I Origins, lo specchio dell'anima

I Origins punta a conciliare scienza e spiritualità; parte dalla metafora "gli occhi sono lo specchio dell'anima" per proporci un modello che ci porterà a mettere in dubbio la nostra realtà sensibile.
I Origins, lo specchio dell'anima
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 11 ottobre, 2022

I Origins è un film americano del 2014. Si tratta di una produzione indipendente, proiettata nello stesso anno in occasione del Festival del Cinema di Sundance e premiata Miglior Film del Festival di Sitges 2014. Diretto da Mike Cahill e interpretato dagli attori Michael Pitt, Brit Marling e Àstrid Bergès-Frisbey, questo film ci propone un dramma dall’interessante sguardo fantascientifico, ma che risulta sorprendentemente verosimile.

Scienza e spiritualità si mescolano tra loro; un aspetto che sembra molto improbabile, ma che ha un discreto successo. La trama prende forma in una sorta di matrioska con un filo conduttore: gli occhi. In un primo momento incontriamo lo scienziato Ian Gray, che sta cercando di portare a termine uno studio che ha lo scopo ultimo di demistificare la spiritualità. A partire da questo, una trama ci metterà in contatto con la successiva per spiegare, infine, perché “gli occhi sono lo specchio dell’anima”.

Gli occhi come punto di partenza

Ossessionato dagli occhi, Ian Gray punta a risalire a un’origine, a un punto di partenza dell’evoluzione dell’occhio, che dimostri, con prove concrete che non c’è più spazio per la fede nella nostra società. Ian è ossessionato dalla scienza, dalle prove empiriche e dai dati; ma, con sua grande sorpresa, troverà l’amore in una giovane piuttosto atipica: Sofi, una ragazza straniera dalla forte spiritualità, fortemente in contrasto con lo scetticismo di Ian.

I Origins si addentra in una delle questioni più controverse della storia: scienza vs. religione. Si immerge nelle diverse fedi e dà una risposta alla reincarnazione. Gli occhi saranno il punto di partenza e, a loro volta, la scoperta che indurrà Ian a interrogarsi su tutto quello che sa, su tutto quello che ha studiato. Il film, tuttavia, ha qualche pecca: dialoghi surreali, poco probabili in una normale conversazione di coppia, pur tenendo conto della natura di Sofi, risultano comunque inverosimili.

Forse si tratta di un film troppo prevedibile, che vuole affrontare tanti temi e che, a volte, si ferma alla superficie. Può non raggiungere il cuore dei più scettici, ma presenta senz’altro un approccio positivo, un buono sviluppo e riesce a delineare una trama coinvolgente, che cattura. Può esistere la reincarnazione? E se i nostri occhi non fossero altro che la traccia di altre vite passate, di altre anime che un tempo alloggiavano in quello stesso sguardo?

Destino, caso e Origens 

Secondo Ian, non c’è niente che la scienza non possa spiegare, non esiste il mondo spirituale, tutto passa attraverso la scienza, attraverso le osservazioni e le dimostrazioni che possiamo trarre dal mondo che ci circonda. Il destino e il caso non sono contemplati nella sua concezione del mondo, ma tutto questo cambia quando conosce Sofi, una giovane che conosce per caso, della quale quasi non sa nulla e che non ha nemmeno visto in volto.

Ian e Sofi si incontrano a una festa organizzata in occasione di Halloween, in una notte particolarmente legata alla spiritualità, alle anime. Lei è vestita in maschera e ne può vedere solo gli occhi, unici e affascinanti, che Ian non potrà mai dimenticare. Dopo averla persa di vista, la cercherà finché una serie di casualità lo porteranno fino a lei. All’improvviso, Ian inizierà a vedere spesso il numero 11 e, seguendolo, troverà Sofi.

Per quale motivo l’11? Nonostante nel film il numero compaia in modo del tutto casuale e inspiegabile nella vita di Ian, potremmo pensare che non sia legato al fato, in quanto il numero 11 è tradizionalmente associato alla vita spirituale. L’11 è due volte 1, la somma delle sue cifre dà 2, il che ci fa pensare alla dualità, a due dimensioni, a due mondi; inoltre, supera il numero 10, associato alla perfezione, ma anche al mondo materiale, per cui l’11 ci porterebbe a una dimensione al di là, alla sfera spirituale.

I Origins i protagonisti

Misticismo e scienza in I Origins

I Pitagorici vedevano nella natura una certa corrispondenza numerica; la ragione dava accesso alla natura, alla vera conoscenza e questa, a sua volta, era associata alla matematica, ai numeri. Secondo questi filosofi, tutto proviene dall’Uno, che sarebbe il principio fondamentale da cui deriva tutto il resto, l’apeirón. L’1 è associato a una certa natura divina e da esso ne scaturiscono altre. La totalità verrà espressa dal 10, per cui l’11 è associato a una dimensione al di là del mondo terreno.

Oltretutto, i pitagorici possedevano una certa visione mistica del mondo; non bisogna dimenticare che oltre che una scuola, sono stati anche un’associazione di carattere segreto e religioso. I pitagorici credevano nella trasmigrazione delle anime, ovvero l’anima rientrava in un piano divino, non apparteneva al mondo terreno; abitava il corpo e dopo la morte dello stesso avrebbe occupato un nuovo corpo e lo avrebbe fatto tante volte quante sarebbero state necessarie per raggiungere lo stato di libertà.

Scena del film

Per raggiungere questa purificazione (o liberazione dell’anima), bisognava seguire determinate norme comportamentali; tra esse spicca il vegetarianismo, fortemente associato alla reincarnazione e che è presente in altre religioni, come il buddismo. In I Origins, Sofi non sembra appartenere ad alcuna fede religiosa nello specifico, ma crede nella reincarnazione e si sente profondamente legata a determinate convinzioni che provengono dall’India.

Vediamo dunque che I Origins non solo coincide con le tesi pitagoriche sul misticismo del numero 11, ma anche che concorda con le convinzioni sulla reincarnazione. Sofi concorda con i pitagorici persino sul vegetarianismo, un aspetto che le permetterà di mettere in dubbio gli esperimenti scientifici, fino a che punto sia etico sperimentare sugli animali, torturare lombrichi -come nel caso di Ian- che sia per provare la veridicità di una teoria o per semplice egoismo umano.

Oggigiorno non esitiamo ad associare Pitagora e i suoi discepoli alla matematica, alla geometria e, in sostanza, alla conoscenza razionale e scientifica. Tuttavia, scavando a fondo nella loro filosofia, notiamo l’importanza assunto dall’aspetto religioso. In I Origins spiritualità e scienza si fondono, si mescolano e ci invitano a fare una riflessione sul mondo che ci circonda. 

La dualità in I Origins

Platone sosteneva l’esistenza di due mondi, di cui uno che sfugge ai nostri sensi, pur esistendo. Questo mondo sarebbe quello che ci dà accesso alla verità, che libera le nostre anime. Sofi, a questo proposito, pone una questione interessante a Ian: egli sta eseguendo degli esperimenti su alcuni vermi che possiedono solo due sensi. Ma cosa succederebbe se come i lombrichi, che non possiedono il senso della vista, non possedessimo un altro senso che ci impedisse di vedere oltre?

I lombrichi su cui Ian esegue i suoi esperimenti non possono vedere e, pertanto, non sanno cosa sia la luce, i colori; ma noi come possiamo essere certi che non ci manchi un altro senso? Un senso che ci permetterebbe di percepire qualcosa che sta davanti a noi e che non conosciamo perché non vi abbiamo accesso?

Occhio in I Origins

Gli uomini descritti da Platone nel suo mito della caverna si aggrappavano come Ian alla loro realtà sensibile, a quelle ombre che percepivano come reali perché osservabili; tuttavia, stavano mettendo da parte un mondo reale che rifiutavano, in quanto non accessibile, senza domandarsi se fosse reale o meno. Tutto ciò che ci è ignoto o che non riusciamo a spiegare ci spaventa; per questo, ci aggrappiamo a quello che vediamo, che ci arriva attraverso i nostri sensi.

I Origines gioca con ciò che consideriamo razionale, con i limiti della nostra conoscenza e cerca di proporci una realtà che potrebbe trovarsi davanti ai nostri occhi, ma che, semplicemente, non possiamo percepire.

Il film sviluppa una trama per poi ripresentarci una metafora che abbiamo sentito spesso nel corso della storia: “gli occhi sono lo specchio dell’anima”.

Ti è mai capitato di conoscere qualcuno che ti ha riempito di energia e poi, quando se ne è andato, ti ha lasciato dentro un vuoto che fa male?

I Origins


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