I delitti di Valhalla: abusi sui minori in un thriller islandese

"I delitti di Valhalla" è uno straordinario thriller scandinavo. I personaggi principali sono affascinanti e complessi, il che permette di costruire delle mini-storie, oltre a una trama principale che vi terrà col fiato sospeso fino all'ultimo istante.
I delitti di Valhalla: abusi sui minori in un thriller islandese
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 04 novembre, 2022

Originariamente creata da RUV, il Servizio Nazionale di Radiodiffusione islandese, I delitti di Valhalla è andato in onda in Islanda nel 2019 ed è giunto nel nostro Paese grazie a Netflix. La serie, composta da otto episodi, è ambientata nella capitale islandese Reykjiavik.

Il protagonista è un detective, Kata, incaricata di indagare su un omicidio che nel giro di poco tempo si trasforma in un’evidente catena di omicidi seriali. Sarà affiancata da un collega, Arnar, che solitamente opera a Oslo.

Grazie al loro lavoro, scopriranno non solo l’autore degli omicidi, ma anche i moventi degli stessi;  tutto ciò li condurrà in una rete di corruzione piuttosto estesa nel mondo della politica.

Il ritmo de I delitti di Valhalla mantiene viva l’attenzione dello spettatore su un’incredibile ricerca che sembra condurre al centro per minori Valhalla, chiuso 30 anni prima. Una serie con diversi colpi di scena, in un’Islanda non convenzionale.

Cosa ci offre I delitti di Valhalla?

I delitti di Valhalla offre proprio ciò che lo spettatore si aspetta: risulta interessante nonostante il ritmo lento; non c’è mai un attimo di noia, persino nelle trame secondarie. Le famiglie distrutte e l’abuso sui minori sono gli argomenti attorno a cui ruota la serie.

Da un lato, Arnar deve lottare con il proprio passato, mentre Kata desidera recuperare la fiducia di suo figlio. La serie analizza la gravità dell’abuso sessuale su bambini e adolescenti (attraverso due trame principali), coinvolgendo vittime e sopravvissuti.

Ben più di una serie poliziesca

Con l’ambizione di essere più di una semplice serie poliziesca, I delitti di Valhalla si prende del tempo per sviluppare sapientemente la sua trama, come ben dimostra il primo episodio, dedicato solo al personaggio di Kata.

Questa ambiziosa investigatrice, i cui sforzi non sono riconosciuti nel suo posto di lavoro, si vede costretta a lavorare con un detective inviato da Oslo, che si chiama Arnar (Bjorn Thors). I due poliziotti dovranno imparare a collaborare per scoprire quanto accaduto a Valhalla diversi anni prima e riuscire così a catturare il serial killer.

Nonostante la scenografia piuttosto semplice, le scene permettono di approfondire le motivazioni dei due protagonisti principali. La loro complementarietà è percepibile soprattutto grazie alla grande interpretazione di Nina Dogg Filippusdottir e Björn Thors, i cui talenti sono già riconosciuti in Islanda.

Risvolti inaspettati

Se da un lato alcune rivelazioni sono prevedibili, la maggior parte dei colpi di scena rimescolano le carte in modo sorprendente e riescono ad accrescere la tensione fino all’ultimo episodio.

La serie non può evitare di perdersi in intrecci secondari, poi messi da parte, come la comparsa di un video inquietante sul telefono del figlio di Kata o la relazione tra Arnar e sua sorella.

Gli indizi alla base sono tuttavia interessanti, il che avrebbe contribuito alla complessità dei personaggi, che invece emergono solo come un riempitivo volto a sottolineare la morale della serie: le apparenze ingannano.

I detective protagonisti

I delitti di Valhalla: le apparenze ingannano

Dietro all’apparente tranquillità, si celano le atrocità che tutti avrebbero preferito sotterrare a fondo e dimenticare. Per il detective Arnar, è il rapporto con la sua famiglia di estremisti religiosi.

Dall’altra parte, il rapporto andato in frantumi tra Kata e suo figlio. Il perno centrare è il ricordo dell’orrore dei bambini di Valhalla, vittime di un atroce sistema, autore e complice di una rete di pedofilia.

Non è scontato che I delitti di Valhalla sia ambientato in Islanda, Paese con uno dei tassi più bassi di criminalità al mondo. La purezza dei paesaggi immacolati contrasta con l’orrore dei crimini che Kata e Asnar scopriranno nel corso delle indagini.

La serie sa bene come sfruttare al meglio questa ambientazione. La fotografia dai toni grigi e freddi, quasi gelidi, sembra trarre spunto dai film neo-noir e dalle magnifiche decorazioni esterne, il che le conferisce un aspetto più inquietante, enfatizzato dalla colonna sonora di Pétur Ben.

Tematica e intrecci delicati, senza edulcorazione

I delitti di Valhalla affronta argomenti delicati quali l’abuso, la negligenza o la pedofilia, ma lo fa in modo responsabile, dimostrando come le vittime cerchino di sopravvivere dopo aver assistito a tali eventi, il che apporta maggiore profondità alla storia e ai personaggi. Questa ricerca rivelerà segreti oscuri e colpirà tutti coloro che cercheranno di ricostruire la propria vita dopo le esperienze vissute.

Una serie da non perdere

La serie è la prima coproduzione di Netflix con l’Islanda ed è un prodotto di qualità, con una solida regia. Eppure non ha la magia della serie di successo Trapped. Il produttore Thordur Palsson, di fatto, ha trovato un buon equilibrio in quella che è stata la sua prima serie.

Non apporta una ventata di novità al genere noir-scandinavo: assassini, neve, detective originali… ma definisce un thriller ben pensato. Sono otto gli episodi che contengono gli elementi determinanti di quello che dovrebbe essere un misterioso caso di omicidi che fa da sfondo a un profondo dramma.


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