Il lavoro non ci definisce
Il lavoro non ci definisce, eppure in molti casi è la nostra lettera di presentazione. Pensiamoci un attimo. Quando qualcuno ci chiede che “Come ti definiresti?”, è comune iniziare dicendo il proprio nome e poi la propria occupazione. Ma la verità è che siamo molto più del nostro attuale lavoro.
L’essere umano è così complesso, variabile, volubile, dinamico e in continua crescita che ricorrere a termini o etichette è come porre limiti alla propria essenza. Ovviamente ci sarà chi si sente definito quasi esclusivamente dalla propria occupazione, perché gratificante e appagante.
Tuttavia, siamo tutti molto di più di quel lavoro che svolgiamo in media 40 ore settimanali. Siamo esseri che sognano, creature che amano, che leggono, che si incantano nel guardare il cielo, che amano camminare, che fissano obiettivi all’orizzonte, che spesso combattono in silenzio… Siamo questo e molto altro ancora.
Perché il lavoro non ci definisce
La società infonde in noi il bisogno di essere “qualcuno”. A molti di noi, di fatto, è stata trasmessa fin dall’infanzia l’idea che in futuro dovremmo essere “qualcuno”, come se il solo fatto di essere ed esistere non bastasse.
Viviamo in un mondo in cui le etichette sono tutto, e questo a volte ci impone dinamiche poco gratificanti. Il lavoro è lo status che si acquisisce nella società, ma la verità è che il mercato del lavoro è più volubile e incerto che mai.
Ne consegue che anche la nostra identità risente di questa caratteristica, Argomento a lungo studiato dal campo della psicologia. La scienza indaga da tempo sul rapporto tra il lavoro e la visione di sé.
Lo studio condotto dall’Università dell’Australia Occidentale dimostra che le persone tendono a costruire la propria identità sulla base del lavoro svolto. Tuttavia, ciò è mediato da alcuni fattori interessanti.
Classifichiamo per capire (presumibilmente) l’altro
Il lavoro non ci definisce, tuttavia continuiamo a usarlo non solo per definire noi stessi, ma anche per capire gli altri. In questo modo, se una persona ci dice di essere il direttore creativo di una società di marketing, daremo per scontato che sia creativa, aperta, dinamica, originale e persino divertente.
Eppure, anche il nostro panettiere può avere queste e molte altre qualità. E si può anche andare oltre, può darsi che quel direttore creativo perda o lasci il posto e poi vada a lavorare in un supermercato o il poliziotto.
Questo ci mostra che la mente usa scorciatoie per etichettare le persone ed essere in grado di affrontarle sulla base di queste idee spesso mal concepite. Con questa risorsa attribuiamo all’altro non solo alcune qualità, ma anche un certo modo di pensare.
L’idea secondo cui il lavoro dovrebbe soddisfarci
Molti di noi continuano ad alimentare l’idea per cui dobbiamo trovare il lavoro che ci aiuti a realizzarci. Poche convinzioni causano tanta sofferenza.
Si può avere il lavoro dei propri sogni, pur così le condizioni potrebbe non essere ottimali; non riusciamo a pagare l’affitto, i livelli di stress sono elevati o nel tempo ci accorgiamo che non fa per noi.
Quando scopriamo che il lavoro, lungi dal soddisfarci, ci sfianca, è comune vivere una crisi personale.
Dobbiamo essere “qualcuno” per guadagnarci da vivere
Abbiamo tutti un’idea: il bisogno di essere “qualcuno” per guadagnarsi da vivere. In questo modo, riteniamo che coloro i quali non studiano non saranno nessuno un domani. D’altra parte, chi è più istruito ha maggiori probabilità di diventare “qualcuno” in futuro.
Bisogna dire che l’università non rappresenta più il segreto del successo. I titoli posseduti non soddisfano necessariamente le nostre aspettative.
Non manca, quindi, chi pensa di non valere nulla. Ma pensiamoci un attimo: valiamo meno perché non abbiamo il lavoro dei nostri sogni? Siamo meno meritevoli se siamo inoccupati? La risposta è no.
Il lavoro non ci definisce
Lavoriamo per vivere, ma un lavoro non deve essere la nostra vita. Il lavoro non ci definisce, così come non lo fanno i vestiti che indossiamo o l’abitudine di bere al mattino il caffè oppure il tè.
Siamo molto più di quello che facciamo ogni giorno, perché forse la prossima settimana non lo faremo; pur così, continueremo a essere gli stessi. Unici, eccezionali e meravigliosi.
Per ricordare tutti i giorni perché il lavoro non ci definisce, vale la pena di tenere ben presenti le seguenti dimensioni:
- Il lavoro non modella l’identità. La propria identità è determinata dal modo in cui trattiamo gli amici, il partner e la famiglia.
- Le attività che svolgiamo nel nostro lavoro rappresentano solo una parte della nostra quotidianità.
- La carriera o la posizione che occupiamo in un’azienda non dicono chi siamo. La vita cambia e improvvisamente potremmo svolgere un altro ruolo.
Ultimo ma non meno importante, nessuno è lo stipendio che arriva fine mese. È vero che ne abbiamo bisogno per vivere, ma quella cifra non dice affatto chi siamo.
In quel reddito mensile non ci sono le nostre passioni, benefici, obiettivi, ricordi, speranze o desideri. Siamo troppo complessi per poter essere rappresentati da simili etichette.
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