Il dataismo, la religione del futuro

Conoscete il dataismo? Scoprite di più su quella che potrebbe essere la principale religione del futuro.
Il dataismo, la religione del futuro
Roberto Muelas Lobato

Scritto e verificato lo psicologo Roberto Muelas Lobato.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio, 2023

Le credenze dell’uomo cambiano e si adattano con il passare del tempo. Se adesso non ragioniamo più come i nostri antenati, non deve stupirci che fra cent’anni l’uomo possa cambiare del tutto modo di pensare. Rovistando tra le possibili fedi del futuro, il dataismo è forse una delle più interessanti.

Il dataismo crede nel potere dei dati come nuova religione del futuro. Nonostante alcune delle principali religioni contemporanee furono fondate nel Medio Oriente, il centro nevralgico sembrerebbe essersi spostato nella Silicon Valley. Chi può dire che le nuove religioni non verranno dall’Alta California?

Passaggio di dati e algoritmi.

Il dataismo

Il dataismo sostiene che l’universo è un flusso di dati. Secondo questa visione, l’uomo è un organismo fatto da algoritmi biochimici, mentre le macchine sono composte da algoritmi elettronici. Entrambi sono dunque considerati algoritmi, con differenze minime, e il valore di qualsiasi fenomeno o entità sarebbe determinato dal modo in cui specifici dati vengono processati.

Il dataismo difende l’idea per cui le leggi matematiche vadano applicate sia per gli algoritmi biochimici che quelli elettronici, eliminando così la barriera tra macchine e animali. Prevede, inoltre, che gli algoritmi elettronici siano destinati a decifrare e superare quelli biochimici.

Lo sviluppo del dataismo

Nel 2014 il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han suggeriva che l’intuizione fosse meramente soggettiva e che i big data finiranno per renderla inservibile. Secondo l’autore, il punto debole delle teorie è che si reggono su ideologie; quando esistono dati a sufficienza, le ideologie non sono più necessarie. Il dataismo, in ottica futura, sarebbe la rinuncia dei sensi a favore dei dati.

Dal canto suo, nel 2016 Yuval Noah Harari scrive un libro sul dataismo intitolato Homo Deus. Parte dall’idea che l’universo sia un flusso di dati e che gli uomini abbiano la capacità di processarli. Secondo questa visione del mondo, nel corso dei secoli l’umanità ha costantemente ricercato una miglior efficienza dei sistemi, in particolare dei sistemi di elaborazione dei dati. Con il passare degli anni, l’uomo è riuscito a migliorare le connessioni e la libertà di movimento dei dati.

“La religione emergente più interessante è il dataismo, che non venera né dei né uomini: adora i dati”.

-Yuval Noah Harari-

Il dataismo come religione

Nato come una teoria scientifica, il capitalismo è finito per dominare il mondo al punto da trasformarsi in una religione. In maniera molto simile opera il dataismo, nato come teoria ma sempre più prossimo a stabilire ciò che è bene e ciò che è male.

Quando gli algoritmi arriveranno a conoscere le persone meglio di loro stesse, allora saranno in grado di fornirci le giuste decisioni in qualsiasi momento. Riuscite a immaginare un algoritmo che vi dica con chi sposarvi?

Questo sistema di elaborazione dei dati verrà visto come un dio, onnipresente e conosciuto da tutti. Gli uomini potranno scegliere se diventare un tutt’uno con le macchine, e sono destinati a fondersi con queste.

Chi non lo farà verrà ritenuto alla stregua di un animale, facendo così emergere una classe di persone inutili al sistema economico. Il dataismo si trasformerà dunque in una religione basata sulla premessa secondo cui la libertà di informazione è il bene più importante di tutti.

Martiri e profeti

Qualsiasi religione conta dei profeti che ne trasmettono i principi e martiri che muoiono in sua difesa. Il dataismo non è da meno. Aaron Swartz è stato un hacktivista noto per aver reso pubblici e liberi a tutti articoli presi da riviste accademiche. Nello specifico ha “liberato”, 4,8 milioni di articoli, guadagnandosi niente meno che l’arresto. Swartz ha preferito suicidarsi piuttosto che finire in carcere a vita.

Ma le religioni richiedono anche profeti, persone che ne diffondano la saggezza e il credo. Nel caso del dataismo troviamo Raymond Kurzweil, ingegnere di Google che afferma come l’umanità si stia dirigendo verso il transumanesimo, ossia il miglioramento dell’uomo tramite lo sviluppo e la produzione di tecnologia. Predica/profetizza la futura fusione di uomo e macchine.

Donna circondata di dati secondo il dataismo.

Il ruolo dell’uomo

Quale ruolo giocano gli umani in questa nuova religione? L’essere umano è come un chip che processa i dati. Più grandi e popolate sono le città, maggiore sarà la capacità di elaborazione dei dati. La varietà di elaboratori aumenterà anche la capacità di elaborazione.

Più sono i chips o persone, più aumentano dinamismo e creatività. Ma per sfruttare al meglio quest’enorme numero di processori, questi devono essere interconnessi tra di loro. Le reti commerciali si espanderanno tra città così da migliorare la libertà di movimento dei dati.

Prevedere il futuro è difficile, per non dire impossibile. Eppure il dataismo sembra un’alternativa fattibile. La fusione tra uomo e il potere delle macchine e dei dati si rivela un futuro plausibile. Più avanti potrebbero essere gli algoritmi ad avere tutto il potere decisionale, riducendo al minimo gli errori. Tuttavia, ancora non è chiaro come potrà essere interpretata la coscienza umana, ancora totalmente indecifrabile agli algoritmi.


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  • Harari, Y. N. (2016). Homo deus: Breve historia del mañana. Madrid: Debate.

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