Giudicare significa definire se stessi

La persona che giudica dice più su se stessa di quello che intende dire sull'altro. Ne parliamo in questo articolo.
Giudicare significa definire se stessi
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

Siamo persone, tutte diverse e uniche. Per questo ognuno presenta determinate condotte, una personalità specifica e un significativo mondo interiore che mostra la sua natura. Ma proprio questa unicità ci porta a giudicare gli altri.

Tuttavia, la persona che giudica dice più su se stessa rispetto a quello che intende dire sull’altro. In altre parole, se giudico qualcuno perché è ipocrita, forse dovremmo osservare in quali aspetti della propria vita si è ipocriti. Potrebbe anche essere necessario imparare a essere più flessibili e rispettare gli altri così come sono.

Rispetto come sei e non ti giudico

È difficile sfuggire alla semplicità con cui capita di giudicare gli altri. La varietà di persone che possiamo incontrare è grande alla pari dei danni che possiamo arrecare parlando di loro senza conoscerli. Lo stesso succede anche quando li conosciamo e non li ascoltiamo.

I gusti non sono uguali, sicuramente ciascuno di noi si comporta in maniera diversa e, molto probabilmente, anche il coinvolgimento dei vari eventi risulta diverso per ogni individui.

Donna con calzature diverse.

Ecco perché un rapporto sano si basa sul rispetto e sulla tolleranza, anche se strettamente cordiale. Condividiamo la nostra vita con le persone che apprezziamo, con i loro pregi e difetti, e vorremmo che non cambiassero mai.

Se qualcuno ti ha detto che sei speciale, non si sbagliava. La tua personalità dipende dal tuo particolare modo di vedere il mondo e di stare in esso.

Giudicare gli altri equivale a non capire perché quelle persone sono in un dato modo. Non sappiamo quali esperienza ha vissuto l’altra persona, cosa l’ha resa com’è o quanto possano ferirle le critiche prive di un motivo giustificato.

Mi piace come sono e non voglio che tu mi giudichi

Giudicare gli altri è come lanciare una moneta in aria e vedere cosa esce: il bersaglio può essere un’altra persona oppure noi stessi.

Se siamo noi, non ci piacerà affatto che parlino di noi alla leggera. Per capire qualcuno, bisogna mettersi nei suoi panni e quando si giudica non lo si fa.

“Conosci il mio nome, ma non la mia storia. Hai sentito quello che ho fatto, ma non hai passato quello che ho passato io. Sai dove sono, ma non da dove vengo. Mi vedi ridere, ma non sai cosa ho passato. Smettila di giudicarmi.”

-Anonimo-

Ci sentiamo quindi incompresi, scoraggiati e talvolta la nostra autostima può risentirne. Ci piace che gli altri abbiano un’idea positiva di noi, che ci prendano in considerazione e ci accettino.

Non importa i difetti o le diverse prospettive degli altri. Ci rende felici essere, agire e vivere in un dato modo. Pertanto, abbiamo bisogno che le persone che ci amano apprezzino questo più di ogni altra cosa.

Donna felice.

Giudicare gli altri ci definisce

Abbiamo già detto che lo stesso danno che possiamo arrecare agli altri può essere arrecato a noi, dunque è altrettanto importante conoscere ed essere conosciuti.

Riconosciamo noi stessi attraverso le nostre azioni. In altre parole, se abbiamo l’abitudine di giudicare gli altri, saremo conosciuti per questo e quindi giudicati a nostra volta. Ma può anche succedere che non sia così e che ci si senta giudicati senza meritarlo.

Se è questo il caso, pensate che non c’è motivo per cui le parole altrui debbano ferirvi. Non lasciatevi influenzare da che quello che dice di voi qualcuno che non sta nemmeno cercando di capirvi. Non tutti viviamo o proviamo le esperienze allo stesso modo.

La persona che oggi ci giudica probabilmente sta dicendo più di sé che di noi, quindi dobbiamo essere forti e lasciarci solo consigliare, non giudicare a nostra volta. E se stiamo male per questo, ricordiamo che quando qualcuno ci giudica, possiamo invitarlo a mettersi nei nostri panni.

“Conosco molto bene la mia storia, quindi sono l’unico che può giudicare, criticare e applaudire me stesso tutte le volte che voglio.”

-Anonimo-


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