Imparare nel sonno: miti e verità

Fino a oggi esistono solo due dati specifici sulla possibilità di imparare nel sonno. Uno di questi conferma che è così, seppur con dei limiti. Il secondo ci dice che la scienza ignora come possa avvenire e perché.
Imparare nel sonno: miti e verità
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 01 marzo, 2023

L’idea che sia possibile imparare nel sonno, o ipnopedia, ha preso piede. Sono molti i messaggi pubblicitari che assicurano che basti ascoltare una lezione registrata mentre si dorme per acquisire una serie di conoscenze. Ma è davvero così? Cosa dice la scienza in merito?

L’aspetto più interessante di questa teoria è il ridotto sforzo in proporzione ai risultati attesi. L’idea è imparare senza fare alcuno sforzo. E, in teoria, tale apprendimento è di qualità: il risultato è imparare qualcosa di nuovo senza rendersene conto, oltretutto senza lacune o errori. Tutto questo viene percepito come la panacea per chi non è molto propenso allo studio. Ci si addormenta ignoranti e ci si sveglia colti.

Ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo.

-Maria Montessori-

Questa idea attira senz’altro l’attenzione dal punto di vista pubblicitario. Eppure, nella pratica le cose potrebbero essere ben diverse. I pubblicitari devono essere partiti da una base scientifica, ma a un certo punto sono andati oltre ogni limite reale.

Imparare nel sonno

Prima di tutto, dobbiamo dire che l’apprendimento è un processo attraverso il quale si verifica una cambiamento di prospettiva o di comportamento in una persona, in base alle esperienze acquisite. Tali esperienze possono essere di natura fisica o mentale. Il risultato è che dopo aver acquisito una nuova conoscenza, la persona non è più la stessa.

Gufo e luna nel cielo

D’altro canto, l’apprendimento non è solo quello che ricordiamo in modo inconscio. La memoria è solo una parte di questo processo. Una nuova conoscenza non solo genera ricordi, bensì stimola un cambiamento di atteggiamento e di punti di vista sulla realtà. 

Ora, il sonno è caratterizzato da due fasi: il sonno paradossale e quello non paradossale. Il primo prende anche il nome di rapid eye movement, o REM. La scienza ha scoperto che esiste una relazione tra questa fase del sonno e il consolidamento della memoria. Tuttavia, tale meccanismo non è del tutto chiaro.

Nonostante ciò, si è osservato che la memoria che si consolida in questa fase è a lungo termine, ma anche che se la persona viene privata di questo periodo temporale, non solo entra in gioco l’amnesia, ma anche una condizione di stress. Se una persona riceve stimoli esterni in questa fase del sonno, il risultato sarà un riposo di scarsa qualità. Ma allora è possibile imparare nel sonno?

Un esperimento suggestivo

Per capire se è possibile o meno imparare nel sonno, nel 2014 il Weizmann Institute ha condotto un esperimento sull’apprendimento condizionato, poi pubblicato su Nature Neuroscience.

Ai volontari che dormivano venivano fatti ascoltare una serie di suoni dalle diverse tonalità mentre veniva diffusa una profumazione. Questa procedura veniva ripetuta più volte, salvo poi eliminare, nell’ultima fase, lo stimolo olfattivo.

Esperimento sul sonno

Il giorno seguente, alcuni dei partecipanti vennero esposti in modo cosciente allo stimolo sonoro. Il risultato fu che quasi tutti percepivano anche il profumo della notte precedente, sebbene quest’ultimo non fosse presente. Per dirlo con una sola parola, avevano “imparato” ad associare tra loro quegli stimoli mentre dormivano. 

Questo porta a concludere che è davvero possibile stimolare un certo tipo di apprendimento durante il sonno, sebbene ciò presenti limiti ben precisi. Il primo è che si genera un apprendimento del tutto meccanico, privo di rielaborazione razionale. Nessuno dei partecipanti all’esperimento ricordava quanto successo la notte precedente. Allo stesso modo, con il passare del tempo smettevano di associare tra loro il suono e l’odore. Di conseguenza, si trattava di un apprendimento elementare ed effimero.

Risultati incompleti

Quello che ha sorpreso gli scienziati del Weizmann Institute è stato che l’apprendimento, per quanto limitato, era stato acquisito in fasi diverse dalla REM. A primo impatto, il cervello potrebbe sembrare più recettivo agli stimoli esterni durante la fase REM, ma l’esperimento ha dimostrato l’opposto.

Un sogno

Quel che è certo è che sappiamo davvero poco sul sonno, di cui ignoriamo molti aspetti. Viceversa, sappiamo con certezza che si tratta di un meccanismo fisiologico indispensabile per l’essere umano. Mentre dorme, il cervello mette in atto una sorta di depurazione, eliminando dati che non gli sono utili e consolidando quelli rilevanti. Al tempo stesso, quando non riposa adeguatamente, insorgono conseguenze negative per la salute.

Fino a oggi non esistono prove conclusive sulla possibilità di imparare nel sonno, almeno per quanto riguarda gli argomenti che richiedono un ragionamento. Non c’è neppure certezza sulla durata e sull’effettivo successo di altre forme di apprendimento che derivano dal sonno. Di conseguenza, almeno per adesso, probabilmente continueremo a imparare in modo tradizionale.


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