Essere buoni con le persone difficili

Essere buoni con le persone difficili può offrirci grandi benefici. La bontà ci permette di gestire le frustrazioni e la negatività altrui con calma interiore e lucidità mentale.
Essere buoni con le persone difficili
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Tutti possiamo essere buoni con le persone difficili. Perché, a differenza di quello che si pensa, la bontà è uno scudo, ma anche un canale. Ci aiuta a vedere con più calma e chiarezza, a equilibrare le emozioni e a impedire che le frustrazioni e il malumore altrui ci destabilizzino. Con la bontà, riusciremo anche a gestire in modo efficace situazioni spesso complesse.

Molte persone hanno un’idea sbagliata della bontà. La associano spesso all’immagine di un individuo che rinuncia o mette da parte sé stesso per il benessere altrui. Si pensa in molti casi che una persona buona non abbia abbastanza carattere per difendere i propri diritti, la propria dignità; finisce quindi per dare tutto senza ricevere niente in cambio.

Dare credito a queste idee è un errore. Essere buoni è ben più che essere generosi, premurosi o gentili. La bontà, infatti, è una delle migliori capacità interpersonali, oltre che un valore psicologico che genera benessere in chi la pratica. Dacher Keltner, docente di psicologia e direttore del Greater Good Science Center dell’Università della California a Berkeley ha presentato dati interessanti in merito.

Nel suo libro, Born to Be Good: The Science of a Meaningful Life, parla di molte teorie difese da Charles Darwin e che, con il tempo, sono state modificate o comprese in modo diverso. Per esempio, Darwin non ha mai detto che l’evoluzione umana dipende esclusivamente dalla competitività o dalla forza. In realtà, era più interessato alla sopravvivenza dal punto di vista della cooperazione sociale.

Nel libro L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, il naturalista arriva a esaltare l’importanza della bontà per affrontare le difficoltà quotidiane dell’essere umano.

Mani di lavoratori che collaborano insieme con motivazione.

Come essere buoni con le persone difficili

Per essere buoni con le persone difficili, dobbiamo prima capire alcuni semplici aspetti. Lo studio condotto dai ricercatori Kanako Otsuko e Barbara L. Fredrickson, dell’Università di Tokyo (Giappone), ci ricorda che la bontà si basa sui seguenti principi:

  • Riuscire a vedere in modo oggettivo i bisogni altrui.
  • Essere proattivi. Non basta desiderare di “essere buoni”, la bontà va praticata attivamente.
  • Si serve della verità. Essere sinceri è un valore indispensabile.
  • Le persone buone sono dotate di un pensiero flessibile. Applicano una mentalità rivolta alla crescita.
  • Essere buoni significa esserlo anche con sé stessi, sapersi rispettare per poter rispettare gli altri.

Vediamo insieme i motivi per cui è positivo essere buoni (con se stessi e gli altri), ma soprattutto come riuscirci nella vita di tutti i giorni.

Essere buoni per evitare di assorbire la negatività altrui

La bontà è pace interiore. Sfrutta tale equilibrio per non lasciarci sopraffare dalle parole altrui. Questo stato personale ci aiuterà a porre limiti e adeguate barriere di contenimento con le persone difficili.

Questa serenità ci permetterà di non farci influenzare da determinate parole e comportamenti. Saremo anche meno vulnerabili agli stati di stress.

“La bontà sarà sempre ricompensata”.

-Miguel de Cervantes-

Capire per agire meglio

La bontà è empatia. Solo quando saremo in grado di metterci nei panni degli altri (senza esserne influenzati) li capiremo meglio e potremo reagire di conseguenza. Non dimentichiamo che dietro le persone difficili si nascondono spesso realtà molto complesse.

È molto comune, infatti, che queste persone portino su di sé il peso di una scarsa autostima, di un passato complicato, di rancori non affrontati e di infinite paure. Capire tutto ciò è un primo passo importante.

Essere buoni con gli altri e conversazione di coppia.

Essere buoni per comunicare meglio

La comunicazione è tutto per poter essere buoni con le persone difficili. Se usiamo la calma, il rispetto e il desiderio esplicito di fare del bene o di generare un miglioramento, otterremo risultati positivi.

Come abbiamo già detto, le persone buone comunicano sempre con sincerità. Anche se può sembrare diversamente, la verità è sempre una buona strategia da usare con le persone difficili. Essere assertivi ma rispettosi, cordiali ma decisi, gentili ma rigorosi nelle nostre affermazioni ci consentirà di affrontare le persone difficili in modo efficace.

Capire quando andarsene e quando rimanere

La bontà è testarda. Capisce in quali momenti e in quali persone è meglio investire tempo ed energie. Le persone difficili lottano con traumi o situazioni che non sanno come gestire.

Vale la pena di aiutarle, essere rispettosi e sforzarsi di capire il loro punto di vista. Lo facciamo anche perché ci fa sentire bene, perché essere buoni genera sempre benefici e aumenta il benessere.

Tuttavia, per essere buoni con le persone difficili, dobbiamo anche riconoscere quando è meglio lasciar perdere. Che lo vogliamo o no, ci sono situazioni in grado di rompere la nostra calma interiore. Esperienze che, a lungo andare, non apportano alcun beneficio, anzi hanno un effetto contrario.

Piedi di una donna che cammina scalza.

Sapere quando è meglio allontanarsi, quindi, è un segno di saggezza. Non siamo meno buoni se a un certo punto decidiamo di pensare più a noi stessi che agli altri, soprattutto se l’altra persona non dimostra di voler cambiare o ci manca di rispetto.

Non dobbiamo mai trascurare il valore della bontà. Questa dimensione è un punto di vista da cui guardare il mondo per agire di conseguenza. Sempre con saggezza, sempre con abilità.


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  • Dacher, Keltner (2009)  Nacido para ser bueno: La ciencia de una vida significativa. W. W. Norton & Company
  • Otake, K., Shimai, S., Tanaka-Matsumi, J., Otsui, K., & Fredrickson, B. L. (2006). Happy people become happier through kindness: A counting kindnesses intervention. Journal of Happiness Studies7(3), 361–375. https://doi.org/10.1007/s10902-005-3650-z

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