Io resto a casa: attività ai tempi del Coronavirus

Fare il pane, cucire, coltivare un piccolo orto in casa... L'isolamento ci sta facendo riscoprire il piacere di svolgere piccole attività manuali, il che dona particolare benessere al nostro cervello, in quanto attenua ansia e stress.
Io resto a casa: attività ai tempi del Coronavirus
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

L’isolamento non ha solo cambiato le nostre abitudini di vita. In qualche modo, ci ha costretto a fare uno sforzo cognitivo e a riscoprire abilità che erano assopite. Il movimento Io resto a casa sarà parte di quest’epoca di pandemia in cui cucinare, fare lavori manuali, costruire e persino improvvisarsi parrucchieri è diventato routine.

Forse questo vuol dire che quando torneremo alla normalità smetteremo di andare al panificio tutti i giorni, e che faremo sempre a meno del nostro parrucchiere? La risposta è no. Quando riprenderemo le nostre attività e il resto della nostra vita dovremo affrontare diversi cambiamenti, non c’è dubbio, ma non smetteremo di fare ricorso a quei servizi basilari che i professionisti di ogni settore ci offrono.

Nonostante ciò, nei momenti difficili emergono sempre grandi risorse dinnanzi a mancanze a cui eravamo impreparati. Lo abbiamo visto, ad esempio, in questa meravigliosa movimentazione di vicinato, in cui uomini e donne si sono dedicati, in uno slancio di solidarietà, a cucire mascherine. Ora, chi più, chi meno, le confeziona anche in casa per averne qualcuna su misura, una che si adatti ai gusti e agli stili dei più piccoli di casa.

Molti hanno imparato a cucire, a cucinare e persino a coltivare un piccolo orto. La maggior parte delle volte non lo si fa per necessità, perché mancano determinati prodotti. Si tratta solo di riempire le giornate, di liberare l’immaginazione e di rendere più sopportabile questo scorrere dei giorni in cui l’isolamento ha alzato muri fisici e, a volte, anche mentali.

Tagliarsi i capelli

Io resto a casa: più che un’esigenza, un piacere

In queste settimane i social network si sono riempiti di foto di persone che postano il risultato dei propri esperimenti in cucina. Abbiamo visto pane di tutti i tipi. Ci hanno sorpreso con incredibili ricette dei dolci più invitanti; alcuni già testati e altri no. Ci siamo cimentati un po’ tutti a preparare la pizza e nei prossimi giorni di isolamento, di sicuro, andranno di moda un altro piatto o un altro dolce.

Non manca l’effetto virale del movimento Io resto a casa. Quello che vediamo su Instagram o altri social network risveglia la nostra curiosità e la nostra voglia di imitare le tendenze. Per questo motivo, durante le prime settimane di quarantena i prodotti più spesso acquistati nei supermercati sono stati il lievito e la farina.

Eppure, nonostante questi atteggiamenti risveglino sempre una certa curiosità dal punto di vista psicologico, dobbiamo sottolineare un aspetto.

Di certo, non possiamo andare a fare la spesa tutti i giorni e, a volte, potrebbe davvero mancarci il pane o quel dolce della giornata. Tuttavia, se molte persone si stanno dedicando alla cucina, non è per necessità, bensì per piacere, e per riempire le giornate.

Lavorare con le mani fa bene se vogliamo attenuare la depressione

Ognuno di noi affronta la quarantena come può e come vuole. Chi sceglie una vita più riposata e fa il minimo sforzo merita di essere apprezzato tanto quanto chi, semplicemente, non smette di fare un’attività dopo l’altra.

A ogni modo, il movimento Io resto a casa ha un vantaggio che è importante mettere in luce. Lavorare con le mani, svolgere attività manuali e creative si riflette sulla nostra salute cerebrale e attenua la depressione.

Possiamo citare a tal proposito un lavoro molto interessante: la Dottoressa Kelly Labert,  neuroscienziata dell’Università di Richmond, negli Stati Uniti, ha pubblicato un libro dal titolo Lifting Depression: A Neuroscientist’s Hands-On Approach to Activating Your Brain’s Healing Power, parlandoci proprio di questo.

Cucinare, cucire, ricamare a mano, modellare, dipingere, disegnare, coltivare, ecc. ci invitano a concentrarci sul presente, a regolare le emozioni, a ridurre lo stress e ad aumentare persino la nostra plasticità cerebrale. Potremmo dire che queste attività sono state e sono perfette in questo momento.

Lavorare a maglia

Io resto a casa, scoprire che possiamo bastare a noi stessi

C’è chi ha iniziato dal balcone di casa propria, dalla veranda o dall’orticello. Piantare semi, vederli crescere e scoprire come germoglia una pianta ci permette di scoprire che potremmo nutrire noi stessi attraverso ciò che coltiviamo.

Fare il pane, tagliarci i capelli, cucire o persino iniziare un corso a distanza ci aiutano a vedere che a volte si possono raggiungere piccoli obiettivi senza uscire di casa. Bastare a noi stessi (umilmente), provvedendo a determinati prodotti e servizi con dei limiti, certo, ma è pur sempre un inizio. Questo periodo di quarantena potrebbe offrirci due opportunità:

  • Imparare ad apprezzare molto di più il lavoro di tutto il personale che assicura la nostra sussistenza giorno dopo giorno (dei supermercati, agricoltori, ecc).
  • Scoprire che ciascuno di noi è capace di molte più cose di quante non pensiamo. E, tra l’altro, ci piacciono.

I lavori manuali sono molto gratificanti e le attuali circostanze ci permetteranno di apprezzarli ancora di più. A tal punto che potremmo ricorrervi anche in futuro, realizzando un orticello ecologico o per mangiare in modo salutare, ricorrendo alle ricette casalinghe ed evitando il reparto surgelati o cibi pronti. Riflettiamoci


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  • Lambert, Kelly (2010) Lifting Depression: A Neuroscientist’s Hands-On Approach to Activating Your Brain’s Healing Power. Basic Books.

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