Il mito di Amore e Psiche
Il mito di Amore e Psiche racconta la storia di una delle tre figlie del re dell’Anatolia. Psiche non solo era la più bella delle tre, ma anche la più bella del mondo. Si dice che chiunque la vedesse rimanesse colpito dalla sua bellezza. Fu questo il motivo per cui la dea Venere s’ingelosì: non accettava che una mortale fosse più bella di lei.
Gli uomini, invece di adorare Venere nei sui templi, si recavano nel luogo in cui viveva Psiche per contemplarne la bellezza. Non sopportando più tale affronto, Venere chiese al figlio Amore di trovarla e scoccare una delle sue frecce affinché si innamorasse dell’essere più orribile al mondo.
Amore, obbediente come sempre, fece ciò che sua madre gli ordinò. Tuttavia, si punse accidentalmente con la freccia destinata a Psiche. A causa di ciò, se ne innamorò follemente. Il dio dell’amore non si era mai innamorato, pertanto non sapeva cosa fare. Non ebbe altra scelta che chiedere l’aiuto di Apollo, dio della luce e della verità. Così, inizia il mito di Amore e Psiche.
“L’amore è un crimine in cui non si può fare a meno di un complice.”
-Charles Baudelaire-
Uno strano destino
Il mito di Amore e Psiche racconta che nemmeno il dio Apollo sapeva cosa fare. Ritenne che, prima di tutto, fosse meglio levare di torno tutti i pretendenti della ragazza. Con il suo potere, fece in modo che gli uomini provassero solo ammirazione per Psiche, ma non amore. Così, finì che tutti lusingassero la sua bellezza, ma nessuno volesse sposarla.
Le due sorelle di Psiche erano già sposate, mentre lei no. Suo padre, afflitto da tale sventura, chiese aiuto agli dei. Apollo sapeva che il sentimento di Amore doveva rimanere segreto per non suscitare l’ira di Venere. Quindi consigliò al padre di Psiche di condurla su una montagna lontana e di lasciarla lì.
Il padre ne fu rattristato, ma obbedì alle istruzioni di Apollo. D’altronde, era un dio saggio e sicuramente sua figlia sarebbe stata felice. Il mito di Amore e Psiche narra che una volta raggiunta la montagna, la ragazza pianse inconsolabilmente, finendo per addormentarsi. Al suo risveglio si trovò in un bellissimo giardino, accanto a un bellissimo castello. Una voce la invitò a entrare, a indossare degli abiti meravigliosi e a mangiare cibi deliziosi.
Il mito di Amore e Psiche
La stessa voce che l’aveva guidata le disse che il suo sposo l’avrebbe raggiunta quella sera. Tuttavia, lo avrebbe fatto al buio e per nessun motivo lei avrebbe dovuto guardarlo in faccia. Se ciò fosse accaduto, i due si sarebbero separati per sempre. Doveva fidarsi di lui, perché senza fiducia, non ci può essere amore.
La ragazza si sentì lusingata da tutte quelle attenzioni. Dopo aver trascorso la notte con il novello sposo, cominciò a innamorarsi sempre più di lui. Tuttavia, qualcosa continuava ad affliggerla. Non vedeva le sorelle da troppo tempo e le mancavano. Lo sposo cercò di desisterla, ma lei era più che determinata a volerle incontrare. Alla fine accettò, ma la avvisò di non parlare mai di lui alle sorelle.
Le sorelle arrivarono a palazzo e si mostrarono subito invidiose per le ricchezze e per l’amore emanato dagli occhi di Psiche. Fecero ricorso a tutti gli stratagemmi per infondere il sospetto nel cuore di lei. Le dissero che, forse, il suo sposo era in realtà un orribile mostro.
Il prezzo dell’amore
Narra il mito di Amore e Psiche che la giovane seguì il consiglio delle sorelle: scoprire il vero volto del suo sposo. Quando quella notte accese la luce, vide che era il bellissimo Amore a giacerle accanto. Mentre lo guardava, l’olio della lampada colpì Amore. Egli, ferito e turbato, si allontanò da lei e andò a cercare sua madre. Disse che non avrebbe mai più rivisto Psiche.
Pentita per il suo atto di sfiducia, Psiche cercò Venere per rimediare all’errore commesso. Venere la sottopose a prove estremamente difficili e non adatte a un essere umano. Tuttavia, alcune formiche, un cespuglio di rose e un’aquila la aiutarono a superarle. Alla fine, Venere le chiese di recarsi negli inferi e portarle un po’ della bellezza di Persefone, padrona e signora di quel luogo.
Persefone si commosse sentendo la storia della giovane e le consegnò una po’ della sua bellezza chiusa in uno scrigno. Dopo molte vicissitudini, Psiche riuscì a tornare, ma prima di consegnare lo scrigno volle un po’ di quella bellezza tutta per sé. Fu così che aprì lo scrigno; e subito ne fuoriuscirono dei fumi narcotici e cadde addormentata. Nel frattempo, Amore, che l’aveva perdonata e seguita di nascosto fino a quel momento, la risvegliò dal sonno magico.
Amore implorò gli dei di acconsentire al matrimonio tra lui e Psiche. Accettarono e fecero bere l’ambrosia a Psiche affinché divenisse immortale. Di fronte a tale situazione, Venere cedette e accettò il matrimonio. Il mito di Amore e Psiche narra che da allora si amarono per sempre.
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Asimov, I., & Gironella, F. (1974). Las palabras y los mitos (No. 19). Laia.