Mettere fine a certi dettami familiari e sociali è salutare

Mettere fine a certi dettami familiari e sociali è salutare

Ultimo aggiornamento: 21 dicembre, 2016

Tagliare i ponti con certi dettami familiari e sociali è salutare, perché i codici e le responsabilità nascoste ci rendono prigionieri di un piano di vita non scelto da noi. Tuttavia, a volte è meglio essere la pecora nera della famiglia che un personaggio inventato sul concetto di falsa perfezione che definisce determinate famiglie.

Tutti, in un modo o nell’altro, siamo stati imprigionati da questa rete invisibile degli obblighi familiari, spesso ereditati di generazione in generazione. Si innalzano come una coscienza invisibile, come l’anima di un’eredità che bisogna accettare senza discutere. Di fatto, lo facciamo fin dall’infanzia. Poi, all’improvviso, qualcosa in noi si risveglia. Ci stanchiamo di ricevere sguardi ammonitori, di dovere soddisfare le aspettative legate al vincolo familiare.

Ogni famiglia è come un clan. È una dimensione dinamica e tremendamente complessa in cui vige un’eredità emotiva, delle credenze, dei divieti e ovviamente degli obblighi, degli ordini. Viktor Frankl, celebre neurologo e psichiatra austriaco, scrisse nel suo libro The Doctor and the Soul (Il medico e l’anima) che l’unica cosa peggiore della sofferenza è che la sofferenza sparisca senza testimoni. Ecco il perché del valore della famiglia come prima cerchia del ricordo, di questa eredità.

Questa idea è vera, ma se la sofferenza è accompagnata dal rancore, si trasmette un’eredità negativa, poiché molto probabilmente non farà altro che generare diffidenza.

Vi invitiamo a riflettere su questo argomento.

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Gli ordini inconsapevoli che ci modellano ogni giorno

Un ordine è qualcosa in più di un obbligo implicito di andare a pranzo tutte le domeniche con i genitori. Parliamo di quegli schemi di pensiero su cui si fonda il nostro pensiero emotivo, mattone dopo mattone. Quella parte della psicogenealogia che spesso agisce come un veto all’impulso vitale della crescita.

Frasi come “non posso sbagliare”, “devo controllare le mie emozioni”, “non bisogna fidarsi delle persone” o “se non mi danno ragione, è perché non mi amano” definiscono questa impronta. Perché, che ci crediamo o meno, la traccia che lasciano questi obblighi intergenerazionali è incisa profondamente nella nostra più intima personalità.

La psicologia cognitiva è uno dei migliori approcci per comprendere questo argomento così delicato. Le credenze più significative si acquisiscono durante l’infanzia a partire dai rapporti con la famiglia. Esiste a sua volta un concetto ancora più complesso. Autori come Aaron Beck ci ricordano che parte di questi schemi ha anche una componente genetica.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, il nostro DNA trasmette informazioni di esperienze di stress e paura ereditate di generazione in generazione. Dall’ospedale Mount Sinai di New York parlano di questo argomento: del peso dell’eredità epigenetica e della sua influenza sui figli.

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Bisogna chiarire un aspetto. La genetica non determina la nostra personalità, si tratta solo di predisposizione. Tuttavia, se al peso dei geni aggiungiamo la continuità di alcuni obblighi, di alcuni valori, di regole ed ordini, allora potrebbe stabilirsi un ciclo continuo di rinforzo reciproco.

Come mettere fine ai dettami familiari

Rompere gli obblighi familiari non è proprio così semplice. Sono molte le culture e i paesi in cui il peso della famiglia condiziona e predispone ad una determinata personalità. Mettere in discussione la famiglia è quasi un sacrilegio per le sue stesse fondamenta. Di fatto, come disse una volta Albert Einstein, “è più facile disintegrare un atomo che un preconcetto”.

Attualmente sembra molto in auge la cosiddetta psicologia transgenerazionale. Si tratta di una modalità terapeutica che rimanda all’albero genealogico per prevenire modelli ripetitivi del passato. Inoltre, aiuta la persona ad acquisire consapevolezza riguardo le dinamiche impercettibili che potrebbe aver ereditato e che frenano la sua crescita, la sua felicità.

Tuttavia, al di là di questi approcci, non è mai un male divenire consapevoli della propria vita quotidiana e di certi aspetti che potrebbero mettere fine a questi obblighi familiari. Approfondiamo la questione.

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Segreti per rompere con gli obblighi familiari

Bisogna capire che gli obblighi familiari sono come un contratto che non abbiamo firmato. Possiamo accettarli se ci arricchiscono dal punto di vista personale ed emotivo oppure, semplicemente, non firmarli. Non accettarli.

  • Un obbligo è una costellazione di codici verbali e non verbali che dobbiamo saper decodificare. Noi stessi integriamo molti schemi di pensiero che è necessario mettere in discussione. La rivoluzione per raggiungere la libertà deve partire da noi stessi.
  • Affondiamo nei nostri contratti intellettuali. Idee come “sono imbranato” o “non devo deluderli” sono come le idee irrazionali di cui ci ha parlato Albert Ellis. Sono le radici delle emozioni disfunzionali che dobbiamo correggere.
  • Iniziamo a mettere in discussione queste frasi così comuni che si sentono in tante famiglie. Espressioni come “questo ragazzo non è adatto a te”, “in questa casa siamo tutti sostenitori di questo partito politico, di questa religione, di questa squadra” o “studiare queste cose è una perdita di tempo, farlo è una stupidaggine” sono codici da invalidare, da eliminare dalla nostra mente.
  • Essere una famiglia non implica mostrare una devota lealtà solo per il fatto di avere lo stesso sangue. Non dobbiamo farlo se ci viene imposto un destino, se per essere noi stessi dobbiamo patire delle conseguenze, non se queste dinamiche ci sottopongono ad un ciclo infinito di infelicità.

A volte diffidare e rompere gli ordini familiari è molto più di un dovere, è una necessità. È il diritto e il dovere di riaffermare la propria integrità personale per non compromettere al propria identità. Quindi, basta essere le marionette a servizio e sotto controllo degli altri.

Immagini per gentile concessione di Sara Riches.


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