I neuroni delle persone intelligenti sono più grandi?
Le dimensioni del cervello sono in qualche modo correlate al quoziente intellettivo? Attualmente questa ipotesi non è stata confermata, sebbene la scienza ci abbia svelato un dato quantomeno interessante. Ora sappiamo, infatti, che i neuroni delle persone intelligenti sono più grandi. Questa caratteristica fa sì che le informazioni giungano più velocemente e le idee fluiscano con maggiore agilità.
Questo dato, seppur curioso, non è esente da critiche da parte della comunità accademica. In qualche modo, associare “volumi” e “rendimento cognitivo” sembra un po’ riduttivo e persino semplicistico. E questo perché, in fin dei conti, è difficile valutare e dare una definizione dell’intelligenza, per cui parlare di differenze in termini di volume sembra contraddittorio.
Eppure, gli scienziati dello Human Brain Project hanno scoperto una correlazione diretta tra il volume delle cellule del cervello e il livello di abilità cognitive di una persona. Questo aspetto apre a nuove possibilità, come quella di superare, in laboratorio, i limiti dell’intelligenza umana. Un aspetto che, a prescindere dalle implicazioni etiche, non può che destare interesse.
Secondo la scienza, i neuroni delle persone intelligenti sono più grandi
Lo studio condotto dalla Dottoressa Natalia Goriounova dell’Università Libera di Amsterdam è stato il primo a dimostrare che le dimensioni di neuroni sono direttamente associate al livello di intelligenza di una persona. Maggiore è la connettività, più significativo diventa il potenziale intellettivo.
Ad oggi sappiamo che il cervello può contare su circa centomila miliardi di neuroni e ciascuno di questi immagazzina, elabora e invia informazioni grazie a una serie di reazioni chimiche e segnali elettrici. Ne conosciamo i meccanismi, ma non disponiamo di dati solidi per associare il volume delle cellule cerebrali al rendimento cognitivo.
Per esempio, conosciamo i dati dell’analisi del cervello di Albert Einstein, dopo che il patologo Thomas Harvey lo rubò durante l’autopsia del corpo nel 1955. Quell’analisi rivelò, tra le tante cose, che la corteccia prefrontale -area responsabile della cognizione spaziale e del pensiero matematico- era più sviluppata del normale.
Anche le cellule gliali del padre della teoria della relatività avevano dimensioni maggiori rispetto alla media. Ecco che, in qualche modo, avevamo già a disposizione alcuni indizi che facevano presagire i risultati attuali.
Corteccia frontale e lobi temporali: maggiore volume neuronale
Le analisi ottenute dallo studio condotto presso l’Università di Amsterdam hanno dimostrato che i neuroni delle persone intelligenti sono più grandi. Ma non solo, si è osservato che quelle aree che ospitano gran parte delle cellule cerebrali (vale a dire, la corteccia prefrontale e i lobi temporali) si diramano più delle altre.
Questo significa che non solo mostrano un volume maggiore, ma anche una migliore connettività con un numero più elevato di neuroni intorno. Tutto questo forma un cervello con più sinapsi, lungo le quali l’informazione fluisce più rapidamente.
Al tempo stesso, come è stato possibile osservare nel cervello di Einstein, nel caso delle persone più brillanti della media, sia la corteccia frontale che i lobi temporali si presentano con uno spessore e un volume superiore alla norma.
Perché i neuroni delle persone intelligenti sono più grandi?
Ora che siamo a conoscenza di questi dati, la domanda sorge spontanea: perché i neuroni delle persone intelligenti sono più grandi? Hanno fatto qualcosa grazie a cui poter vantare un volume maggiore rispetto alla media? Magari ha a che vedere con il tessuto muscolare? Ovvero più lo si allena, più cresce di volume?
Quanto segnalato dal Human Brain Project è che queste caratteristica peculiare risponde a fattori genetici e a processi che ancora non sono stati del tutto chiariti. Ecco che una fase interessante messa in atto dall’Università Libera di Amsterdam è stata procedere a un’analisi dettagliata di ogni singolo neurone in stato di attività, ovvero quando erano ancora “vivi”.
A questo scopo, è stato studiato un campione di persone che avevano bisogno di un intervento chirurgico a causa di un tumore o di crisi epilettiche. Prima dell’intervento sono state sottoposte a un test dell’intelligenza per individuare gli individui con migliori prestazioni cognitive. In una seconda fase, durante l’intervento, sono stati estratti piccoli campioni di corteccia cerebrale e dei lobi temporali di queste ultime.
È emerso che oltre a maggiori dimensioni dei neuroni, presentavano un potenziale di azione di gran lunga superiore (l’onda di scarica elettrica che viaggia lungo la membrana cellulare, modificandola).
In seguito, si è provato a scoprire cosa stimola maggiori dimensioni delle cellule cerebrali nelle persone più brillanti. I risultati non sono stati ancora pubblicati e al momento attuale non disponiamo di dati esaustivi.
Quali risvolti futuri implica questa scoperta?
Nasciamo già intelligenti o diventiamo persone brillanti grazie agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno? Questo è l’eterno dubbio della scienza, la domanda che si è sempre posta, decennio dopo decennio. Ad oggi, sappiamo che esistono due tipi di intelligenza: fluida e cristallizzata.
Dunque, mentre della prima siamo dotati sin dalla nascita, la seconda è frutto dell’apprendimento e dell’esperienza. Eppure l’una non esclude l’altra e nessuna delle due ha un limite prestabilito.
Ora che abbiamo acquisito questa consapevolezza, cosa rappresenta, dunque, la scoperta in questione?
Quali implicazioni può avere essere coscienti del fatto che i neuroni delle persone intelligenti sono più grandi e meglio connessi tra loro?
Michele Giugliano, co-autrice e docente presso l’Università di Anversa, fa un’osservazione profetica: forse, in un futuro non lontano, saremo in grado di creare neuroni più grandi, grazie a cellule embrionali e pluripotenti.
In questo modo, potremmo aggrapparci a qualcosa che va ben oltre il fatto di essere intelligenti: potremmo rimpiazzare il materiale cerebrale andato perduto a causa di lesioni o demenza, e ridurre il deficit cognitivo associato a questa condizione. Siamo in attesa di ulteriori dati al riguardo.
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- Goriounova NA, Heyer DB, Wilbers R, Verhoog MB, Giugliano M, Verbist C, Obermayer J, Kerkhofs A, Smeding H, Verberne M, Idema S, Baayen JC, Pieneman AW, de Kock CP, Klein M, Mansvelder HD. Large and fast human pyramidal neurons associate with intelligence. Elife. 2018 Dec 18;7:e41714. doi: 10.7554/eLife.41714. PMID: 30561325; PMCID: PMC6363383.