Gestione della rabbia e strategie sbagliate

La rabbia non svanisce da sola, come per magia. Di fronte a un'emozione così forte, la cosa più importante è saperla gestire in modo corretto. In caso contrario, finiamo per ammalarci.
Gestione della rabbia e strategie sbagliate
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo, 2023

Una gestione della rabbia inefficace è un’abitudine o una dimensione dalle conseguenze potenzialmente disastrose. La rabbia è una di quelle emozioni invasive che ci porta spesso a fare sciocchezze. Finiamo così per dire o fare qualcosa che ci danneggia o che ferisce le persone a cui vogliamo bene.

Da alcuni, purtroppo, la rabbia viene considerata positiva. Il capo che grida o il genitore severo sono spesso convinti che un’esplosione di questo tipo sia segno di serietà, di interesse. Tuttavia, un’ira fuori controllo difficilmente genera effetti positivi. Al contrario, ferisce, danneggia e crea altra rabbia o risentimento negli altri. Ecco perché si insiste sull’importanza di una corretta gestione della rabbia.

Non si tratta di soffocarla perché, come tutte le emozioni, è in molti casi una reazione legittima. La chiave è non lasciarle il controllo, non permetterle che ci detti come agire. Vediamo, allora, 4 modi inefficaci per gestire un’emozione così potente.

L’ira: un acido che può provocare più danni al recipiente che lo contiene che a qualsiasi cosa su cui venga versato.

-Seneca-

Strategie inadeguate per la gestione della rabbia

1. Contenimento completo

Contenere la rabbia in modo totale non è mai una soluzione valida per gestire questa e altre emozioni. Negare, imbavagliare, eludere o cercare di minimizzare quello che si prova non va bene. La repressione non è mai una strategia di successo. Questa energia che cerchiamo di soffocare ritorna sempre sotto forma di sintomi fisici o psicologici.  

L’atteggiamento migliore non è morderci la lingua e cercare di andare avanti come se niente fosse. Quello che possiamo fare è innanzitutto pensare per evitare che uno di queste esplosioni di rabbia si rivolgano contro noi stessi o contro le persone che amiamo. La calma lascerà il passo a uno scenario più propizio per esprimere questa emozione.

Donna arrabbiata avvolta dalle fiamme

2. Riversare la rabbia su noi stessi

Se reprimiamo l’energia che accompagna la rabbia, questa finirà per esplodere dentro di noi. Le emozioni non scompaiono e non si diluiscono da sole. Se non gestite, si trasformano in qualcosa di indesiderato. È comune vedere che una rabbia tacitata si trasformi, più avanti, in un’aggressione personale. 

La depressione, ad esempio, molte volte si nasconde sotto una rabbia repressa. La rabbia è ancora lì, ma invece di essere diretta verso chi l’ha generata si scaglia contro di noi. È a questo punto che compaiono gli auto-rimproveri e il risentimento. È possibile avvertire anche malessere fisico, come vertigini, mal di testa.

Non perdete mai di vista il motivo per cui vi siete arrabbiati. Che cosa ha provocato la rabbia?

3. Adottare un atteggiamento passivo-aggressivo

L’atteggiamento passivo-aggressivo è quello in cui le parole, i gesti, le azioni indicano una rabbia che non viene espressa direttamente. Si preferisce occultare e il sentimento viene velato, ingentilito, ma mai canalizzato o risolto. L’esempio tipico sono le affermazioni indirette, quelle che dicono e non dicono.

Una tale gestione della rabbia non è efficace perché genera confusione, in noi e negli altri. Non abbiamo la soddisfazione di manifestare apertamente il nostro fastidio, ma non vogliamo tacere. In questo modo si tende a prolungare il conflitto inutilmente o a innescare una catena di problemi.

ragazzo appeso a delle corde

4. Scaricare la rabbia su chi non ha colpa

L’ira spesso genera reazioni aggressive a catena completamente irrazionali. Immaginiamo il capo che rimprovera un’impiegata. Lei non risponde, ma quando è nervosa e tratta male il ragazzo senza motivo. Il fidanzato non risponde, ma è infastidito e quando arriva a casa si sfoga sul fratellino e lo sgrida. Il bambino non risponde, ma placa la sua rabbia divertendosi a tormentare il cane di casa.

Si è creato un circolo di aggressioni, perché in nessun punto di questa catena si è realizzata un’adeguata gestione della rabbia. L’ultimo anello della catena, il più innocente, potrebbe pagare le conseguenze di una cattiva gestione emotiva. È il modo più sicuro per rovinare i legami affettivi senza alcun motivo.

Imparare a gestire la rabbia è importantissimo se volete costruire ambienti sani e relazioni positive. L’ideale è esprimere sempre il proprio fastidio alla persona che l’ha generato, protestare apertamente di fronte a un comportamento ingiusto o poco rispettoso.

Tuttavia, fatelo dopo avere recuperato la calma. Se non ci riuscite, provate a metterlo su carta, senza filtri; vi sarà di grande aiuto.


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  • Moreno Loureda, A. (2017). Los cuentos como recurso para trabajar la ira en educación infantil.


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