Esprimere la rabbia: perché non ci riesco?

Vi è difficile esprimere la rabbia? Ecco come superare questo blocco.
Esprimere la rabbia: perché non ci riesco?
Julia Marquez Arrico

Scritto e verificato la psicologa Julia Marquez Arrico.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio, 2023

Fate fatica a mostrarvi arrabbiate? Se la vostra risposta è “io non mi arrabbio mai”, non siete molto credibili. Uno psicologo sente spesso dire ai suoi pazienti che non riescono a esprimere la rabbia; c’è persino chi si autoinganna e si convince di non essere arrabbiato, pur essendolo.

Diversi studi hanno dimostrato che la rabbia contiene delle componenti culturali, ma si tratta comunque di un sentimento normale. Fa parte del nostro processo di apprendimento: arrabbiarci ci aiuta a crescere emotivamente.

In questo senso, quando perdiamo le staffe, è importante l’uso che facciamo della rabbia. Saper esprimere il disappunto è necessario per una buona salute emotiva e per il benessere psicologico.

Vediamo alcuni dei motivi per cui siamo incapaci di esprimere questa emozione. Lo faremo a partire dalle frasi che si sentono dire più spesso in psicoterapia. Capire cosa nasconde ognuna di queste affermazioni è un buon punto di partenza per superare il blocco.

Quali sono i motivi per cui non siamo capaci di esprimere la rabbia?

“Non riesco a esprimere la mia rabbia perché non so come farlo”

Dietro un’affermazione di questo tipo si nasconde spesso una mancanza di assertività. Ciò può indicare che:

  • Si ha timore di dire ciò che si pensa, soprattutto se convinti di andare “controcorrente”.
  • Non si riesce a mantenere il controllo.
  • Si teme un blocco quando arriva il momento di comunicare le proprie idee.
Uomo seduto al buio

Sull’assertività possiamo trovare molti libri, ma poche volte i loro contenuti vengono applicati. Per esprimere la rabbia, bisogna innanzitutto chiarirsi con se stessi: “cosa voglio dire, cosa sento e in che modo voglio farlo sapere a chi mi sta di fronte?”.

La preparazione è la chiave del successo. Immaginate la vostra rabbia come un oggetto al di fuori del vostro corpo. Esternate, oggettivate la paura o l’ansia. Chiedetevi: a cosa serve la mia rabbia?

In questo caso, non riuscire a esprimere la rabbia è un fatto di insicurezza, dubitare di essere capaci di prendere in mano la situazione. Il rischio, tuttavia, è perdere l’occasione per chiarire i propri sentimenti.

“Non riesco a esprimere la mia rabbia perché in fondo so di non avere motivo di arrabbiarmi”

La prima domanda che dobbiamo farci in questo caso è: “cosa mi sta dicendo la rabbia?”. È molto importante arrivare alla radice. Se ci stiamo arrabbiando per egoismo o “senza motivo”, semplicemente perché le cose non vanno come vogliamo, è normale che sia difficile esprimerla.

Sappiamo che, in fondo, non abbiamo motivo di manifestare la nostra rabbia, dunque evitiamo di farlo. Non esprimere la rabbia in queste circostanze è un meccanismo che protegge dal rischio di apparire ridicoli o di doversi pentire per quello che si dice o si fa.

L’ideale, tuttavia, sarebbe interrogarsi sul vero motivo per cui si prova questa emozione. È facile intuire che la strategia deve essere la seguente: mi arrabbio, non dico niente, analizzo, e se ho motivi chiari o giusti per arrabbiarmi dico quello che penso.

Se proviamo ad analizzare i motivi del malessere, e questi esistono davvero, ciò ci darà la forza e la sicurezza per esternare quello che abbiamo dentro. 

“Quando esprimo la mia rabbia, mi sento in colpa”

Se avete davvero motivo per arrabbiarvi, ma dopo vi sentite in colpa, c’è qualcosa che non va. Vale a dire, dovete accettare che alterarvi non vi rende persone migliori o peggiori. Il punto è trovare il modo più produttivo e appropriato per esprimerlo.

In questo caso occorre fare un lavoro sull’autostima: il pensiero dominante (che vi impedisce di esprimere la rabbia) è “la mia rabbia non è così importante, è meglio tacere.

Tutto quello che provate, invece, è importante abbastanza da doverlo accettare e trasmettere agli altri. Avete, anzi, la responsabilità di comunicarlo a chi vi sta di fronte, senza dovervi sentire in colpa.

Anche il senso di colpa è un sentimento facile da gestire, perché ci lascia ancorati nella “dimensione del  non fare”, nell’immobilità. L’interpretazione migliore che possiamo dare a una reazione del genere è: “la mia rabbia deve essere trasmessa e se lo faccio nel modo corretto, ne ho tutto il diritto “.

Donna con gli occhi chiusi appoggiata al muro

“Anche se esprimo la mia rabbia, non serve a niente, tutto resta uguale”

Arrivati a questo punto, ci troviamo di fronte a una situazione di impotenza appresa. Avete forse imparato che qualunque cosa facciate, non potrete cambiare la situazione e continuerete a soffrire.

Se vi identificate in questo pensiero, dovete mettervi al lavoro. Potrebbe essere necessario dare un colpo di spugna e cambiare qualcosa nell’ambiente che vi circonda, nella coppia, in famiglia o sul lavoro.

Lo psicologo Martin Seligman ci spiega quanto sia dannosa l’impotenza appresa: ci logora psicologicamente e mina, giorno per giorno, la nostra capacità di cambiare e di crescere persone.

Prima di tutto, dunque, dovete convalidare i motivi della rabbia, capire se sono giustificati o meno, e valutare se state esprimendo la rabbia in modo corretto ed educato. Dopo aver portato a termine tutti questi compiti, è giunto il momento di affrontare l’impotenza appresa, di fare un lavoro su voi stessi: non ve ne pentirete.


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