Il senso della vita secondo Jung

Secondo Carl Jung, il senso della vita riguarda la trascendenza o l'essenza del singolo individuo. Quando non si risponde in modo soddisfacente a questa esigenza, ecco che insorgono malessere e un vuoto che diventano ingombranti.
Il senso della vita secondo Jung
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 08 marzo, 2023

Nel XX secolo i quesiti esistenziali ha superato i confini dell’arte, della letteratura o dei circoli di intellettuali. Ne è un esempio il senso della vita secondo Jung. Il progressivo crollo dei valori assoluti, la delusione derivata dalla crudeltà umana e la mancanza di stabili punti di riferimento hanno alimentato il bisogno di trovare una risposta.

In uno scenario simile, lo psichiatra svizzero Carl Jung ha individuato l’inquietudine generale e ha elaborato un’ipotesi sul quesito fondamentale della vita, con una risposta in grado di dare un senso all’esistenza.

Secondo Jung, l’aspetto fondamentale della nostra esistenza è la trascendenza. In altre parole, secondo il filosofo, l’individuo ha bisogno di sentire che la sua vita ha un senso al di là dell’istante presente, che le sue azioni possano riecheggiare nel mondo, che abbiano un impatto sulla realtà.

Affermava inoltre che quando la vita viene percepita come un semplice insieme di momenti, senza un piano più a lungo termine che vada oltre i piccoli obiettivi poco importanti, emerge l’angoscia esistenziale. La sensazione che nulla ha senso.

Prima dell’arrivo della modernità, erano le religioni a dare un senso alla vita. L’esistenza delle persone non finiva con la morte, bensì andava oltre con una forma di vita spirituale in cui tutto quanto era stato fatto nella vita terrena sarebbe stato posto a giudizio, dunque premiato o punito.

Con la graduale crisi dei credi religiosi, l’essere umano si è ritrovato nudo dinnanzi alla realtà. Questo aspetto iniziava a essere visibile all’epoca di Jung, il quale si impegnò a dare forma a trovare risposta alla grande domanda esistenziale.

Quanto più un uomo corre dietro a falsi beni, e quanto meno è sensibile a ciò che è l’essenziale, tantomeno soddisfacente è la sua vita.

-Carl Jung-

Carl Jung che fuma la pipa.

Qual è il senso della vita secondo Jung

La domanda esistenziale da porci secondo Carl Jung è: l’esistenza di una persona in particolare ha una relazione con l’infinito? Seppur inconsapevolmente, la maggior parte di noi è in cerca di una connessione con l’infinito nel corso della propria esistenza. La ricerchiamo attraverso la fede religiosa, il lavoro, le nostre convinzioni, ecc.

L’infinito è un insieme o una serie con una conclusione e con frontiere che non conosciamo. La vita umana si conclude con la morte, ma tutti noi sappiamo che ci sono delle realtà che trascendono da noi stessi. Erano lì prima che nascessimo e saranno ancora presenti dopo la nostra dipartita.

La religione è stata una delle risposte più naturali attraverso cui stabilire un contatto con l’infinito. Credere in un Dio permette di rispondere alla domanda fondamentale sulla vita. Per chi non crede o per coloro i quali Dio non è una presenza fondamentale, le cose si complicano.

L’infinito, dunque, si ricerca nella propria discendenza: i figli prolungano la vita. Può anche risiedere in uno specifico contesto, come in quello lavorativo o in quello sociale.

Persona che percorre le scale verso il cielo.

L’importanza del senso della trascendenza

Sin dagli albori della storia, l’uomo ha sempre voluto stabilire questo contatto con l’infinito. Per paura, per l’impossibilità di accettare l’idea della morte o per consolidare un’autorità a cui tutti gli umani dovrebbero obbedire.

Accanto alla religione, anche l’amore è stato una fonte in cui trovare risposta al quesito fondamentale della vita. Ciò nonostante, l’essere umano si è reso conto che se l’oggetto del suo amore è qualcosa o qualcuno di finito e mortale, il sentimento è condannato a provocare sofferenza.

Nella misura in cui l’oggetto dell’amore ha una fine, il senso di trascendenza è condannato a morire, a provocare quindi una perdita inevitabile. Per questo motivo l’essere umano ha creato divinità per qualunque cosa e le ha venerate. In quanto immortali, il destino non avrebbe potuto privarci della loro compagnia. Ecco stabilito un legame con l’infinito.

In un secondo momento e con lo sviluppo delle scienze e delle arti, per molte persone il concetto di Dio è passato in secondo piano. In particolare, le scienze e le arti sono diventate un nuovo infinito in grado di offrire trascendenza alla vita.

La risposta sul senso della vita di Jung offre una forma di beatitudine che non è raggiungibile in alcun altro modo. Questo concetto è stato ben spiegato dal filosofo Spinoza, che lo ha descritto in un modo più che chiaro.

A questo proposito, ha detto: “La nostra felicità o infelicità dipende solo dalla qualità dell’oggetto del nostro amore (…). Ma l’amore nei confronti di un oggetto eterno e infinito nutre la mente con una forma di gioia pura, priva di tracce di tristezza”.


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  • Jung, C. G., & Wilhelm, R. (1929). El secreto de la flor de oro. Colombia: Ed. Solar Ltda.

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