Etichettare un bambino come pigro è negativo?

Etichettare è un modo per semplificare, per ridurre una persona a una parola. Quando mettiamo un'etichetta, produciamo un effetto negativo, che può essere nocivo e pericoloso. Approfondiamo questa abitudine così diffusa e limitante.
Etichettare un bambino come pigro è negativo?
Laura Rodríguez

Scritto e verificato la psicologa Laura Rodríguez.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

Spesso ignoriamo il pericolo che deriva dall’etichettare un bambino come pigro. Quante volte abbiamo pronunciato frasi del tipo “sei pigro”, “sei tonto”, “mio figlio è timido”, “è svogliato”?

In genere succede quando i genitori notano nei propri figli determinati atteggiamenti indesiderati che li portano a perdere il controllo, trasformando in parole pensieri che non solo altro che il prodotto di uno stato d’animo. Si è spesso inconsapevoli delle conseguenze negative. Dobbiamo pensare che inquadrare la maturità di un bambino sotto l’ombrello di determinati aggettivi può condannarlo a conformarsi a essi.

Se un bambino ha la tendenza a essere ribelle, non vuol dire che sia un “cattivo” bambino; è un bambino che si comporta male, senza che questo comportamento debba necessariamente definirlo.

Se ha difficoltà in matematica, non significa che è stupido: magari potrebbe raggiungere determinate tappe associate all’astrazione un po’ dopo o il metodo con il quale apprende non è quello più adatto alle sue abilità. E così via, potremmo riempire l’articolo di esempi.

Etichettare un bambino.

Effetto pigmalione: la profezia che si autoadempie

Il modo in cui ci relazioniamo al mondo e l’immagine che hanno di noi gli altri, soprattutto nella più tenera età, influiscono enormemente sul concetto che abbiamo di noi stessi. Quando etichettiamo un bambino, proiettiamo su di lui uno spazio fatto di limiti che spesso non hanno niente a che vedere con la sua vera natura, ma che tuttavia diventano profezie che si autoadempiono.

Nel 1965 Robert Rosenthal ideò il concetto di effetto Pigmalione per indicare il fenomeno per il quale le convinzioni e le aspettative riposte in una persona influiscono sul suo comportamento. 

Per esempio, se mio figlio ha difficoltà a studiare o se lo descrivo come pigro, molto probabilmente il piccolo assumerà questo ruolo e finirà per comportarsi di conseguenza. Sono pigro.. dunque mi comporterò da pigro.

Una profezia che si autoadempie è la previsione del fatto che, in conseguenza della sua semplice espressione, scatena l’evento atteso e auspicato e dunque conferma la propria esattezza.

-Paul Watzlawich-

Etichettare un bambino come pigro: cosa succede quando mettiamo questa etichetta?

  • Il piccolo potrebbe sentirsi sottovalutato, il che potrebbe influire sulla sua identità e sulla sua autostima, provocando in lui ansia e malessere.
  • Il bambino assumerà il ruolo di pigro e agirà di conseguenza (effetto Pigmalione). Inoltre, si convincerà di essere tale e si limiterà ad attenersi a questa definizione, senza darsi alcuna alternativa.
  • Apponendo un’etichetta, contribuiamo a rafforzare la condotta che vorremmo evitare. Le convinzioni che abbiamo nei confronti del bambino si trasformano in vere e proprie profezie che si compiono.
  • Può capitare di sottovalutare alcune difficoltà di apprendimento che si ripercuoteranno sul suo sviluppo. Può mascherare una difficoltà?
  • Non teniamo conto di come si sente. Si sente motivato? Può esserci un problema che non sa riconoscere? Capisce davvero cosa significa studiare e quali sono le conseguenze di non farlo? Avete stabilito delle regole educative necessarie per l’apprendimento? Si è convinto di non farcela e per questo non ci prova?
  • Mettere un’etichetta induce a concentrarsi su un aspetto in particolare della sua persona, portandoci a dimenticare che il piccolo vale molto più della sua etichetta, per cui le altre caratteristiche del bambino potrebbero passare inosservate.

La motivazione

Un bambino noto per essere pigro può nascondere determinate difficoltà che l’etichetta in sé potrebbe intensificare. Esistono tante difficoltà durante il percorso di apprendimento che determinano un’importante riduzione della motivazione nel bambino.

Inoltre è fondamentale tenere a mente questo fatto per valutare la possibilità che esista un qualcosa in grado di ostacolarne lo sviluppo. Che esista o meno un’effettiva difficoltà di apprendimento, è importante ricordare un aspetto fondamentale: la motivazione.

La motivazione dà impulso e mantiene vivo l’atteggiamento che una persona assume nei confronti di mete o finalità specifiche: è ciò che dà energie e che dirige l’azione; ecco perché viene considerata la causa del comportamento. La motivazione, di fatto, influisce sull’apprendimento e sullo sviluppo infantile.

La motivazione è la volontà di apprendere, inteso come l’interesse del bambino verso l’apprendimento e l’acquisizione di tutto ciò che è associato al suo contesto.

-Piaget-

Etichettare un bambino come pigro.

Cosa posso fare se mio figlio dimostra una scarsa motivazione?

  • Attenzione alle aspettative. Alte aspettative sono controproducenti, visto che il bambino potrebbe non provarci neppure per paura di fallire. I bambini rispondono alle aspettative che i grandi ripongono in loro.
  • Il pericolo che deriva dall’etichettare un bambino come pigro. Evitare aggettivi qualificativi che classifichino il suo comportamento. Le etichette sono particolarmente potenti e hanno un impatto notevole.
  • Dare un rinforzo positivo a ogni piccolo successo raggiunto e apprezzare i suoi progressi per nutrire la sua motivazione.
  • Concentrarsi sul processo anziché sul risultato. Bisogna apprezzare ogni giorno di impegno e di studio come piccoli passi, evitando di concentrarsi sulla fine del trimestre e preferendo farlo sulle sfide di ogni giorno.
  • Mettersi in contatto con professionisti in grado di valutare la situazione del piccolo, in modo da escludere possibili difficoltà di apprendimento.
  • Promuovere la comunicazione. Creare uno spazio in cui il bambino possa condividere le sue esperienze e le sue preoccupazioni, esprimendosi come meglio ritiene.
  • Imparare a comunicare. Evitare urla e parole con connotazione negativa. Praticare assertività e connotazioni positive per intavolare conversazioni. Il modo in cui comunichiamo ne determina lo scopo. Questo significa che se voglio che mia figlia condivida le sue emozioni ma le rispondo urlando, di certo non esprimerà ciò che prova.
  • Potenziare il metodo di studio più adatto per nostro figlio. Dobbiamo stabilire qual è la tipologia di metodo di studio che si adatta meglio e rinforzarlo per favorire la costanza.
  • Stabilire delle regole educative e incoraggiare la sua autonomia. In effetti, è fondamentale che il piccolo comprenda che il suo comportamento ha delle conseguenze e che deve assumersi la responsabilità di ciò che fa. Inoltre, è importante che capisca che le sue responsabilità quotidiane sono sue e che deve portarle a termine lui stesso.

Etichettare un bambino: riflessioni conclusive

Sono tante le misure che possiamo adottare per spingere un bambino a impegnarsi di più. A ogni modo, appellarlo come pigro o trattarlo come tale non lo incentiverà a impegnarsi di più. Anzi, così facendo è molto probabile che la sua motivazione si riduca ulteriormente, con conseguente crollo della sua iniziativa e predisposizione alla sfida.


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  • Watzlawick, Paul. The Invented Reality. New York: W.W. Norton & Company,Inc.
  • Piaget, J., y Inhelder, B. (1997). Psicología del niño (Vol. 369). Ediciones Morata.
  • Piaget, J. (1987). El criterio moral en el niño. Ediciones Martínez Roca.

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