Il ma positivo per sradicare i pensieri negativi

I pensieri negativi in genere non sono buoni alleati. Ci riempiono di dubbi e preoccupazioni, eppure esiste una tecnica per sradicarli. La presentiamo in questo articolo.
Il ma positivo per sradicare i pensieri negativi

Ultimo aggiornamento: 02 settembre, 2020

Non è semplice capire perché le persone tendono a formulare pensieri negativi sugli altri e su se stesse. La maggior parte delle volte piuttosto che far leva su pregi, risorse, potenzialità e attributi da valorizzare, sottolineiamo le nostre debolezze e mancanze, facendo predominare un sentimento autocritico. Alcune tecniche, però, possono aiutarci a contrastare questa tendenza, ne è un esempio l’uso del ma positivo.

Il ma positivo o contrario è una tecnica per sradicare i pensieri negativi e prevenire gli atteggiamenti controproducenti che ne scaturiscono. Nelle prossime righe vi spieghiamo in cosa consiste questa strategia.

Quella fauna cognitiva chiamata pensieri

Alcuni comportamenti che si sviluppano attorno a queste sensazioni, che gli psicologi cognitivi chiamano distorsioni cognitive, sono correlati tra loro, pur presentando sottili differenze. Tuttavia, è importante distinguere il grado di negatività e svalutazione che prevale nelle cognizioni, nelle emozioni e nelle azioni.

Molte di queste idee ci colgono di sorpresa e proliferano come germi che invadono la nostra mente e finiscono per creare degli stereotipi.

  • Pensieri sulle proprie incapacità come “non sarò in grado di”, “non sono capace” o “questo non fa per me, è troppo”.
  • Convinzioni su quello che pensano gli altri, come se potessimo leggere nella loro mente: “mi guardano tutti, staranno osservando il mio abbigliamento”, “quelli stanno parlando di me”.
  • C’è anche chi, al minimo errore, dimentica tutto i traguardi positivi raggiunti in passato.
  • Gli “avrei dovuto” o “avrei potuto fare” che segnano sempre i ricordi.
  • La tendenza a paragonarsi sempre agli altri e a sottovalutare gli eventi positivi che capitano loro.

In breve, è comune alimentare una serie di convinzioni che promuovono una forte svalutazione di sé e che portano a vedere solo pregi negli altri e in se stessi solamente gli aspetti negativi e infelici.

Questa catastrofica fauna cognitiva non rimane ancorata al pensiero, ma si muove rapidamente e inesorabilmente verso l’azione, suscitando emozioni altrettanto negative. E da lì si costruisce una sorta di sfortunata profezia che si autoavvera.

Ma, ma…

Questi pensieri negativi sono diffidenti e, in alcuni casi, diventano paranoici. È impossibile trascorrere tutta la vita dando peso a quello che gli altri pensano di noi o immaginando che il mondo sia contro di noi.

Sono grandi alleati del “ma”, una formula linguistica che viene applicata alla maggior parte delle frasi per limitare il nostro modo di agire: “ma”, “peccato che…” o “nonostante…”. Tutte interiezioni che contraddicono la dichiarazione precedente. Insomma, una vera trappola.

Il “ma” distrugge una frase positiva. Vediamolo con degli esempi: “È una bravissima persona e in generale fa le cose bene, ma quando si arrabbia è terribile”; “Ci siamo divertiti molto nel fine settimana, non abbiamo litigato, ma ha un brutto carattere e risponde male”.

Il “ma” capovolge gli aspetti positivi della frase precedente.

Le persone pessimiste e catastrofiche raramente pronunciano frasi positive in cui apprezzano se stesse e gli altri; anche quando lo fanno, alla fine le deragliano e le dirigono verso la direzione opposta con quei “ma” che introducono una descrizione negativa e opposta a quanto detto in precedenza.

Il “ma” è anche diretto verso se stessi. Per esempio: “È stato bello finire i compiti in fretta, ma li faccio sempre all’ultimo minuto” oppure “Sono molto studioso/a, peccato che non riesca a parlare correntemente”.

Mettere fine a una tale sistematizzazione dell’uso del “ma” è molto difficile, poiché una volta entrati in questo meccanismo, la ruota tende sempre a girare in senso negativo, quasi all’infinito. Invertire questo meccanismo di negatività e passare dal negativo al positivo è difficile, ma non impossibile.

La tecnica del ma positivo o contrario

Per contrastare i pensieri negati, bisogna procedere per gradi ricorrendo alla tecnica inversa, ovvero lasciarli fluire, lasciarsi andare e tradurli a parole. Una volta espressi, bisogna utilizzare il “ma” per reindirizzare il discorso verso una dimensione positiva.

Il ma positivo o contrario è simile al ma negativo, quello che ci dirige verso i pensieri catastrofici, però ci consente di trasformare il negativo in positivo. Ecco alcuni esempi:

  • “La bronchite mi ha stremato, non ho potuto lavorare per giorni, MA ho potuto riposare. È stata una mini vacanza del tutto meritata”.
  • “Avrei dovuto accorgermi che era un poco di buono. Mi ha truffato, MA per fortuna si è trattato di pochi soldi. Questa esperienza mi ha insegnato a fare più attenzione alle persone di cui mi circondo”.
  • “Mi guardano perché indosso questa camicia a fiori, diranno che sono ridicolo, MA quanto è bello vestirsi come si vuole ed essere liberi. Mi fissano? Non mi interessa, devo concentrarmi di più su me stesso e preoccuparmi meno degli altri”.

Il ma positivo o contrario ci insegna a trarre insegnamento da una situazione. Basta porsi la domanda: “Cosa mi insegna questa situazione?”; “Quale lezione posso trarre da questa esperienza?”. Questa semplice tecnica avvia una sorta di negoziazione tra la svalutazione personale e l’autostima.

Essendo difficile tirarsi fuori dall’automatismo squalificante, questo passaggio intermedio ci permette di notare che non tutto è catastrofico e che non esiste una situazione negativa in quanto tale, ma che si tratta solo di una percezione personale squalificante. Che ne dite di cominciare fin da subito ad usare il “ma” positivo? Riuscite a trovarne tre?


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