Il concetto di oggetto a secondo Lacan

Il concetto di oggetto a si riferisce a una delle teorie più conosciute di Jacques Lacan. Oggi parleremo del desiderio, della sua insoddisfazione e del suo spostamento.
Il concetto di oggetto a secondo Lacan
María Alejandra Castro Arbeláez

Scritto e verificato la psicologa María Alejandra Castro Arbeláez.

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

Quando si parla di psicoanalisi, in genere la mente corre subito a Sigmund Freud, padre della disciplina. Tuttavia, sono tanti gli autori che hanno portato avanti la sua eredità. Uno di questi è Jacques Lacan, riconosciuto per le sue teorizzazioni tra le quali rientra il concetto di oggetto a.

Lacan oltre a introdurre il concetto di oggetto a, ne evidenzia le caratteristiche principali. In questo articolo prenderemo in esame alcuni aspetti del pensiero di questo autore.

“Si sente in colpa solo chi ha ceduto al suo desiderio.”

-Jacques Lacan-

Lacan

Chi era Jacques Lacan?

È stato uno psicoanalista di origine francese che ha introdotto numerosi elementi innovativi in ambito psicoanalitico. Studiò medicina e poi si specializzò in psichiatria. Nel 1938 entrò in analisi, passo indispensabile per ogni psicoanalista.

Lacan è noto soprattutto per il suo primo saggio riguardante lo stadio dello specchio. L’autore riconobbe sempre che tale lavoro, insieme ad altri, ebbe origine dalla lettura di Freud. Ma incluse anche elementi di altre discipline quali linguistica, filosofia e matematica.

D’altro canto, fu anche molto attivo nel campo dell’arte. Ebbe ottimi rapporti con Luis Buñuel, Salvador Dalí, Pablo Picasso e André Breton. Inoltre, si interessò al surrealismo, presenziò alla lettura pubblica dell’Ulisse di James Joyce e si interessò alle opere di Heidegger e Hegel.

Il suo approccio alla psicoanalisi rappresenta pertanto un ulteriore punto di vista sulla relazione tra arte, inconscio e vuoto. Da sempre, inoltre, ritenne che il lavoro di Freud fosse male interpretato dai post-freudiani, ritornandovi e ampliandolo con nuove nozioni e applicazioni.

Attribuì una tale importanza alla questione che gli costò persino la partecipazione all’Associazione internazionale di psicoanalisi dopo aver inviato una comunicazione in cui presentava le sue idee. A ogni modo, fondò l’Associazione francese di psicoanalisi e aprì la sua scuola a Parigi.

In cosa consiste il concetto di oggetto a?

L’oggetto a è un contributo al concetto di oggetto nella teoria psicoanalitica. Nasce dalla necessità di specificare l’oggetto originale della teoria psicoanalitica. Lacan prese come riferimento “l’oggetto perduto” di Freud. Prese in considerazione anche “l’oggetto transizionale” di Donald Winnicott e “l’oggetto parziale” di Melanie Klein.

Lacan, pertanto, era in sintonia con l’ipotesi freudiana che fa riferimento all’oggetto perduto del desiderio come di un oggetto incessantemente ricercato e mai trovato. Un desiderio asintotico insoddisfatto per definizione, ma che consente all’individuo di apprendere rimanendo in contatto con la realtà.

L’oggetto a di Lacan consiste nella mancanza del desiderio di avere qualcosa di permanente, in quanto ogni volta che l’oggetto del desiderio viene soddisfatto, la persona si rivolge ad altro. Sebbene tale concetto andasse ben oltre, l’oggetto a si riferisce all’iniziale di Autre –altro in francese- e si riferisce all’altro del desiderio.

Lacan utilizza la lettera a come valore logico, basato sull’algebra. Ebbene, si tratta di un concetto applicato per metaforizzare la perdita, in quanto concepisce il soggetto come coinvolto tra il desiderio, l’altro, il godimento e l’amore e l’angoscia. È dunque difficile per il soggetto lasciarlo, giacché in cambio dovrebbe pagarne il prezzo della perdita.

In tal senso, non si tratta di un qualcosa che abbiamo perso, ma della costante sensazione che indica qualcosa di assente nelle nostre vite. In altre parole, l’oggetto a avrebbe la funzione di mascherare la mancanza.

Scala a spirale

Il concetto di oggetto a e le sue caratteristiche

È stato chiamato in vari modi dallo stesso Lacan: extimo, libbra di carne, l’insensato, l’aleph dell’angoscia o l’abominevole. Questi sono i nomi utilizzati per tentare di spiegare questa e altre teorie. Vediamo a quali concetti si riferisce l’oggetto a:

  • Godimento. L’oggetto a è solidale con tale funzione e con la causa del desiderio. Di fatto, risponde al quesito: come gode un soggetto? Riguarda la soddisfazione della pulsione; da un lato, è un piacere, ma alla base vi è la sofferenza. In più, va oltre il principio del piacere.
  • Angoscia. Lacan afferma che essa appare quando vi è assenza della mancanza. L’oggetto a è legato a essa, in quanto è ciò che crea la realtà.
  • Mancanza. L’oggetto a si costituirebbe come una sorta di immagine che rivela parzialmente la vera mancanza del soggetto. Pertanto, diviene una finestra sulla mancanza.
  • Fantasma. Si riferisce sia alla fantasia che a ciò che si oppone alla realtà. Possiede una struttura simbolica, discorsiva e significante. Si relazione all’oggetto a, in quanto il soggetto può tentare di attraversarlo per raggiungerlo o di prendersene gioco per riposizionarsi.

La teoria lacaniana è talmente ampia e complessa che necessita di tempo e meditazione per essere compresa. Ciò si deve soprattutto al linguaggio che utilizza e ai concetti che eredita dallo strutturalismo e dalla matematica. Per una maggiore comprensione, vi consigliamo prima di tutto, di esplorare il pensiero di Freud, per poi procedere passo dopo passo attraverso ciascuna delle formulazioni di Lacan, in quanto strettamente interconnesse.

Conclusioni

In sintesi, l’oggetto a è una “invenzione” lacaniana fondata o influenzata dal pensiero di Freud e dei suoi contemporanei. Si tratterebbe di un oggetto che mira all’irraggiungibile; un eccesso di godimento legato all’angoscia, alla mancanza, al fantasma, al desiderio e all’altro. In altre parole, è l’oggetto della causa del desiderio, la finestra sulla mancanza o il mascheramento della stessa.


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  • Lacan, J. (1956/1996). El seminario. Libro 4. La relación de objeto, Buenos Aires: Paidós.

  • Lacan, J. (1966/1975). El objeto del psicoanálisis.


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