Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online

In questo articolo (attenzione contiene spoiler) parleremo di un thriller basato su eventi reali. Questa docuserie ci parla di uno psicopatico che uccide i gatti e pubblica i video in rete. Gli utenti guardano i suoi video e indagano cercando giustizia.
Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio, 2023

Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online è il titolo perfetto per questa docuserie che ci fa rimanere incollati allo schermo sin dai primi minuti. Già dalla prima pubblicazione in rete, i video inquietanti sui maltrattamenti nei confronti dei gatti scuoteranno le coscienze di alcuni internetnauti. Si alleeranno e indagheranno su chi può celarsi dietro ad azioni così abominevoli. La loro indagine sarà più efficace di quella della polizia.

La docuserie Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online si basa su fatti realmente accaduti e ci racconta la storia dell’assassino canadese Luka Magnotta e di un gruppo di internetnauti che si mobilitano per farlo arrestare.

Mano che usa la tastiera di un computer

Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online. Chi è Luka Magnotta?

Il vero nome di Magnotta è Eric Kirk Newman, nato a Toronto nel 1982 da genitori adolescenti. Dopo la separazione dei genitori, le storie sulla sua infanzia sono molte e contraddittorie.

La madre di Luka, Anna Yourkin, descrive il padre di Luka come un “orgoglioso nazista” e un marito violento. Il padre di Luka, che testimoniò durante il processo del figlio, parlò di sé come di uno schizofrenico e confessò gli abusi commessi in famiglia alla moglie.

Famiglia disfunzionale e bullismo

Dopo il divorzio, la donna si risposò, ma anche il nuovo marito era un uomo violento. Educato in casa fino al liceo, Magnotta fu vittima di bullismo quando iniziò a frequentare la scuola. Si ritirò prima di ottenere il diploma e trascorse del tempo in vari ospedali psichiatrici e case famiglia.

Durante una visita in ospedale quando era ancora adolescente, Magnotta dichiarò di soffrire di allucinazioni. Per questo motivo gli diagnosticarono una schizofrenia paranoide.

Uno dei sui primi crimini documentati fu una frode per la quale fu condannato nel 2004. Aveva rubato la carta di credito di un amico e prelevato circa 17.000 dollari. In seguito, iniziò senza successo diversi lavori come attore, modello, spogliarellista, accompagnatore e attore porno.

Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online…

La docuserie è stata realizzata come un vero e proprio thriller, con colpi di scena che nessuno si aspetta, un cast di ingegnosi eroi di internet che vi sorprenderà e un assassino la cui vera identità vi lascerà sbalorditi.

Un ragazzo, due gattini

Tutto inizia con Deanna Thompson, un’analista di dati di un casinò di Las Vegas ossessionata da internet. Nel 2010, Deanna trovò su internet un video intitolato 1 ragazzo, 2 gattini. Il video mostrava un giovane vestito con una felpa con cappuccio che uccideva due gattini sigillandoli sottovuoto all’interno di un sacchetto.

Inorridita da ciò che aveva appena visto, iniziò una protesta online creando un gruppo per trovare lo spietato assassino. Grazie al gruppo Facebook, entrò in contatto con John Green, un uomo di Los Angeles anch’egli indignato dal video.

Giù le mani dai gatti… Le crudeltà e l’accanimento contro i gatti

Il giovane non si fermò e pubblicò un altro video in cui dava da mangiare un gatto indifeso a un pitone. In seguito, pubblicò un terzo video in cui annegava crudelmente un gatto in una vasca da bagno. Deanna Thompson e John Green sapevano che dovevano fermare il ragazzo prima che la prossima vittima potesse essere una persona.

Utilizzando vari strumenti tecnologici come Google Maps e i dati GPS presenti in una foto, trovarono finalmente il nome e il luogo: Luka Magnotta, Toronto, Canada. Fu una corsa contro il tempo. La polizia non aveva ancora preso in considerazione le denunce presentate e il giovane era pronto a commettere un crimine più grave.

Un folle e il rompighiaccio

Nel 2012, Luka Magnotta portò Jun Lin, uno studente cinese di ingegneria, nel suo appartamento a Montreal. Lì abusò di lui, lo pugnalò più volte e una volta ucciso ne smembrò il corpo. Mangiò anche parti del corpo e il tutto davanti a una telecamera. Quando finì, pubblicò il video su internet.

In seguito, il corpo smembrato di Jun Lin fu trovato insieme ad altre prove incriminanti. Inoltre, Magnotta inviò una mano e un piede della vittima al quartier generale del Partito conservatore liberale a Montreal.

Come si è riusciti a fermarlo costituisce la trama della docuserie, il leitmotiv che le dà ritmo e coerenza. Ecco perché non la riveliamo in questo articolo. Quello che ci preme sottolineare è l’incredibile coraggio e intelligenza degli internetnauti che hanno permesso l’arresto di Luka e l’inefficienza della polizia che non riusciva a seguire le sue traccie.

Primo piano volto di luka magnotta

Dov’è adesso Luka Magnotta?

Luka Magnotta ha affermato di essere solo una vittima e che dietro a tutto c’era uno sconosciuto di nome Manny. Tuttavia, le indagini non hanno confermato l’esistenza di quest’uomo e si è stabilito che Magnotta fosse l’unica persona responsabile. Nel dicembre del 2014 è stato dichiarato colpevole di omicidio di primo grado e condannato all’ergastolo.

Magnotta sta scontando la pena detentiva nella prigione di Port-Cartier, in Quebec. Nel 2017 si è sposato con un detenuto condannato per omicidio.

Nella serie Netflix, gli investigatori della polizia e gli investigatori amatoriali del web teorizzano che Magnotta fosse affascinato dai serial killer e da film come Basic Instinct e American Psycho. Si pensa che abbia commesso i suoi crimini per un desiderio perverso di fama e notorietà.

La famiglia di Lin Jun venne dalla Cina per assistere al processo e il padre della vittima, Lin Diran, rilasciò una dichiarazione straziante: “In una notte, abbiamo perso tutte le nostre speranze”.

“Sono venuto per assistere al processo e assicurarmi che fosse fatta giustizia. Me ne vado soddisfatto perché non avete defraudato mio figlio. Sono venuto per scoprire cosa è successo a nostro figlio quella notte e me ne vado senza una risposta completa. Ero venuto a vedere se l’assassino avesse dei rimorsi, ad ascoltare una qualche forma di scuse, me ne vado senza nulla di tutto ciò”.


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