Il mio compagno non mi aiuta a casa, collaboriamo

Nessuna delle faccende domestiche corrisponde per natura a nessuno dei due sessi, dunque in tal senso la discussione è risolta.
Il mio compagno non mi aiuta a casa, collaboriamo
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

“Il mio compagno mi aiuta nelle faccende domestiche”. Continuiamo a sentire tutti, con nostra disperazione, questa frase, questa espressione arrugginita in cui è implicita una categorizzazione di genere che deve essere riformulata. In una casa nessuno dovrebbe aiutare nessuno, perché esiste una responsabilità comune, il lavoro di squadra. Alla luce di ciò, la frase corretta dovrebbe essere “Il mio compagno non mi aiuta a casa, collaboriamo”.

Nonostante i progressi, una diversa mentalità e ogni piccola conquista in termini di uguaglianza di genere, si continuano a percepire le radici del modello patriarcale. È quell’ombra nascosta ancora in molte menti o nell’inerzia di un linguaggio, in cui è ancora presente l’idea che l’uomo fornisce risorse, e la donna gestisce casa e figli.

“Uomini e donne dovrebbero sentirsi liberi di essere forti. È ora di vedere i generi nel loro insieme, non come un insieme di poli opposti. Dobbiamo smettere di sfidarci a vicenda.”

-Il discorso di Emma Watson all’ONU-

Oggi pensare che la responsabilità delle faccende domestiche e dell’educazione dei figli sia esclusiva delle donne è qualcosa di superato, vestigia di un passato che non regge più o almeno non dovrebbe. Tuttavia, non è necessario difendere a tutti i costi un’equa distribuzione del 50/50.

Bisogna tenere presente che ogni coppia è diversa, ogni casa ha le sue dinamiche e sono i propri membri che stabiliscono la distribuzione e le responsabilità in base alle proprie disponibilità. Fattori come il lavoro determinano indubbiamente questi accordi, che devono essere gestiti in modo equo, complice e rispettoso.

Cucina in disordine.

I tempi sono cambiati (almeno un po’)

I tempi sono cambiati, ora siamo altri, nuovi, più coraggiosi e con molte più sfide dei nostri nonni e delle nostre nonne. Almeno, ci piacere credere così ed è per questo che combattiamo. Tuttavia, ci sono grandi ponti sospesi da attraversare. Questioni come il divario salariale o le pari opportunità portano ancora lo stigma del genere. Lotte complesse che le donne continuano a condurre.

Quando si tratta di lavori domestici e della cura dei bambini, i progressi in termini di uguaglianza sono significativi. È chiaro che ogni persona avrà la sua esperienza personale, e che in ogni Paese, in ogni città e in ogni casa ci sono realtà particolari che condizionano la nostra visione sull’argomento.

L’agenzia Reuters, di fatto, ha pubblicato qualche anno fa un interessante studio dal titolo sorprendente: avere un partner significa che le donne lavorano 7 ore in più a settimana. Una simile affermazione indica che la disuguaglianza nelle faccende domestiche è ancora evidente. Tuttavia, è lontano dai dati ottenuti dal 1976 in cui la differenza era di 26 ore settimanali.

Casalinga anni 50 e il mio compagno non mi aiuta.

Se qualche decennio fa le donne assumevano a pieno il loro ruolo di casalinghe, oggi la loro figura ha varcato il confine dalla sfera privata a quelle pubbliche in precedenza esclusive agli uomini. Tuttavia, condividere gli stessi spazi non implica sempre pari opportunità o pari diritti.

Molte donne si fanno carico delle responsabilità di entrambe le sfere. Al lavoro si aggiungono la casa e spesso l’educazione dei figli. Se è vero che in termini di faccende domestiche il ruolo degli uomini in molti casi è pieno e paritario, lo stesso non accade nella cura di persone non autosufficienti. Oggi la cura degli anziani o dei bambini con disabilità ricade quasi esclusivamente sulle donne.

Lavori domestici e accordi quotidiani: “Il mio compagno non mi aiuta”

I compiti domestici non sono patrimonio di nessuno, anzi sono totalmente intercambiabili. Né stirare è compito di mamma né riparare il lavandino è lavoro di papà. Il mantenimento di una casa, sia nella sfera economica sia in quella domestica di cura e mantenimento, è affare di chi vive sotto quel tetto, indipendentemente dal sesso.

L’aspetto curioso è che ancora oggi si sente ancora la frase “mio marito mi aiuta in casa oppure “aiuto la mia ragazza a lavare i piatti”. Forse, come diciamo, è semplice inerzia e quel ferreo schema patriarcale integrato nelle nostre menti in cui ogni compito è sessualizzato in rosa e blu.

Padre con figlio.

Gli accordi quotidiani e il calco equilibrato offrono armonia a quella routine domestica in cui è facile cadere nel rimprovero: “Non fai niente a casa” oppure “Quando torno, sono troppo stanco”. Gli accordi non dovrebbero essere raggiunti per semplice equità o ruolo di genere, ma per logica e buon senso.

Se il partner lavora tutto il giorno e noi siamo disoccupati o abbiamo liberamente di restare a casa per accudire i figli, non possiamo chiedergli di cucinare e comprarci i vestiti. Allo stesso modo, la donna non deve essere una “supermamma”. I figli sono responsabilità di entrambi, ancor di più bisogna fungere da modello dimostrando che non esistono differenze di genere. Che fare il letto, prendersi cura del cane e della casa non significa aiutare mamma o papà, è responsabilità di tutti.

“Il mio compagno non mi aiuta a casa, collaboriamo”, in che modo?

Ogni casa è diversa. Una coppia senza bambini avrà meno lavori domestici di una coppia con bambini; una coppia che non lavora avrà più tempo. Pertanto, in ciascuna famiglia la distribuzione del tempo dovrebbe essere applicata secondo ciò che è conveniente per entrambi.

Conviene stilare una lista delle attività che ci piacciono e un’altra di quelle che non ci piacciono. Se il partner ama cucinare e noi preferiamo pulire, basta suddividersi i compiti. Molte coppie condividono le faccende domestiche secondo i loro gusti, “io faccio questo e tu fai quello” ed entrambi sono felici.

I problemi si presentano quando uno dei due (o entrambi) non ama fare niente o non vuole fare niente. In tal caso, l’idea migliore sarà pianificare un programma settimanale in cui le attività svengono scambiate.

Conclusioni

Nessuna delle faccende domestiche corrisponde per natura a nessuno dei due sessi, dunque in tal senso la discussione è risolta. Non bisogna dimenticare che a volte uno dei due lavora e l’altro resta a casa. In questo caso, la distribuzione non deve essere equa. Se quello che lavora è fuori per 8 ore, l’altro avrà più tempo per svolgere altre attività.

Nel distribuire i compiti, bisogna tenere conto, da un lato, che entrambi i sessi sono perfettamente in grado di svolgere qualsiasi compito. Dall’altro, che va usato il buon senso a seconda del tempo e della disponibilità di ciascuno.


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