Il terzo stato di coscienza

Il terzo stato di coscienza

Ultimo aggiornamento: 14 ottobre, 2015

“Respira profondamente, pensa a qualcosa di gradevole, stai per addormentarti …”

Noto una strana sensazione nel mio braccio e poi la pace. Non ci sono più, mi trovo in uno stato di coma indotto.

Secondo il Professor Pandit, anestesiologo presso l’Ospedale Universitario di Oxford, esiste un terzo stato di coscienza, nel quale alcuni pazienti si rifugiano quando vengono sottomessi ad una anestesia totale.

È possibile svegliarsi durante un’anestesia totale?

Secondo Pandit, la possibilità di una terza dimensione di coscienza deriva soprattutto dalla variabilità della medicina. Nessuno può essere completamente sicuro del fatto che i farmaci somministrati abbiano avuto l’effetto sperato. È molto complicato individuare il farmaco giusto e la quantità precisa per ogni paziente, anche dopo anni ed anni di formazione ed esperienza in ambito chirurgico.

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Improvvisamente accade qualcosa, sento delle voci … È forse un sogno? No, sono voci reali, sento il personale del reparto di chirurgia conversare a proposito dell’operazione … Della mia operazione! Sono morto? Credo di no, anche se l’inferno potrebbe assomigliare molto a questa situazione.

Sì, è possibile svegliarsi durante un’operazione chirurgica, anche se non del tutto. Stiamo parlando del terzo stato di coscienza di cui parla il Professor Pandit nei suoi studi. Ovviamente non siamo svegli, non possiamo muoverci né comunicare, ma non siamo neanche completamente insensibili agli impulsi esterni.

Questo fenomeno prende il nome di “disanestesia”, si tratta di uno stato in cui il paziente non è né cosciente né completamente incosciente. Nonostante colpisca solo una piccola parte dei ricoverati in chirurgia, è motivo di preoccupazione per i medici. Il paziente, infatti, si rende conto di tutto ciò che avviene attorno a lui e dell’operazione, ma non può fare nulla al riguardo.

Posso sentire le loro mani sul mio corpo, le attrezzature mediche che si avvicinano a me. Ho paura, non posso respirare bene. Voglio gridare! Ma non riesco ad articolare mezza parola, avverto un tubo collocato nella mia gola. Non posso muovermi! Sono paralizzato. Posso solo aspettare che l’operazione finisca, così, immobile, sofferente, sperando che questo fischio intermittente che sento non smetta di suonare.

Non allarmatevi, però: secondo le statistiche, solo un paziente su 15.000 dice di ricordare alcuni episodi relativi all’operazione dopo essersi svegliato. Sono quei pazienti che, dopo essere stati sottoposti ad anestesia, non riescono a raggiungere l’incoscienza completa.

Il terzo stato di coscienza esiste ed è stato dimostrato scientificamente

Il Dottor Pandit è considerato uno dei migliori anestesiologi del suo paese e ha concentrato tutti i suoi sforzi nella ricerca sulla disanestesia. Questa scoperta fa luce sui metodi attuali di monitoraggio durante gli interventi.

Gli anestesiologi controllano la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, la respirazione, la concentrazione di farmaci nel sangue, ecc.; nonostante ciò, queste attenzioni non sembrano essere sufficienti per assicurare lo stato di completa incoscienza del paziente durante un’operazione chirurgica.

Alcuni sintomi riconducibili al risveglio, come l’aumento della frequenza cardiaca o della pressione sanguigna, dovrebbero mettere i medici in allerta; tuttavia, spesso, questi segnali fisiologici possono essere disattivati dai farmaci che vengono somministrati durante l’operazione.

Pandit ha fatto uso di una vecchia tecnica che permette di paralizzare tutto il corpo, tranne uno degli avambracci del paziente, per dimostrare che il terzo stato di coscienza esiste. Un terzo dei pazienti, che apparivano incoscienti durante l’intervento, ha mosso le dita del braccio libero in risposta ad ordini diretti.

“Questi pazienti si trovano in uno stato di incoscienza a tutti gli effetti, ma possono rispondere ad alcuni stimoli esterni, come gli ordini verbali”, ha dichiarato il Dr. Pandit. “La cosa straordinaria è che muovono le dita solo se la cosa gli viene ordinata. Nessun paziente ha reagito all’operazione chirurgica in sé, perciò, probabilmente, non sentono dolore.”

Sono passate 3 settimane dall’operazione, ma non riesco a dormire. Mi sveglio in piena notte tutto sudato, con il cuore a mille. Non dimenticherò mai la sensazione di asfissia e di morte che ho avvertito durante quei minuti interminabili.

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Anche se si tratta di un evento abbastanza raro, un’esperienza del genere può essere profondamente traumatica. Difatti, i pazienti che sperimentano una situazione come questa, di solito, soffrono di stress post-traumatico, d’ansia e di attacchi di panico.

La scienza è ancora incapace di stabilire con esattezza cosa sia la coscienza umana e, pertanto, verificare la sua assenza è ancora più complesso.


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