Fallacia ad hominem: attaccare la persona

La fallacia ad hominem è un abuso che si verifica quando esponiamo le nostre argomentazioni o idee e qualcuno decide di attaccarci non per quello che abbiamo detto, ma per chi siamo: fisico, genere, razza o personalità.
Fallacia ad hominem: attaccare la persona
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

La fallacia ad hominem si verifica quando qualcuno sceglie di attaccarci non per le idee che esponiamo o difendiamo, ma per la nostra persona. Il messaggio non ha più importanza, conta di più l’aspetto fisico, il genere, la personalità, la religione o qualsiasi elemento estraneo all’affermazione.

“L’ha detto Alessandro? Allora deve essere una falsità“. Sentire un commento del genere è comune in molti contesti. Si tratta di un tentativo irrispettoso di screditare qualcuno che difende un’idea mettendo al centro dell’attenzione un aspetto irrilevante, che nulla ha a che fare con la situazione.

A differenza di quanto possiamo pensare, la fallacia ad hominem è una strategia della retorica tanto potente quanto efficace. Lo studio condotto da Ralph M. Barnes e Heather M. Johnston, dell’Università del Montana (Stati Uniti), dimostra che gli attacchi a posizioni basati su fallacie ad hominem sono efficaci tanto quanto gli attacchi basati su prove concrete.

Questo avviene per un motivo molto semplice: hanno un forte impatto. È noto, ad esempio, che sono di uso comune nella politica, così come in contesti giudiziari e persino nelle campagne pubblicitarie. Lo scopo è sempre lo stesso: screditare chi abbiamo davanti. Da qui il nome latino e il suo significato, ad hominem, ovvero contro l’uomo.

Esistono diversi tipi di fallacie ad hominem, che costituiscono tre diversi abusi o attacchi personali: ad personam, circostanziale e tu quoque.

Immagine di due persone che comunicano.

La fallacia ad hominem e il bisogno di perpetrare un abuso

Trudy Govier, nota filosofa dell’Università di Lethbridge, Canada, e autrice di numerosi lavori su logica e argomentazione, parla dell’evoluzione di questo tipo di fallacia.

Prima di tutto, dobbiamo sapere che la fallacia è un errore nel ragionamento, uno sbaglio che si commette quando usiamo argomentazioni in apparenza credibili ma che, in realtà, sono completamente false. Allo stesso modo, le fallacie possono verificarsi per un errore involontario o per un tentativo evidente di manipolare o dissuadere gli altri.

D’altro canto, è interessante sapere che la fallacia ad hominem era usata già in tempi antichi, ma con un senso diverso da quello attuale. Per esempio, Galileo la usava spesso, così come John Locke o San Tommaso d’Aquino. Rappresentava il tentativo di dimostrare che le idee dell’interlocutore erano sbagliate. Non si cercava di screditare nessuno, bensì di far notare gli errori.

Curiosamente, a partire dal XIX secolo questo principio della logica inizia a cambiare. Diventa il tentativo di riflettere un comportamento che si nota con frequenza. È un attacco a qualcuno, ma non più per mostrare la contraddizione delle sue argomentazioni.

In questo caso, le affermazioni non contano perché lo scopo è screditare la persona a ogni costo. A tale scopo, si punta il dito su aspetti superficiali, futili e infondati. Si tratta chiaramente di un abuso, di un modo per danneggiare l’altra persona.

Donna che punta il dito contro un'altra donna.

Tipi di fallacia ad hominem

Nelle campagne politiche, le fallacie ad hominem sono tanto comuni quando prevedibili. Ne è un esempio la compagna presidenziale negli Stati Uniti del 1800, durante la quale John Adams fu chiamato “scemo, ipocrita, maleducato e un oppressore senza principi”. Il suo rivale, Thomas Jefferson, fu invece descritto come un “ateo incivile, antiamericano e uno strumento per gli empi francesi”.

Un altro esempio: uno degli stratagemmi più usati da Donald Trump è proprio la fallacia ad hominem. Piuttosto che contestare le argomentazioni del suo interlocutore con un minimo di logica o di prove, ricorre spesso a questo principio della logica per screditarlo nel modo più infondato (ricorderete quando ha attaccato un giornalista disabile del New York Times concentrandosi solo sulla sua particolare condizione).

Possiamo distinguere tre tipi di questo principio della logica argomentativa. Li descriviamo nei paragrafi che seguono.

Fallacia ad personam

Attraverso questa fallacia si cerca di danneggiare direttamente la persona che argomenta un’idea. È chiaro il desiderio di umiliare e rendere vulnerabile l’altro. Un esempio di questo tipo di attacco è, appunto, quello di Donald Trump nei confronti del giornalista del New York Times.

Un altro esempio potrebbe essere il seguente: faccio parte di un partito ecologista perché ho a cuore l’ambiente. ⇒ Sei entrato in un partito ecologista solo perché adesso va di moda, non hai valori né carattere e ti fai trasportare dalle correnti.

Fallacia ad hominem circostanziale

Nella fallacia ad hominem circostanziale si cerca di attaccare una persona per la circostanza in cui si trova (se è vera o meno). Ecco alcuni esempi:

  • Non possiamo accettare le affermazioni di tale politico perché è finanziato dai russi.
  • È meglio non fidarsi di questo medico perché è in sovrappeso.
  • Non bisogna vedere i film di Tom Cruise perché fa parte di Scientology.
Immagine di due persone che discutono.

Fallacia ad hominem tu quoque (ma anche tu)

Questa fallacia è conosciuta anche come l’attacco dell’ipocrisia. Si attacca qualcuno sottolineando le sue contraddizioni, non importa che si siano verificate o meno. Ecco un semplice esempio: ⇒ “Proprio tu dici a me di smettere di fumare? Ma se fino a qualche tempo fa fumavi due pacchetti al giorno!”.

Conclusioni

Queste argomentazioni abusive si verificano con troppa frequenza in molti contesti abituali. L’aspetto peggiore è che sortiscono l’effetto desiderato, creano impatto e oltre a danneggiare chi le riceve, sono motivo di vanto per chi ne fa uso e abuso.

Quando parliamo o discutiamo con qualcuno, cerchiamo sempre di restare concentrati su quello che dice. Tralasciamo aspetti personali, circostanze e altre realtà irrilevanti con l’oggetto della conversazione.


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  • Brinton, A. (1985). Una visión retórica del ad hominem . Revista Australasia de Filosofía 63, 50-63.
  • Chaim Perelman y L. Olbrechts-Tyteca, Tratado de la argumentación, Madrid, Gredos, 1989.
  • Walton, D. (1998). Ad hominem arguments. University of Alabama Press.

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