Géza Róheim: psicoanalisi e antropologia

Il nome di Géza Róheim non è conosciuto come altri nel mondo della psicanalisi; eppure, è uno degli esponenti più brillanti di questa corrente.
Géza Róheim: psicoanalisi e antropologia
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo, 2023

Il nome di Géza Róheim non è conosciuto come altri nel mondo della psicanalisi; eppure, è uno degli esponenti più brillanti di questa corrente. Lo stesso Sigmund Freud, di fatto, disse che questo ricercatore era riuscito, insieme a pochi altri, a espandere le frontiere della psicanalisi e della cultura ben al di là di quanto ipotizzato nella grande opera Totem e tabù.

Géza Róheim viene considerato il padre dell’antropologia psicanalitica. Inoltre, è oggetto di ammirazione per aver lasciato dati autorevoli nel suo campo, lavoro che svolse in comunità ancestrali dell’Australia e dell’America del Nord. Questa stessa autorevolezza è ciò che con il tempo gli ha conferito un posto di rilievo nella storia della psicanalisi.

Quante porte sarebbero rimaste chiuse per me se gli essere eterni del sonno, l’altjiranga mitjinam non mi avessero dato così spesso le chiavi!.

-Géza Róheim-

L’opera principale di Géza Róheim porta il titolo di Psicanalisi e antropologia. In essa l’autore riesce ad applicare i principi freudiani alla comprensione della cultura, cosa che molti dei suoi contemporanei consideravano sbagliato. Ma la solidità delle ipotesi di Róheim è riuscita, nel tempo, a dissipare ogni dubbio.

Le origini di Géza Róheim

Géza Róheim nacque a Budapest (Ungheria), nel settembre del 1891. A differenza di tanti altri pionieri della psicanalisi, Róheim visse un’infanzia molto felice. Era figlio unico di una famiglia di commercianti ebrei che gli riservò amore e attenzioni. Il nonno andava pazzo per lui e gli tramandò la passione per i miti e per le leggende popolari.

Géza Róheim

Quando Géza Róheim aveva appena 8 anni, iniziò la lettura de L’Ultimo dei Mohicani, di James Fenimore Cooper. Questo avvicinamento alle culture primitive lo affascinò sin dal primo istante. Da quel momento iniziò a leggere tutto sull’argomento, e ben presto ne divenne un esperto.

Róheim era una persona allegra e dinamica che suddivideva il proprio tempo tra libri di mitologia e di etnografia e la sua passione per la buona cucina e lo sport. Nel 1914 si laureò in geografia. In seguito approfondì gli studi a Leipzig e a Berlino. Proprio lì, per la prima volta, venne a contatto con la psicanalisi, attraverso l’opera di Otto Rank.

Una nuova dimensione

Géza Róheim affermava che la scoperta dell’opera di Freud fosse stata per lui assolutamente rivelatrice. Percepiva tutte le sue conoscenze come pezzi separati e dispersi. La psicanalisi fu per lui quella struttura teorica in grado di dare ordine e senso a molte delle sue osservazioni e dei suoi saperi.

Stampa di Freud

Róheim si sottopose alla psicoanalisi, prima con Sandor Ferenczi e poi con Wilma Kovacks. In un primo momento, era molto influenzato dall’opera di Melanie Klein. Tuttavia, successivamente si addentrò nell’opera di Freud e modificò alcuni dei suoi concetti avvicinandosi più alla psicoanalisi classica. Conobbe personalmente Freud nel 1918.

Da quel momento, l’opera di Róheim iniziò a concentrarsi su un’interpretazione psicanalitica dei fenomeni culturali e sociali. Il suo non fu un lavoro analitico e teorico, bensì supportato dalla convivenza con le comunità ancestrali, partorendo un’opera di profonda empatia e affetto.

Il lavoro di Géza Róheim

Géza Róheim pubblicò diverse opere di grande valore, come la già citata Psicanalisi e antropologia, L’enigma della sfinge, Magia e schizofrenia e Le porte del sogno. Il suo lavoro venne inizialmente redatto in ungherese, per poi essere tradotto in inglese e in francese. Solo una piccola parte delle sue opere è disponibile in italiano.

Antropologia e Géza Róheim

Róheim ipotizzò che i miti e le leggende dei popoli ancestrali avessero una struttura simile a quella dei sogni di ogni individuo. Anche quelle produzioni culturali, dunque, potevano essere analizzate come se fossero sogni. Al tempo stesso, riportò diverse prove del fatto che il complesso di Edipo, teorizzato da Freud, fosse universale. Vale a dire che è presente in ogni epoca e cultura.

Fu uno dei grandi oppositori di famosi antropologi quali Bronislaw Malinowski e Margaret Mead. Metteva in dubbio il loro interesse verso le specificità proprie di ogni cultura, portando a credere che esistessero marcate differenze tra una cultura e l’altra.

Secondo Róheim, la realtà era esattamente l’opposto: gli elementi universali superavano nettamente le particolarità circostanziali. Géza Róheim morì negli Stati Uniti nel 1953, due mesi dopo che morisse la moglie, che amava in modo incondizionato.


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  • Romero, A., & Visbal, A. (1999). Relaciones científicas: acerca de las conexiones de la Psicología y otras ciencias. Discernimiento, 11.


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