Il potere della mente: la resa

Questa storia sul potere della mente racconta la vita di un leggendario samurai giapponese che, prima temuto, venne poi ammirato da tutti. Da apprendista divenne maestro.
Il potere della mente: la resa
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 febbraio, 2023

Questa storia sul potere della mente inizia nell’antico Giappone, con un samurai di nome Tunaki, un giovane guerriero con la passione per la guerra. L’educazione ricevuta sin dalla più tenera età, unita alla sua intelligenza, lo faceva eccellere nell’arte del combattimento.

Tunaki era ammirato e temuto per il suo coraggio e per la sua agilità. Si diceva che non avesse paura di nulla e che non avesse mai perso una battaglia, il che era vero. Per questo motivo divenne uno dei guerrieri più noti e acclamati di tutto il Giappone. Si diceva che i suoi occhi fossero come il fuoco e che i suoi movimenti ricordassero quelli di una tigre.

D’altra parte, la corporatura di Tunaki non toglieva precisione e agilità ai suoi movimenti. Seguiva una disciplina molto rigida, che lo aveva portato a essere un temuto spadaccino. Eppure, questo racconto sul potere della mente narra che il samurai avesse continuamente sete di sapere.

Quando il potere dell’amore supererà l’amore per il potere, ecco che il mondo conoscerà la pace.

-Jimi Hendrix-

Dipinto di un samurai.

Alla ricerca di nuove conoscenze

Si dice che Tunaki fosse alla ricerca di nuove conoscenze. Uno dei suoi compagni gli raccontò allora di aver sentito parlare di un maestro cinese che abitava in un monastero buddista e che aveva la fama di essere uno dei migliori guerrieri del pianeta. Tunaki pensò che sarebbe stata una grande idea sfidarlo. Un duello con lui avrebbe potuto consolidare la sua fama e, al tempo stesso, gli avrebbe permesso di imparare dal suo rivale.

Con la furia del suo sguardo infiammato, partì alla volta della Cina. Questa storia sul potere della mente narra che tre settimane dopo giunse al monastero del maestro Shu. Quando lo vide, non riuscì a credere ai suoi occhi: era un uomo magro e minuto, che ispirava più tenerezza che paura.

Il maestro lo invitò a rimanere. Parlò con Tunaki tutte le sere per una settimana. Alla fine, gli disse di volergli offrire i suoi insegnamenti, visto che aveva riconosciuto in lui un uomo onesto che meritava di evolversi. Tunaki accettò e iniziò le sue lezioni.

Una storia sul potere della mente

Il maestro Shu insegnò pazientemente a Tunaki che l’organo maggiormente coinvolto nel combattimento è il cervello. Con grande pazienza lo istruì sulla vera natura delle arti marziali. Il vero guerriero conosceva e comprendeva la mente umana, ma soprattutto era un essere compassionevole e pacifico.

Tunaki imparò che il nemico più difficile da battere è dentro di noi. Si chiama ira, superbia e vanità. Capì anche che il miglior duello è quello che si cerca di evitare. L’affanno della vittoria e il desiderio di distruggere gli altri finisce per distruggere noi stessi.

Questo racconto sul potere della mente narra che dopo due anni Tunaki fece ritorno alla sua terra natia. Nessuno riusciva a credere al suo grande cambiamento.

Ormai non era più il guerriero furioso e impetuoso di un tempo, bensì un uomo prudente e riflessivo, che si era guadagnato il rispetto e l’ammirazione di tutti. Per questo motivo si presentarono al suo cospetto decine di apprendisti.

Monaco buddista seduto.

Una sfida speciale

La fama di Tunaki cresceva senza sosta. Tempo dopo fece la sua comparsa un nuovo samurai, conosciuto con il nome di Kenka. Il suo profilo era molto simile a quello di Tunaki. Come lui, era agile e superbo. Venuto a conoscenza della fama del maestro, volle conoscerlo e sfidarlo. Aveva bisogno di dimostrare di poterlo battere e per incontrarlo aveva percorso un lungo tragitto.

Non appena arrivato, lo sfidò a duello. Disse di voler dimostrare a tutti i suoi apprendisti un vero samurai. Era disposto a batterlo per provare la sua superiore abilità. Questo samurai incuteva timore solo con la sua presenza. I suoi occhi trasmettevano collera e il suo corpo era quello di un abile guerriero. Il maestro accettò la sfida con umiltà.

Il giorno seguente Kenka si presentò armato fino ai denti, ma si sorprese nel vedere che Tunaki era seduto in meditazione. Tutti erano in attesa. All’improvviso, Tunaki si alzò. I due camminarono, muovendosi l’uno in direzione dell’altro.

Una volta giunti l’uno davanti all’altro, il maestrò depose la sua arma e diede la spalle al suo rivale. Questi rimase spaesato, senza sapere cosa fare. Se avesse attaccato il maestro, sarebbe stato tacciato di codardia e anziché ricevere ammirazione, sarebbe stato disprezzato da tutti. Se non lo avesse attaccato, il suo sogno di gloria sarebbe rimasto incompiuto.

Questa storia sul potere della mente narra che Kenka si rese conto della superiorità psicologica di Tunaki e che provò vergogna. Gli apprendisti capirono cosa significa vincere senza per forza combattere: neutralizzare il nemico, riducendo al minimo i rischi e investendo in strategia la minore quantità di energia possibile.


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  • del Valle, C., Ferrer, M., Grao, E., & Serrano, I. (2004). Una vez más por la paz. Iberautor.

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