fa parte dello yoga, una tradizione che pone enfasi sulla percezione corporea a livello profondo. L’attenzione cosciente aiuta a sperimentare le informazioni, invece che giudicarle.
Concentrarsi sul presente
Entrambe queste tecniche si concentrano sul presente. Per questo motivo, aiutano a immergersi nel proprio mondo emotivo e a guardare agli eventi traumatici o alla depressione come momenti transitori della coscienza.
Questo tandem di terapie è orientato allo scioglimento dei nodi dei traumi cristallizzati o eccessivamente presenti in uno stato di ipervigilanza. In sintesi, aiutano a trovare una soluzione adattativa ai ricordi stressanti.
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