Il metodo dei 4 gradini per i pensieri ossessivi
Conoscete il metodo dei 4 gradini di Schwartz per i pensieri ossessivi? Ne parliamo in questo articolo!
I pensieri ossessivi sono prodotti mentali che sembrano essere dotati di autonomia. Nella maggior parte dei casi, quando tentiamo di fermarli o controllarli, aumentano paradossalmente in modo esponenziale.
Quando neghiamo o evitiamo di ossessionarci per qualcosa, in realtà teniamo viva quell’ossessione molto più a lungo. Pensate al classico tormentone estivo che detestate e che continua a girarvi in testa senza riuscire a scacciarlo.
Più si fanno sforzi per evitarlo o dimenticarlo, più prende ritmo e forza nel tempo. Al contrario, se lo accettiamo e lasciamo che sia, il tormentone finisce per sfumare.
Sappiamo che l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP) è il trattamento d’elezione per il disturbo ossessivo compulsivo, soprattutto se accompagnato da rituali.
Nel caso delle ossessioni pure, possiamo optare per registrare la nostra ossessione o scriverla per poi esporci ripetutamente a essa, fino a quando l’ansia non si riduce.
Tuttavia, esiste una tecnica innovativa e piuttosto efficace basata sulla terapia cognitiva che sembra mostrare risultati molto promettenti in alcuni pazienti. È il metodo dei 4 gradini di Schwart. Il Dottor Jeffrey Schwartz è un grande ricercatore che lavora sulla plasticità cerebrale del disturbo ossessivo compulsivo.
È scientificamente provato che le persone affette da questo disturbo, presentano un’alterazione a livello metabolico del circuito dei neuroni stellati.
Il Dottor Schwartz ha dimostrato che attraverso il metodo dei 4 gradini, non solo è possibile controllare i pensieri ossessivi, ma far sì che il metabolismo di tale circuito neurale torni ai livelli normali.
Il metodo dei 4 gradini di Schwartz
Come suggerisce il nome, questa tecnica consta di 4 fasi di tipo cognitivo che il paziente deve seguire ogni qualvolta che un pensiero ossessivo irrompe nella sua mente.
Lo scopo è che il paziente crei un’abitudine, in modo tale che la tecnica diventi parte della sua quotidianità. I primi tre passaggi sono i più importanti, soprattutto nella fase iniziale del trattamento. Il metodo dei 4 gradini di Schwarzt si basa sulle “4 R”.
Ridefinire
Ridefinire i pensieri consiste fondamentalmente nel dare ai pensieri e alle azioni il loro vero nome: ossessioni e compulsioni. Bisogna prendere coscienza di ciò che ci accade. Il DOC è una patologia e le nostre ossessioni ne sono il prodotto, così come le neutralizzazioni.
In questo modo diventa molto più facile rimettere tutto al suo posto. Per allenarsi a ridefinire, non è necessario dire a se stessi: “Penso di poter fare del male a mia madre se non conto fino a 100 prima di andare a letto”.
Ma piuttosto ripetere: “Soffro di pensieri ossessivi a causa del mio disturbo ossessivo compulsivo, pertanto, l’idea che farò del male a mia madre se non conto fino a 100 prima di andare a letto è solo il prodotto del mio disturbo”.
Il concetto di base è quello di riconoscere che determinati prodotti mentali che albergano in noi, sono sintomi del disturbo ossessivo e non parte di noi stessi. Separare l’ossessione irrazionale, che non ha niente a che fare con noi, dal pensiero che invece è sintonizzato con noi.
Ciò presuppone lo sforzo necessario per mantenere attiva la consapevolezza o ciò che viene chiamato “il testimone imparziale”, ovvero il potere dell’auto-osservazione e la capacità di riconoscere ciò che è reale da ciò che è semplicemente un sintomo, e di respingere l’impulso patologico fino a quando esso inizia a cedere e a scomparire.
Riattribuire
L’obiettivo di questo gradino è quello di attribuire la responsabilità della sintomatologia ossessiva a chi di dovere, ovvero al DOC stesso. L’idea è che il paziente si ripeta: “Non sono io, è il DOC“. Un disturbo ossessivo compulsivo radicato in uno squilibrio biochimico del cervello e/o in un errore di apprendimento nell’infanzia.
Comprendere il ruolo che svolge il cervello nei pensieri e negli impulsi del disturbo ossessivo compulsivo è estremamente importante.
Se riconosciamo che si tratta di un disturbo psicologico o medico e non lo confondiamo con ciò che siamo, riusciamo a guadagnare maggiore motivazione per evitare comportamenti di evitamento.
Inoltre, i comportamenti più demoralizzanti e distruttivi, tipici delle persone affette da DOC diverranno meno frequenti: ovvero, il tentativo frustrato di liberarsi dei pensieri e degli impulsi.
Come per ogni altra malattia che manifesta dei sintomi, bisogna sapere da dove origina il tutto per non caricarci di una responsabilità che non ci compete.
Rimettere a fuoco
L’obiettivo è quello di spostare l’attenzione, anche per pochi minuti, su qualcos’altro che non abbia nulla a che fare con i nostri pensieri.
Le persone ossessive sviluppano un’abitudine automatica e rapida riguardo a ciò che pensano e fanno con i loro pensieri. Il concetto, una volta consapevolizzati i gradini precedenti, è quello di effettuare un “cambio di marcia” e disautomatizzare consapevolmente il cervello.
La missione è quella di focalizzare l’ attenzione altrove e disporre di un elenco di comportamenti alternativi già pronti da adottare per evitare di incorrere nella compulsione.
In tal senso, gli hobby sono una validissima alternativa. Portare a passeggio il cane, dedicarsi al giardinaggio, dipingere un quadro, ascoltare musica o qualsiasi altra attività pensiate possa inibire i vostri impulsi.
Il tipo di dialogo interiore che può rivelarsi d’aiuto è il seguente: “Ho un pensiero a causa del mio disturbo ossessivo compulsivo, non è reale, è il momento di fare qualcos’altro”.
Riconsiderare
Riconsiderare equivale ad accettare e anticipare. Per quanto riguarda l’accettazione, se abbiamo eseguito correttamente i passaggi precedenti, sarà più facile per noi iniziare a rivalutare il problema per quello che è, e ad accettarlo.
Eviterà la rassegnazione, inducendoci a continuare a lavorare per migliorare; senza lottare contro il disturbo ossessivo compulsivo perché sappiamo già che la lotta e la fissazione non fanno altro che alimentarlo.
D’altro canto, anticipare significa ripetere a se stessi: “Sembra che il tuo disturbo ossessivo compulsivo stia già iniziando a fare il suo lavoro, lo sai che devi ignorarlo e concentrarti su qualcosa di più produttivo e allegro”.
Prima che il disturbo ossessivo compulsivo arrivi a infastidirci, è necessario anticipare e agire, in modo tale che non ci colga alla sprovvista.
Il metodo dei 4 gradini di Schwartz: considerazioni finali
Il metodo dei 4 gradini di Schwartz si è dimostrata essere molto efficace nel combattere i sintomi del DOC; ma bisogna anche ammettere che non è facile da applicare. Il paziente deve praticarla con motivazione e impegno finché non diventa un’abitudine.
Come accennato, è importante lavorare con grande impegno sulle prime tre fasi, proprio perché sono quelle che ci portano a separarci dal disturbo ossessivo compulsivo, e a vederlo come una “entità” fuori di noi, e che non siamo noi.
Per riconoscerlo come un disturbo patologico che ci è toccato vivere e affrontare, ma che è possibile superare.
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- Schwartz, J. Dr. Jeffrey Schwartz’s Four Steps. Weestwood Institute for anxiety disorder. http://hope4ocd.com/foursteps.php